Il processo Pfas richia l’azzeramento. Una ipotesi formulata dal collegio difensivo delle parti civili Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi. L’ipotesi viene fomrualta a margine dell’ultima udienza del procedimento in Corte d’Assise a Vicenza riserva.
“La Corte – spiegano i legali Marco Tonellotto, Angelo Merlin e Vittore d’Acquarone – infatti ha integrato la sua composizione con la nomina di nuovi giudici popolari supplenti. Sempre la Corte ha quindi dato lettura di tutti gli atti del processo finora formati.
A quel punto gli avvocati della difesa dei 15 manager Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation imputati, con l’accusa a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari, hanno sollevato eccezione funzionale ad interloquire sulla eventuale necessità di rinnovare integralmente l’istruttoria dibattimentale. Gli avvocati presenteranno le loro istanze entro il prossimo 2 marzo. In ragione di ciò, potrebbe concretizzarsi il rischio di una rinnovazione delle prove testimoniali finora assunte.
Attendiamo di conoscere cosa dirà la controparte in merito alla richiesta di rinnovo dell’istruttoria dibattimentale – commentano ancora gli avvocati di Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi – ricordando che la stessa dovrà risultare motivata e non manifestamente superflua.
Infatti, l’eventuale rinnovazione deve tradursi in elementi di sostanziale utilità difensiva per gli imputati e non risolversi nella mera duplicazione delle prove già esperite. Considerato quello che è stato il suo svolgimento fino ad oggi, mi sembra non agevole configurare questo profilo di utilità oggettiva della rinnovazione delle prove dichiarative, che ove mai disposta e nella totalità delle testimonianze assunte, determinerebbe una sorta di inaccettabile regressione del processo per tutti coloro che rivendicano una giustizia efficace, giusta, veloce e puntuale”.
L’udienza ha visto poi la deposizione della docente universitaria dell’Ateneo patavino Cristina Canova che ha confermato, in relazione agli studi da lei effettuati, un rapporto proporzionale fra l’esposizione ai Pfas e lo sviluppo di determinate patologie.
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