Processo Miteni e Pfas, Viacqua presenta il conto. Presidente Ginato: “Di fronte a inquinanti eterni servono molte più risorse”

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Miteni processo danni da pfas
Miteni processo

Giovedì sarà il turno dell’arringa di parte civile delle società di servizio idrico integrato nel processo Miteni davanti alla Corte d’Assise di Vicenza per l’inquinamento da Pfas. Viacqua discuterà la propria posizione il 20 marzo e presenterà il conto, salato e drammatico: i costi già sostenuti e quelli previsti per l’emergenza ammontano a oltre 20 milioni di euro. Sono stati necessari un piano di monitoraggio e l’installazione e gestione di filtri a carboni attivi per abbattere la presenza di Pfas nell’acqua distribuita, in modo da garantire sicurezza e salute delle persone. Viacqua ha inoltre realizzato nuove condotte idriche per collegare fonti di approvvigionamento non contaminate da Pfas ai Comuni coinvolti dall’inquinamento. Inoltre sono previsti nuovi impianti di filtrazione in fonti che, prima del ritrovamento dei Pfas nelle acque di falda, non erano oggetto di specifici trattamenti di potabilizzazione, trattandosi di risorse idriche di buona qualità.

Federico Ginato Viacqua
Federico Ginato, presidente di Viacqua

Il presidente di Viacqua Federico Ginato ha ribadito che l’inquinamento da Pfas provocato da Miteni è uno dei peggiori disastri ambientali d’Italia: «Ha contaminato le falde acquifere di Vicenza, Verona e Padova, mettendo a rischio l’acqua di oltre 350.000 persone. Serviranno decenni di interventi per ridurre l’impatto di queste sostanze, che sono così difficili da trattare e così lenti nel processo di degrado da essere chiamati “inquinanti eterni”. Una volta rilasciati nell’ambiente, restano nel suolo e nelle acque per secoli, a meno di interventi mirati. Questo rende la bonifica un’impresa lunga e complicata».

Il processo contro gli ex dirigenti della Miteni potrebbe portare a risarcimenti, ma nel frattempo la spesa resta sulle spalle dello Stato e dei gestori idrici. Nei prossimi anni, ha detto ancora Ginato, si continuerà a monitorare l’acqua e a filtrarla dove necessario per garantire che sia potabile, ma bisogna tener presente che non esiste una soluzione rapida: «La bonifica sarà difficile e costosa. Per ora, la priorità è proteggere la popolazione, garantendo acqua sicura. Ma pensare di eliminare completamente i Pfas in pochi anni – ha concluso Ginato – è pura illusione: il danno è stato fatto e ci vorranno generazioni per rimediare».

La linea difensiva di Gestori e Consigli di Bacino corre quindi su due binari: da una parte, si andrà a rimarcare come imputati e responsabili civili non abbiano mai offerto di ripristinare la risorsa idrica secondo i criteri definiti dalla legge; dall’altra, si evidenzierà con forza che l’inquinamento della falda – che permane – è arginato solamente dalla decisiva azione del sistema istituzionale e dei Gestori che assicurano acque perfettamente sicure proprio grazie alle consistenti iniziative di tutela e trattamento.

Tutti temi che emergeranno giovedì, quando prenderà la parola l’avvocato Marco Tonellotto, per un’arringa che non sarà priva di sorprese.

Sono oltre 300 le parti civili che – con Viacqua – si sono costituite nel procedimento, con il Ministero dell’Ambiente in testa: tramite l’Avvocatura di Stato, ha quantificato il danno ambientale in 56 milioni di euro. Anche la Regione, le aziende sanitarie di Vicenza, Padova e Verona e il Comune di Trissino, sede della Miteni, hanno presentato il loro conto: oltre 20 milioni di euro. Lo scorso 13 febbraio, i pubblici ministeri Paolo Fietta e Hans Roderich Blattner hanno formulato le richieste di pena per i 15 imputati, accusati di avvelenamento delle acque, disastro ambientale e inquinamento ambientale. Il totale delle condanne richieste è di 121 anni e 6 mesi di carcere. La sentenza è attesa per la tarda primavera di quest’anno.