A Mestre si è tenuta la terza udienza del processo di appello Veneto Banca contro l’imputato unico Vincenzo Consoli, suo ex ad e dg, appellatosi dopo la condanna a 4 anni in I° grado a Treviso (qui la cronaca e alcuni commenti su ViPiu.it di tutte le udienze di I° grado a Treviso) con una sorta di duello tra i consulenti davanti al collegio presieduto dal giudice Carlo Citterio.
Paolo Gualtieri, avvocato e professore ordinario di economia e intermediazione finanziaria alla Cattolica di Milano, consulente della difesa, si è, infatti, confrontato con quello del pubblico ministero, il CTP (Consulente tecnico di parte) Luca Terrinoni, più volte “discusso” non solo dall’avv. Ermenegildo Costabile e dal suo rappresentato Consoli, ma anche sui media, non ultimo il nostro ViPiù (qui gli articoli scritti anche da Giovanni Schiavon, già presidente del tribunale di Treviso), per come esercitò il ruolo affidatogli per Veneto Banca da Banca d’Italia, prima, e dalla procura di Roma, poi.
“Il patrimonio è il minimo di capitale, in un rapporto rispetto alle attività a rischio, ecco perché le perdite ci interessano, perché toccano il patrimonio netto”, ha spiegato il dott. Luca Terrinoni, ex ispettore di Banca d’Italia, rispondendo ai quesiti posti dal giudice Citterio. Il consulente tecnico dell’accusa è stato chiamato a spiegare le ragioni della differenza tra la sua valutazione di un deficit patrimoniale di più di 1.100 milioni per la sola voce dei crediti e circa 480 milioni per la baciate e quelle ben minori dei commissari liquidatori di Veneto Banca che parlano di svalutazioni tra un massimo di 549 milioni e un minimo di 470 milioni e di baciate per 220 milioni di euro.
“Durante la consulenza – ha detto Terrinoni – mi sono chiesto se avesse senso ricostruire la situazione al 31/12/2013 quando si chiese l’autorizzazione per l’ultimo aumento di capitale a Banca d’Italia e Consob. Fino al 2012 l’azienda produceva margini di intermediazione crescenti. Una banca apparentemente florida e commercialmente vincente, fosse stata davvero vincente, non si capiva perché avesse bisogno di quell’aumento di capitale sociale, ma i gestori della banca sapevano quale fosse la qualità dei crediti erogati“.
La rivisitazione sui crediti fino al 2013 è fatta con metodo coerente con la normativa vigente, secondo il consulente tecnico del pubblico ministero. Il problema, secondo Terrinoni, sta nel fatto che “fino al 2013 le perdite venivano calcolate solo se si fosse stati di fronte a incagli o sofferenze. Successivamente questo criterio cambia. A me interessava capire cosa succedesse all’interno della banca ed ho analizzato 250 posizioni di credito a campione su 35mila posizioni totali per 28 miliardi di crediti, e devo dire che per quanto riguarda le posizioni esaminate erano analizzate con metodi di rettifica di valore plausibili“.
Il degrado di una posizione, secondo il consulente Terrinoni, è lungo ma “la sintomatologia era intercettabile però già nel 2013“.
“Posso imputare mancanze di segnalazioni ai responsabili? Per rispondere – continua Terrinoni – va fatta una premessa: dal 2006 in poi il settore immobiliare è andato giù, portando un deprezzamento dei cespiti a garanzia dei crediti“.
Seduto fin dall’inizio al fianco di Terrinoni, su indicazione, ovviamente del giudice, che ha voluto i due periti uno accanto all’altro, e dopo la sua deposizione, accelerata alla fine per “altri impegni assunti”, il CTP professor Paolo Gualtieri, consulente tecnico della difesa, in circa due ore ha risposto alle medesime domande della Corte in merito ai chiarimenti sulla situazione di Veneto Banca forniti dai suoi commissari liquidatori anche grazie alla consulenza richiesta alla JMP.
“In molti casi il lavoro di analisi della consulenza JMP, la società di revisione, è faticoso perché si “saltabecca” da un capitolo agli allegati – premette il consulente Gualtieri – e per quanto riguarda i crediti ci si basa sulla Aqr (Asset quality review) nel novembre 2014 e qui si scopre, saltabeccando, che le rettifiche indicate da BCE secondo regole contabili vigenti erano di soli 23 milioni di euro”.
“L‘Aqr aveva funzioni prudenziali, non contabili, e nel relativo manuale – dice sostanzialmente il prof. Gualtieri – è scritto che la Bce deve indicare le rettifiche che hanno natura contabile. Il principio contabile Ias (international account standard) dice che i cambiamenti di stime contabili derivano da nuove informazioni, nuovi sviluppi, e la rettifica va attuata quando questa osservazione viene fatta. Il principio chiarisce che il bilancio è fatto da molte voci che richiedono stime e queste stime vanno fatte sulla base delle ultime informazioni disponibili. Per parlare di errore contabile occorre che ci sia un cattivo uso di informazioni disponibili”.
Il professore sottolinea, anche, che nello stesso periodo sono state sottoposte a verifica della BCE tutte le altre 13 principali banche italiane e che per tutte l’Autorità di vigilanza europea ha indicato svalutazioni ma per nessuna, eccettuata, successivamente, Veneto Banca, si è pensato di retrodatarle al 2013, proprio perché erano frutto di nuovi metodi di valutazione. Gualtieri ha spiegato che nel 2014 la Bce ha definito nuove regole metodologiche per rendere omogenee le stime contabili: “Non aver usato questi segnali prima del 2014 non è ascrivibile alla categoria dell’errore contabile“.
Insomma, siamo di fronte a un cambiamento intervenuto nel 2014 applicando il cambio di lenti dell’anno successivo all’anno precedente.
Anche l’ispezione Osi (On site inspection) del 2016 viene condotta sulla base delle nuove regole di BCE ma “anche in questo caso per Veneto Banca, e solo per Veneto Banca, le svalutazioni – per il prof. Gualtieri – vengono inopinatamente retrodatate al 2013. Parlare di errori contabili di centinaia di milioni di euro con l’ottica di tre anni successivi non appare coerente”.
“Siamo di fronte ad una valutazione sommaria – conclude Gualtieri – che non tiene conto delle discontinuità intervenute per opera della Bce tra il 2014 e il 2016.
E non è possibile scrivere, come è stato invece scritto, che nel 2013 era stata persa la continuità aziendale. Cosa che sorprende perché la Banca avrebbe perso la continuità prima dell’Aqr della BCE che non se ne accorge e non la manda in default”.
Cancellata l’udienza del 22 novembre, per dare modo ai pm di verificare anche la richiesta di revoca dell’ordinanza dell’udienza precedente presentata dal difensora di Vicenza Consoli, l’avv. Ermenegildo Costabile, il processo di appello Veneto Banca proseguirà con l’udienza del 28 novembre, riservata ai pm, Massimo De Bortoli e Maristella Cerato, e alle parti civili, e con quella del 6 dicembre, in cui la parola andrà alla difesa.
Si passerà, poi, a gennaio in data da definire per le eventuali osservazioni delle parti e per la probabile pronuncia della sentenza da parte del collegio presieduto dal dr. Carlo Citterio.
Giovanni Coviello in collaborazione con Alberto Gottardo
Qui tutte le udienze del processo di appello Veneto Banca