L’ennesimo appuntamento in aula con l’udienza preliminare nel procedimento per il dissesto di Veneto Banca si è tradotto in un conflitto giudiziario che va ben oltre la fisiologia di un procedimento penale e il contrasto tra le parti. Oggi 2 marzo a scontrarsi non erano accusa e difesa, ma, da una parte le tante migliaia di vittime incolpevoli della malagestio bancaria che ha bruciato tutti i loro risparmi e dall’altra il potere, cinico e arrogante, che tenta di piegare ogni cosa alle sue logiche. Dinanzi al gup Lorenzo Ferri, oggi è stata la volta dei responsabili civili: Intesa Sanpaolo, il primo gruppo bancario italiano che, al prezzo di 50 centesimi, ha acquistato Veneto Banca, e quest’ultima.
La prima è stata citata da quasi tutte le vittime grazie all’ordinanza del giudice che ha autorizzato tale citazione. La seconda invece si è costituita volontariamente.
Per il salvataggio di Veneto Banca (e della Banca Popolare di Vicenza) il governo italiano ha messo sul tavolo 17 miliardi di garanzie e coperture di cui 5 di sussidio cash ad Intesa.
Che per tutta risposta non vuole saperne di rifondere i tanti risparmiatori indotti a sottoscrivere azioni e poi spogliati di tutto.
Ha fatto impressione che in aula, nel pool di legali schierato dal colosso bancario, ci fosse in prima fila Paola Severino (nella foto, ndr), ministro della giustizia fino a meno di cinque anni fa e difensore abituale di quelle grandi aziende – Eni, Enel, Telecom – che rappresentano il cuore del potere finanziario.
Drastica la sua linea di difesa degli interessi del colosso bancario, spietata, a tratti cinica: non c’è stata alcuna cessione d’azienda – ha detto in sostanza – quindi Intesa non deve farsi carico di nulla. Va solo ringraziata per avere salvato gli sportelli, i dipendenti e i correntisti.
Ovviamente l’ex ministro ha sorvolato su quei cinque miliardi cash versati dallo Stato, con il decreto approvato in pochi minuti senza nemmeno discutere, una domenica di giugno.
Tranciante poi l’invocata ragion di Stato per la quale – questo il ragionamento dell’avv. Severino – gli azionisti e gli obbligazionisti devono rassegnarsi e vanno necessariamente sacrificati.
Insomma un intervento a gamba tesa nello scenario di un processo che con molta fatica, ed anche un certo coraggio, il gup ha predisposto in modo da potere esaminare effettivamente la domanda di giustizia che esso pone.
E’ risultato sorprendente negare che si sia trattato di una cessione d’azienda, considerato che anche Intesa Sanpaolo sul proprio sito ne parla in questi termini e che in diverse lettere alla clientela dichiara, anzi confessa, di subentrare a Veneto Banca.
Insomma il governo consegna 17 miliardi di soldi pubblici ad una grande banca perché impedisca il fallimento disordinato di altre due banche ma ciò non comporta l’impegno di farsi carico delle responsabilità di queste ultime.
Stupefacente è risultato poi l’intervento dei difensori di Veneto Banca la quale si è costituita volontariamente come responsabile civile ma, sostanzialmente solo per escludere che possa risponderne anche Banca Intesa.
Stessi argomenti, stesse analisi, stesse richieste anche da parte della banca trevigiana, impegnatissima ad escludere ogni coinvolgimento di Intesa.
Questa posizione, che ovviamente le parti civili e le organizzazioni dei consumatori che le rappresentano, hanno annunciato di combattere, avrebbe un effetto discriminatorio illogico e incomprensibile tra correntisti da un lato e azionisti dall’altro. Effetto che il gup Ferri ha escluso con l’ordinanza di autorizzazione alla citazione.
Ora si tratta di capire se anche questo attacco sferrato dal colosso bancario, per bocca di un ingombrante avvocato ex ministro, potrà essere respinto dal giudice attraverso le norme di riferimento o, in caso contrario, se debba essere posta una questione di illegittimità costituzionale del decreto legge 99 del 25 giugno ’17.
La risposta dovrebbe giungere il 15 marzo quando il gup chiuderà le questioni preliminari e potrà finalmente cominciare ad analizzare gli elementi dai quali scaturirà la decisione o meno di mandare a processo (tutti o alcuni) gli imputati. Udienza anche il 9 marzo per la trattazione delle eccezioni di competenza territoriale.