Processo d’appello BPVi 24 giugno: collimano dichiarazioni vice dg Marin e Giustini. Vice pres. Monorchio e Breganze: “baciate erano nascoste”

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Processo d'appello BPVi: da sinistra Marino Breganze, Samuele Sorato, Gianno Zonin (presidente) e Andrea Monorchio (vice) - foto di archivio
Processo d'appello BPVi: da sinistra Marino Breganze, Samuele Sorato, Gianno Zonin (presidente) e Andrea Monorchio (vice) - foto di archivio

È proseguito oggi, 24 giugno 2022, il processo d'appello BPVi davanti al collegio veneziano presieduto da Francesco Giuliano, con i giudici Alberta Beccaro e David Calabria, e con l’accusa rappresentata dal procuratore generale Alessandro Severi, affiancato da Paola Cameran e col supporto dei pm del I° grado di Vicenza Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi (qui tutte le udienze, “qui “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo”, il libro/documento sul primo grado da noi pubblicato, ndr).

Presenti alcuni legali delle parti civili, c'erano, ovviamente al completo, i legali degli imputati: Zonin (condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi oltre a sanzioni e confisca) Giustini (sei anni e tre mesi etc.), Marin (sei anni etc.), Piazzetta (sei anni etc.), Zigliotto e Pellegrini, assolti in primo grado ma la cui assoluzione è stata appellata dalla Procura di Vicenza.

L'udienza si è aperta con le dichiarazioni spontanee dell'imputato Paolo Marin (ex responsabile Divisione Crediti), il quale, difeso dall'avv. Roetta, ha affermato di condividere le recenti dichiarazioni di Giustini nel nuovo esame a conferma di quanto dallo stesso Marin testimoniato nel corso del primo grado.

Rimarcato di non poter nulla dichiarare in merito alla responsabilità di altri soggetti, l'imputato ha ricordato, anche, l'invito del dott. Gennaro Sansone, responsabile dell'ispezione di Banca d'Italia nel 2012, di verificare le date di acquisto delle azioni della Banca confrontandole con la relativa provvista del cliente.

Marin ha poi continuato sottolineando come appunto, solo a seguito dell'ispezione della Banca d'italia, siano state applicate al bilancio le rettifiche di credito: nel 2012 per circa € 179 milioni recependo quelle indicate dall'ispezione, nel 2013 per circa € 350 milioni con conseguente chiusura del bilancio in negativo, nel 2014 per circa € 805 milioni con una perdita in bilancio pari a € 823 milioni.

Alle dichiarazioni di Marin l'altro vice dg Emanuele Giustini ha aggiunto le sue, sempre spontaneamente, mettendo in rilievo lo "scampato pericolo" quale impressione sugli esiti dell'ispezione di Banca d'Italia del 2012 che di fatto non aveva applicato alcuna sanzione alla Bpvi per le operazioni baciate. Infatti, ha continuato Giustini, nulla cambiò in banca, "abbiamo continuato a considerarle irregolari e abbiamo continuato ad occultarle". 

Successivamente, è stato sentito Andrea Monorchio (teste al Processo d'appello BPVi per la difesa Zonin), ex Vice Presidente della BPVi dal 2011 su invito di Zonin, visto il suo già allora notevole curriculum con anche una lunga carriera di funzionario pubblico culminata con la carica di Ragioniere Generale dello Stato, insignito anche di onorificenze e docente in varie università italiane, pubbliche e private oltre che presso "scuole dello Stato" (e, anche durante l sua permanenza nel cda BPVi, Consigliere di amministrazione di Micoperi che beneficiò di finanziamenti della BPVi supposti sulla stampa come "baciati" ma non valutati come tali dagli inquirenti, ndd).

Monorchio si è definito un Vice Presidente "particolare", di immagine per le sue funzioni, che si presentava presso la banca vicentina solo in occasione dei consigli di amministrazione, rientrando a Roma, dove vive, nella stessa giornata.

L'ex Ragioniere generale dello Stato ha ricordato la sua stima per i funzionari della banca, in specie Pellegrini e Marin che ben presentava quest'ultimo, al Comitato esecutivo da lui presieduto, la concessione dei crediti. Il prof. Monorchio ha inteso sottolineare anche al Presidente del collegio la sua delusione "indotta dall'operato superficiale" tenuto da Banca d'italia di cui pure "aveva stima" per cui lo sorprese la sua scoperta solo nel 2015 delle operazioni baciate e dell'estensione del fenomeno.

L'ex vice presidente della BPVi ha riferito, quindi, al presidente della corte che fu sorpreso dal livello di omertà radicato in quella struttura bancaria così ben organizzata (come anche riferito da Banca d'Italia) e ha rammentato in proposito come nella primavera del 2015 vennero portate in consiglio "solamente 64 lettere" attestanti la promessa al "sottoscrittore di titoli finanziati non solo la restituzione ma anche interessi" commentando come queste 64 lettere non passarono per il protocollo della banca e che "qualcuno si era perciò arrogato il diritto che nulla si sapesse tenendo un comportamento illegale" atteso il divieto di "acquistare titoli senza decurtare il patrimonio".

Monorchio ha, infine, concluso evidenziando la sua buona fede nella funzione svolta come Vice presidente della BPVi testimoniata dalla donazione ai propri figli, in occasione dell'aumento di capitale, di molte azioni della banca di cui mai è stata richiesta la vendita.

Anche il prof. Marino Breganze de Capnis, sentito nella seduta pomeridiana del Processo d'appello BPVi, si è definito un Vice Presidente "di serie B" svolgendo mansioni di rappresentanza ai convegni in materie giuridiche o inaugurazioni varie e presiedendo il CdA in caso di impedimento o assenza di Zonin il quale, invece, ricopriva la propria carica di Presidente indicando le strategie e impegnandosi particolarmente nelle questioni culturali, di beneficenza, creando ad esempio il Museo a Palazzo Thiene, e negli incontri più rilevanti con le alte cariche dello Stato e le varie autorità italiane e estere che si presentavano anche in banca.

Il prof. Breganze ha precisato di essere stato già consigliere della BPVi a partire dalla fine degli anni '80 ma solo nel 1999 divenne Vice Presidente, all'elezione come presidente di Zonin, per ricoprire, poi, nel 2001 la carica di Presidente di Banca Nuova con sede in Palermo, sottoposta al controllo e alle direttive della capogruppo BpVi.

Anch'egli ha escluso ogni sua consapevolezza circa il fenomeno delle "operazioni baciate" e alle varie domande rivoltegli rispetto alle specifiche mansioni svolte, anche nel Comitato soci, si è appellato più volte all'ordinanza del Gip di Vicenza Mantovani con cui la sua posizione di indagato, al pari di quella del prof. Monorchio, veniva archiviate "perché non potevano sapere", aggiungendo, "perché il fenomeno veniva nascosto".

L'ex vice presidente di "serie B" ha continuato, quindi, escludendo che formalmente in consiglio di amministrazione venissero riportate criticità relative, ad esempio, alla liquidità delle azioni, ricordando di aver appreso del fenomeno illecito delle operazioni baciate anch'egli solo nella primavera del 2015 durante una telefonata da Zonin che lo avrebbe avvertito "che ci sono delle cose che non vanno per i fondi lussemburghesi e per le operazioni correlate".

Breganze de Capnist ha, quindi, proseguito ricordando che da li a qualche giorno Zonin avrebbe convocato una riunione ristretta al solo presidente, ai due vice e agli avvocati consiglieri (prof. Domenichelli e avv. Angius) durante la quale Zonin affermava che si sarebbe dovuto "decidere qualcosa e procedere a modifiche nella direzione della Banca".

Entrambi i testi hanno oggi giustificato l'Aucap (Aumento di capitale) del 2013, che peraltro aveva raggiunto sorprendenti sottoscrizioni e si era concluso prima dello scadere del termine, e poi anche quello del 2014, atteso il successo del primo, attivati per far ottenere alla BPVi liquidità al fine di procedere a varie acquisizioni (Banca d'Etruria e del Lazio, Banca di Marostica...), come, hanno riferito entrambi, suggerito da Banca d'Italia che riteneva la Bpvi "un soggetto aggregante".

Sui fondi lussemburghesi, il prof Braganze ha poi sottolineato la preoccupazione di Zonin per una frase riferitagli da Gatti, ispettore capo di Bankitalia, in merito ad un presunto interesse personale di Sorato che avrebbe "messo le mani nella marmellata"!

Entrambi i vice presidenti, , però, oggi hanno giustificato, almeno formalmente, corretto l'investimento di BPVi nei fondi lussemburghesi per diversificare con l'importo di €. 300 milioni, l'ingente sottoscrizione esistente di circa € 7 miliardi di titoli di Stato.

Liberato il secondo testimone,  il processo d'appello proseguirà il 5 luglio con le testomonianze dell'avv. Angius e del Prof. Domenichelli, ex consiglieri della Bpvi.

L’articolo è a firma dell’avv. Marilena Bertocco, che, con l’avv. Fulvio Cavallari, segue per noi le udienze.

Entrambi sono esponenti di Adusbef Veneto e rappresentanti di parti civili ma la massima loro attenzione deontologica ai fatti rappresentati nelle udienze del processo d’appello BPVi e la loro specifica competenza legale sono le ragione per cui abbiamo affidato a loro e non a colleghi giornalisti la cronaca delle udienze, pur se con la dovuta supervisione del direttore responsabile di ViPiu.it, che è sempre disponibile a raccogliere e rendere note eventuali osservazioni di ogni tipo di tutte le parti interessate.

Il direttore

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