Processo d’appello BPVi 15 luglio: sentita ex sindaca Piussi si difendono imputati Zigliotto, Piazzetta e Pellegrini. Si riprende il 19 settembre

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Processo appello BPVi: aula bunker a Mestre (foto di repertorio)
Processo d'appello BPVi : aula bunker a Mestre (foto di repertorio)

È proseguito il 15 luglio 2022 presso l'aula bunker di Mestre (Venezia) il processo d’appello BPVi davanti al collegio veneziano presieduto da Francesco Giuliano, con i giudici Alberta Beccaro e David Calabria, e con l’accusa rappresentata dal procuratore generale Alessandro Severi, affiancato da Paola Cameran e col supporto dei pm del I° grado di Vicenza Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi (qui tutte le udienze, “qui “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo”, il libro/documento sul primo grado da noi pubblicato, ndr).

Oltre ad alcuni legali delle parti civili, c’erano, al completo, i legali degli imputati: Zonin (condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi oltre a sanzioni e confisca) Giustini (sei anni e tre mesi etc.), Marin (sei anni etc.), Piazzetta (sei anni etc.), Zigliotto e Pellegrini, assolti in primo grado ma la cui assoluzione è stata appellata dalla Procura di Vicenza.

Ha aperto l'udienza la teste della difesa Zonin, dott.ssa Laura Piussi (ex sindaco del collegio sindacale della BPVi dal maggio 2005 fino al luglio 2016, archiviata nella seconda fase dell’indagine sul crac della Banca popolare di Vicenza per i reati di ostacolo agli organismi di vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto (qui altre news su ViPiu.it, ndr) e, quindi, al pari di altri membri del Cda nelle stesse condizioni presenti nelle udienze scorse, sentita nella veste di testimone.La dottoressa Piussi ha sostenuto di non aver mai auto consapevolezza di operazione correlate almeno fino a poco dopo il 31 dicembre 2014, quando la società di revisione KPMG, già ascoltata nella persona del dr. Antonini in una precedente udienza del processo d'appello BPVi, chiese un approfondimento su 17 posizioni della BPVi che aveva rilevato come operazioni correlate ma ritenuta dalla stessa come una parentesi interlocutoria e poi, ancora, a fine aprile 2015 durante un Cda quando veniva segnalato che l'ispezione della Banca d'Italia aveva chiesto un approfondimento su 46 posizioni correlate.

Apprendeva scientemente del fenomeno, a sua detta, visto anche che risiede in Friuli e non ha contatti di lavoro nel vicentino, e dell'esistenza delle operazioni baciate solo a gennaio 2016 dal dettagliato report esposto in Cda. La teste ha continuato confermando di non aver avuto alcun sentore della illiquidità del titolo azionario e, anzi, riconoscendo in capo al Cda un atteggiamento "molto conservativo" in ordine ai fidi di sua competenza, per i quali spesso l'organo richiedeva maggiori garanzie ovvero ulteriori istruttorie.

Anche in merito ai soci, la testimone ha ribadito l'esistenza di una lista a disposizione dei partecipanti al Cda che, però, non veniva letta, ma considerata "scontata" poiché, come già riferito da altri, di competenza e vaglio del Comitato Soci.

Per l'ex sindaco della BPVi gli aumenti di capitale (Aucap) furono regolari: di gran successo il primo del 2012-2013, sotteso dall'essere ritenuta la BPVi un "soggetto aggregante" e finalizzato all'aumento della platea dei soci; il secondo, il cosiddetto mini Aucap 2013-2014, caratterizzato dalle necessarie autorizzazioni vincolate all'acquisto di un pacchetto minimo di 100 azioni a fronte di un finanziamento di €. 6.150,00.

Più volte sentita dai difensori e dal Presidente sulle intercettazioni telefoniche a cui è stata soggetta a settembre 2015, la Piussi si è soffermata su una conversazione avvenuta con Giustini che l'avrebbe "molto agitata". In quell'occasione, ha raccontato, Giustini le avrebbe riferito che Zonin era a conoscenza delle operazioni baciate e avrebbe sostenuto che "la prova provata" era il suo incontro con Sorato, da cui sempre Giustini avrebbe appreso tale circostanza; Sorato a supporto avrebbe telefonato, si è inteso a Zonin, e quindi avrebbe dato ulteriore conferma a Giustini che il presidente sapeva tutto.

La Piussi, però, a specifica domanda ha risposto che non aveva alcun elemento per pensare che Zonin fosse a conoscenza del fenomeno delle operazioni baciate e ha concluso ricordando di aver verbalizzato durante un Cda la sua contrarietà ai compensi per incarichi speciali a Zonin (per l'intensa attività di rappresentanza della banca) a ad altri membri per importi così importanti poiché, avendo chiuso con un bilancio in forte perdita, non era possibile sostenere tanti e tali costi. Successivamente, l'udienza del Processo d'appello BPVi proseguiva con il dott. Giuseppe Zigliotto (ex membro del Cda dal 2003 ed ex Presidente di Confindustria Vicenza) che ha reso dichiarazioni spontanee, leggendo una sintetica memoria e richiamando quanto affermato nell'esame a cui si è sottoposto il 27 e il 28 febbraio 2020 avanti il Tribunale di Vicenza che lo ha portato alla sentenza di assoluzione in primo grado ma ciononostante ancora imputato in sede di appello a seguito dell'impugnazione della Procura di Vicenza.

Zigliotto si è soffermato a contestare alcune dichiarazioni di Giustini (qui tutte le news sull'ex vice direttore generale, ndr) che, nel corso del suo riesame in secondo grado, lo vedrebbero in parte coinvolto nella conoscenza delle operazioni baciate. Accorata è stata la sua dichiarazione di estraneità ai fatti, rimarcando di non aver avuto mai alcuna segnalazione, comunicazione o informazione in merito a operazioni correlate, lettere di impegno o storni fino al maggio 2015.

Tanto che, continua Zigliotto, il suo invito ad un incontro avvenuto il 9 maggio 2015, presso la sua abitazione, con Giustini e Piazzetta per capire i rilievi e le criticità che si stavano evidenziando in banca, non avrebbe avuto senso alcuno se invece, come alludono le dichiarazioni di Giustini, fosse stato in qualche modo partecipe al fenomeno.

Al contrario, a sua detta, la sua azienda solida e con liquidità (cfr operazione Zeta) si è vista non solo azzerare le azioni possedute per 8 milioni di euro ma ha anche integralmente restituito il finanziamento oltre ad aver sostenuto gli interessi passivi. Ha anche voluto chiarire come l'imputata lettera di storno sarebbe "fantomatica" perché priva di alcuna sottoscrizione sia da parte della sua azienda sia da parte di qualunque funzionario della banca.

Con amarezza, l'ex membro del Cda, ha voluto sottolineare la sua convinzione di allora circa la regolarità dell'attività della BPVi e la sua azione di acquisto ispirata dall'aiuto dei soci in un momento congiunturale negativo, così come nel mondo imprenditoriale, rammentando alla Corte quanto il suo coinvolgimento nel processo gli avrebbe causato danni economici, societari, relazionali (in ambito personale e associativo) e sinanche psico-fisici. Anche Andrea Piazzetta (ex responsabile Divisione Finanza della Bpvi) ha rilasciato, nell'udienza di cui riferiamo del processo d'appello BPVi dichiarazioni spontanee, leggendo un lungo memorandum, con la volontà di chiarire il proprio ruolo in BPVi sotto un profilo squisitamente "tecnico" quale era quello che ricopriva poiché, ha affermato, nella sentenza di condanna di primo grado ci sarebbero affermazioni parziali e non corrette rispetto alla sua posizione, affermazioni che ignorerebbero struttura e organizzazione della Banca. Piazzetta ha, quindi, contestato due equazioni su cui, a suo dire, la sentenza di primo grado ha basato la sua responsabilità penale: la prima, come tecnico della Divisione Finanza, Piazzetta non poteva non sapere delle operazioni baciate o meglio della creazione di capitale fittizio per acquistare azioni; la seconda, invece sulla assimilazione proprio della Divisione Mercati cui faceva capo Giustini, che ha riferito che "in Banca tutti sapevano", con la Divisione Finanza cui faceva capo a Piazzetta il quale invece ha ribadito la sua non conoscenza del fenomeno operazioni baciate.

Non costituiscono, comunque, reato le operazioni finanziate, ha continuato l'ex dirigente, perché normali nelle società cooperative, se non fosse per la creazione del capitale fittizio operato in BPVi. Secondo le dichiarazioni di Piazzetta, la BPVi faceva utili solo grazie alla Divisione Finanza che egli dirigeva tanto che, diversamente da quanto sostenuto da Giustini, gli obiettivi "sfidanti" stabiliti dalla Banca venivano sempre raggiunti per il relativo settore da lui diretto.

Non aveva alcun motivo, perciò, insiste Piazzetta, di assecondare gli obiettivi del DG Sorato per "mantenersi" il posto di lavoro, anche perché già nel 2014 aveva deciso di lasciare la Banca per l'eccessiva responsabilità ma precisando alla Corte dettagliatamente i plafond della BPVi e quanto denaro "smuoveva" la sua Divisione in un giorno, pari a circa 50 milioni di Euro.

Tuttavia, ha precisato senza esitazioni Piazzetta, la sua Divisione non aveva alcuna accesso ai sistemi informativi (anagrafiche clienti, pratiche titoli dei clienti, Crif, Cerved o quant'altro) tanto che al processo e in sentenza non ci sarebbe alcuna prova che attesti la sua partecipazione o consapevolezza e neppure alcuna mail a lui indirizzata in cui vi fossero riferimenti a operazioni baciate, confutando chiaramente le dichiarazioni di Giustini in merito. Le due divisioni Mercato e Finanza, continua Piazzetta, erano, dunque, autonome e lavoravano su fronti differenti e non possono essere assimilate. Proprio per questi motivi la sentenza di primo grado risulterebbe viziata nei presupposti, sempre secondo l'ex funzionario della divisione finanza, perché, se la Divisione Mercati diretta da Giustini "sapeva", non è parimenti vero come avrebbe dimostrato che la Divsione Finanza era allo stesso modo coinvolta; in ogni caso, la sua Divisione finanza era soggetta a stringenti controlli tanto che non avrebbe potuto agire indisturbato e mai nessun rilievo a suo carico è stato mai mosso.Piazzetta termina le sue dichiarazioni con un mea culpa ma di certo non di rilievo penale: si sarebbe troppo concentrato sulla sua Divisione "alzando di anno in anno l'asticella" senza preoccuparsi di ciò che facevano le altre Divisioni, "ignorando l'eccessiva e aggressiva politica di impieghi" attuata da Sorato che portava ad una crescita della Bpvi in modo anomalo rispetto alle altre banche, ignorando, continua Piazzetta, "segnali che avrei dovuto cogliere" e che avrebbe dovuto fermare.Nel pomeriggio, il processo d'appello BPVi è proseguito con un lungo controesame del dott. Massimiliano Pellegrini (ex responsabile Divisione Bilancio e Pianificazione della Bpvi) che ha confermato anche alla Procura generale di aver avuto percezione solo nell'ultimo trimestre del 2014, per l'effetto dell'Aucap del 2012, di una situazione di "squilibrio nel mercato secondario" del titolo BpVi a cui però andava aggiunto anche il cambio di normativa che creava qualche riserva.

Ha specificato, ancora, Pellegrini che nel suo riferimento nel corso del precedente esame ad una cosiddetta "area grigia, border line, spinta" intendeva la spinta all'epoca "del commerciale sul cliente" vale a dire la commistione tra l'acquisto dei titoli e i finanziamenti ai soci che causavano suoi dubbi sull'esistenza di una "pressione sulla rete per raggiungere gli obiettivi" prefissati.

Alle domande di parte civile, Pellegrini ha riferito nel dettaglio l'attività di programmazione e pianificazione del dirigente per la predisposizione del bilancio con "possibilità di estensione del perimetro a parti correlate" documento che preparava il suo staff della Divisione Bilancio e che, poi, veniva presentato dallo stesso Pellegrini in comitato e in consiglio.A seguito di una schermaglia giuridica tra la difesa di Pellegrini, avv. Manes, e difesa di Giustini, avv. Miucci, tesa a escluderne il controesame, il Presidente della Corte ha autorizzato la difesa Giustini alla continuazione di domande che hanno riportato Pellegrini sul tema già introdotto dalla Procura delle "pressioni sui clienti" che lo avrebbero preoccupato.

In questo contesto Pellegrini muove una profonda contestazione circa il modo generale di procedere, ancorato alla singola affermazione, senza tener conto che i vari casi riferiti appartengono invece ad una normale realtà lavorativa, tipica di qualunque azienda. Pellegrini ha ricordato la sua richiesta al dott. Gatti sul comportamento da tenere in merito al tema che stava emergendo nel corso dell'ispezione BCE a cui gli sarebbe stato risposto di attendere gli esiti dell'ispezione, aggiungendo ulteriormente che le operazioni correlate non erano, secondo il suo parere, regolari e non andavano fatte.

Pellegrini ha concluso quindi il suo controesame nell'udienza del Processo d'appello BPVi con considerazioni sui piani industriali considerati dai più "utopistici" spiegando come dal 2011 erano oggetto di valutazioni di fattibilità da parte di un soggetto terzo preposto e da parte della società di revisione sulla parte fiscale e sulla parte di ragionevolezza.

Gli obiettivi non sono mai stati raggiunti, afferma Pellegrini, perché le rettifiche sul valore dei crediti, soprattutto negli ultimi anni e in specie nel 2014, hanno inciso sulla loro raggiungibilità ma, al netto di queste rettifiche, gli obiettivi potevano invece considerarsi soddisfatti. Non condivide, quindi, l'ex responsabile della Divisione bilancio il termine "utopistici" perché i piani erano appunto soggetti a quelle verifiche di ragionevolezza secondo le quali gli obiettivi individuati potevano di conseguenza considerarsi ragionevolmente raggiungibili.Il Collegio veneziano ha quindi organizzato la prosecuzione del processo, valutando l'istruttoria processuale sostanzialmente conclusa. Con l'augurio di buone vacanze il presidente Francesco Giuliano ha rinviato al prossimo 19 settembre 2022 per sciogliere alcune riserve su acquisizioni documentali e per il possibile inizio della discussione da parte della Procura.

L’articolo è a firma dell’avv. Marilena Bertocco, che, con l’avv. Fulvio Cavallari, segue per noi le udienze.

Entrambi sono esponenti di Adusbef Veneto e rappresentanti di parti civili ma la massima loro attenzione deontologica ai fatti rappresentati nelle udienze del processo d’appello BPVi e la loro specifica competenza legale sono le ragione per cui abbiamo affidato a loro e non a colleghi giornalisti la cronaca delle udienze, pur se con la dovuta supervisione del direttore responsabile di ViPiu.it, che è sempre disponibile a raccogliere e rendere note eventuali osservazioni di ogni tipo di tutte le parti interessate.

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