Dopo il forfait nella tredicesima udienza del processo BPVi del “quotatore di fantasie” Mauro Bini, il bocconiano che illuse i soci sul valore delle azioni, i fari si sono accesi martedì scorso sulla testimonianza di Anna Papacchini tecnicamente irreprensibile da responsabile degli affari legali della Banca Popolare di Vicenza ma troppo a sua insaputa alla Zonin o, almeno, pigramente tardiva nel comprendere, lei avvocato di rango e di famiglia lo sfacelo della baciate e non solo, come un po’ tutti i vertici di via Btg Framarin.
Ieri, 17 settembre, il copione del quattordicesimo round del processo BPVi, un match un pò da pugilato ma talvolta da wrestling, prevedeva in apertura la testimonianza di Davide Visentin (nei video a seguire nei prossimi giorni, come per tutte le udienze, la cronaca senza veli della giornata davanti al collegio giudicante presieduto da Deborah De Stefano con giudici a latere Elena Garbo e Camilla Amedoro e ai pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi).
Ora in Mediobanca come managing director, Visentin era prima in UBS dove, ricorda, curò gli investimenti pre e post baciate di Giuseppe Zigliotto che recuperò le minusvalenze vicentine grazie a lui e con l’interessamento fattivo dei top manager della banca vicentina con la quale “Zigliotto diceva di vantare un credito di riconoscenza per le azioni acquistate…“.
A confermare e dettagliare a lungo al collegio, ai pm, ai difensori e alle parti civili quanto ora è noto anche ai muri del tribunale di Vicenza dopo che quelli di Mestre si sono impregnati di cose dette e ridette, sapute e risapute, è stato, poi, Sergio Romano omonimo del famoso storico, scrittore, giornalista e diplomatico vicentino.
Profondo conoscitore e “operatore” della BPVi (con una carriera venticinquennale al suo attivo e al suo “passivo” una sanzione della Consob per 35 mila euro da responsabile della direzione supporto rete e direzione sviluppo dal 2011), nella sua lunga deposizione Sergio Romano non è stato da meno del celebre vicentino ricostruendo da storico, narratore e diplomatico quanto a sua conoscenza sulle baciate (“che c’erano da anni anche se non nella maniera in cui poi sono state scoperte e tanto più che prima non erano proibite in una Popolare”).
Lo ha fatto per lo meno per l’area di sua competenza e per quanto ha voluto dire, mai cancellando, però, l’impressione che anche lui si ammorbidisca molto, fin troppo?, quando si tratta di accennare sia pure velatamente a responsabilità di Gianni Zonin nelle denunce e nelle puntualizzazioni, spesso della serie “o non sapevo e quando lo sapevo mi opponevo senza… esiti”.
A questo punto, l’ex presidente della crescita infelice della ora defunta Popolare vicentina, sarà molto probabilmente poco punibile se vale la regola giuridica “prove di colpa – condanna” ma rischia di fare la figura di chi, dopo 16 anni nel cda, per 20 anni ha fatto il presidente della Banca Popolare di Vicenza scegliendo come massimi collaboratori senza saperli gestire chi l’ha portata al disastro, nonostante le sue indubbie conoscenze e le sue ottime relazioni col “sistema”. Se fossi stato io al suo posto chi non mi avrebbe definito come un incapace (perché?) o un manovrato (da chi e per chi?).
Se, liquidati con il rinvio a quanto già verbalizzato i testi Jacopo Parise e Giampiero Beltotto, ha chiuso l’udienza la breve deposizione di un altro manager, Roberto Pozzato, che da responsabile dell’area reclami dei clienti (imbufaliti per le mancate vendite delle azioni in via di crollo) non ha convinto nessuno con i suoi salti mortali per spiegare perché la questione Antonio Villa (il dirigente che si dimise e/o fu dimesso per “eccesso di baciate”) fosse stata affidata al suo settore e non a quelli competenti per il personale e/o il legale, l’amaro in bocca lo lascia aver visto Sergio Romano, testimone, colloquiare amabilmente con gli imputati Zonin e Zigliotto nell’intervallo tra la prima e la seconda parte della sua testimonianza.
Ma, ci viene da dire, questo fatto (la foto che lo documenta non ci ha visti come fotografi esclusivi vista la meraviglia di altri professionisti presenti) è un’immagine significativa della fu BPVi.
L’altra immagine di una Vicenza e di un Veneto nati sconfitti e rassegnati, l’habitat migliore perché certi dighe possano crollare senza che i responsabili ne paghino le giuste pene?
L’aula vuota sempre di più di avvocati di parte civile (pochi oltre i soliti Renato Bertelle, Michele Vettore e qualcun altro), quelli che si accalcavano nelle prime udienze per presentare migliaia di costituzioni di parte civile, che dovrebbero rappresentare legalmente quei risparmiatori azzerati e simbolicamente tutti gli oltre 116.00 soci, di cui, lo ha ricordato proprio Sergio Romano, quasi 50.000 abbindolati solo con gli ultimi due aumenti di capitale.
Regnanti gli imputati Zonin, Zigliotto, Sorato, Giustini, Piazzetta, Marin e Pellegrini e tutti gli altri membri del Cda e sindaci non imputati e operanti anche Papacchini, Romano, Pozzato, Parise ecc.