Il Consiglio dei Ministri del 13 febbraio 2020, su proposta del Ministro della giustizia Alfonso Bonafede, ha approvato un disegno di legge che prevede deleghe al Governo per l’efficienza del processo penale e norme per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le Corti d’appello (scarica qui il testo).
Vista la complessità e l’importanza della questione abbiamo chiesto un parere sui vari punti del Ddl all’avv. Rodolfo Bettiol già professore associato di Procedura Penale all’Università di Padova la cui attività prevalente (la difesa nell’ambito della responsabilità penale dell’impresa, i reati societari ed i reati fallimentari), si è sviluppata nell’ambito della giustizia penale assumendo difese in casi rilevanti di omicidio volontario, delitti contro la pubblica amministrazione, reati commessi nell’esercizio dell’attività medico-chirurgica, reati commessi nell’ambito famigliare e reati di diffamazione a mezzo stampa (è anche il nostro legale per i procedimenti Zonin – Fondazione Roi e Donazzan – gestione fondi per la formazione).
I pareri qualificati del prof. Bettiol, che nel valutare l’efficacia possibile delle riforma del processo penale richiama spesso l’abitudine tutta italiana di emanare nuove leggi sperando di risolvere con procedure diverse problemi che sono, essenzialmente, organizzativi e di scarse risorse (vedi ad esempio il conseguente utilizzo crescente dei Got, Giudici onorari di tribunale, che “costano meno dei giudici ordinari ma la cui competenza speriamo sia analoga…“), sono un’utile traccia per chi, tecnici, politici e cittadini, volesse intervenire sulla delicata questione.
La riforma del processo penale, non dimentichiamolo, ha una grossa valenza anche perché si intreccia con le nuove norme, altre ancora, che riguardano la prescrizione e con l’attrattività del sistema Italia per gli investimenti stranieri, che individuano i maggiori ostacoli proprio nella palude giuridica e nella lentezza giudiziaria.