Processo d’appello BPVi verso la fine, 19 settembre. Zonin: “Ho sempre agito correttamente”.  Al vaglio dell’accusa le posizioni Marin e Piazzetta

1002
Processo appello BPVi: aula bunker a Mestre (foto di repertorio)
Processo d'appello BPVi : aula bunker a Mestre (foto di repertorio)

Dopo l’ultima udienza del 15 luglio scorso (qui la nostra cronaca) è ripreso oggi presso l’aula bunker di Mestre (Venezia) il processo d’appello BPVi davanti al collegio veneziano presieduto da Francesco Giuliano, con i giudici Alberta Beccaro e David Calabria, e con l’accusa rappresentata dal procuratore generale Alessandro Severi, affiancato da Paola Cameran e col supporto dei Pm del I° grado di Vicenza Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi (qui tutte le udienze su ViPiu.it, qui “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo”, il libro/documento sul primo grado da noi pubblicato, ndr).

Oltre ad alcuni legali delle parti civili, c’erano con i rispettivi difensori gli imputati: Zonin (condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi oltre a sanzioni e confisca) Giustini (sei anni e tre mesi etc.), Marin (sei anni etc.), Piazzetta (sei anni etc.), Zigliotto e Pellegrini, assolti in primo grado ma la cui assoluzione è stata appellata dalla Procura di Vicenza.

Il presidente della Corte nel contraddittorio delle parti ha dapprima disposto l’ammissione di alcune produzioni documentali, tra cui in particolare, su richiesta della pubblica accusa, due sentenze della Corte di Cassazione che confermano alcune sanzioni della Consob a carico degli imputati, peraltro impugnate avanti la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu).

La Corte ha poi dichiarato chiusa l’istruttoria dibattimentale. In altre parole, è terminata la fase di assunzione delle prove e il processo si avvia così verso la fase finale, ossia quella della discussione conclusiva delle parti: nell’ordine la Procura della Repubblica, le parti civili e, infine, le difese degli imputati.

Gianni Zonin con l'avv. Ambrosetti in udienza al processo BPVi (foto di archivio)
Gianni Zonin con l’avv. Ambrosetti in udienza al processo BPVi (foto di archivio)

A sorpresa ha preso, però, prima la parola Giovanni Zonin per rilasciare dichiarazioni spontanee. L’ex presidente della Banca Popolare vicentina, riportandosi a tutte le dichiarazioni rese in sede di indagine e durante il processo di primo grado, ha spiegato che la sua strategia è sempre stata quella di far crescere l’istituto, anche se per molte ragioni non ha avuto successo, ha ribadito la correttezza del suo operato e di non aver mai subito una condanna penale. Insistendo sulla sua buona fede Zonin ha aggiunto di non aver mai avuto conoscenza, sino alla primavera del 2015, di problematiche relative alla solidità della banca e ha quindi ricordato di aver aderito all’aumento di capitale del 2016 mentre, se avesse avuto percezione del fenomeno delle baciate, non avrebbe di certo investito.

La Procura della Repubblica ha successivamente cominciato la discussione trattando delle posizioni dei due vice direttori generali Paolo Marin e Andrea Piazzetta oltre che dell’ente responsabile in base alla 231, ossia la banca stessa.

Avvocato Roetta difesa Marin
Processo crac BpVi, in aula l’avvocato Roetta difensore di Paolo Marin

Dopo aver illustrato le ragioni per le quali ritiene infondata l’eccezione di competenza territoriale sollevata dalle difese, la pubblica accusa ha passato al vaglio la posizione di Marin: secondo i PM, era a conoscenza del fenomeno e anzi partecipava alla prassi, mentre non è ragione sufficiente a scagionarlo che l’imputato valutasse solo il merito creditizio dei finanziamenti.

La procura ha, poi, messo in fila fatti date ed episodi riconducibili in tesi sempre a Marin: che l’ex alto dirigente fosse pienamente consapevole del fenomeno è un fatto assodato, il fenomeno delle Pec “generiche” che sottintendevano operazioni correlate era noto a tutti in banca, per i PM è poi perfettamente inutile sostenere che l’ispezione di Banca d’Italia del 2012 sembrò avallare il fenomeno delle baciate perché essa aveva ad oggetto il merito creditizio e non certo gli acquisti di azioni con capitale finanziato.

La procura ha, quindi, concluso chiedendo la conferma della sentenza di condanna di primo grado con giudizio di equivalenza delle circostanze aggravanti con le attenuanti, rilevando come sia prescritto il capo di imputazione riguardante il falso in prospetto.

Andrea Piazzetta, vice dg della ex Banca Popolare di Vicenza
Andrea Piazzetta, vice dg della ex Banca Popolare di Vicenza

Piazzetta, secondo la ricostruzione della Procura, era un tassello importantissimo per la banca, molte operazioni correlate erano riconducibili al suo operato, il comitato di direzione del 10 novembre 2014 che vide la sua partecipazione discusse di molti reclami dei clienti per la mancata vendita delle azioni, del quantum delle operazioni correlate, del problema del deprezzamento delle azioni. Piazzetta venne, inoltre, coinvolto per i Pm nella stesura delle stesse lettere di risposta ai clienti che lamentavano la mancata vendita delle azioni.

Significativa per la pubblica accusa la reazione dell’imputato quando Kpmg chiese un audit: “ci mandano tutti a casa”.

Incalzante il Pm ricostruisce i rapporti di Piazzetta con i clienti milanesi con i quali costruisce su base nazionale l’operazione del capitale finanziato.

La divisione finanze di Piazzetta aveva poi rapporti con la divisione mercati, col dg Sorato, insomma era centrale nel governo della banca.

L’accusa passa quindi in rassegna le vicende dei fondi esteri e l’operazione Sorgente, per concludere chiedendo la conferma della condanna in primo grado, anche qui con giudizio di equivalenza delle aggravanti con le attenuanti, dato il ruolo dell’imputato nella vicenda, fatta salva la prescrizione per il falso in prospetto.

Il Processo d’appello BPVi è stato quindi, aggiornato al 20 e 22 settembre per il prosieguo delle conclusioni della Procura e delle parti civili.


L’articolo è a firma dell’ l’avv. Fulvio Cavallari, che, con avv. Marilena Bertocco, segue per noi le udienze.

Entrambi sono esponenti di Adusbef Veneto e rappresentanti di parti civili ma la massima loro attenzione deontologica ai fatti rappresentati nelle udienze del processo d’appello BPVi e la loro specifica competenza legale sono le ragioni per cui abbiamo affidato a loro e non a colleghi giornalisti la cronaca delle udienze, pur se con la mia dovuta supervisione come direttore responsabile di ViPiu.it, sempre disponibile a raccogliere e rendere note eventuali osservazioni di ogni tipo di tutte le parti interessate.

Il direttore