Processo Pfas a Vicenza, società idriche: “La barriera di Miteni non funzionava, non ha mai davvero fermato l’inquinamento”

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Processo Pfas (elaborazione foto d'archivio aula tribunale a Vicenza)
Processo Pfas (elaborazione foto d'archivio aula tribunale a Vicenza)

Sono state ancora una volta le analisi dell’Arpav e la ricerca di Pfas nelle acque gli argomenti al centro dell’udienza sul caso dell’inquinamento da Pfas tenutasi il 17 febbraio scorso davanti alla Corte d’Assise di Vicenza –  si legge nella nota che pubblichiamo a firma di Roberta Polese per Acque Veronesi, Acque del Chiampo, Viacqua e Acquevenete (loro aggiornamenti sul processo Pfas su www.processopfas.itqui news sul processo Pfas su ViPiu.it, ndr) -.

A processo ci sono 15 manager di Miteni Spa, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Sul banco dei testimoni sono stati sentiti da procura, difesa e parti civili due funzionari dell’agenzia regionale per l’ambiente che hanno spiegato il tipo di analisi fatte sui fiumi veneti dopo aver ricevuto l’avviso da parte della Regione della presenza di sostanze pericolose nelle acque di falda.

L’avvocato Marco Tonellotto, che insieme agli avvocati Angelo Merlin, Vittore d’Acquarone e Giulia Bertaiola, rappresenta le società idriche parti civili Acque del Chiampo, Viacqua, Acque Veronesi e Acquevenete, ha evidenziato come Miteni non abbia mai messo in atto, nel corso degli anni, manovre efficaci per arginare o frenare l’inquinamento. “La barriera posta da Miteni per contenere gli inquinanti non ha mai davvero funzionato” afferma il legale. Nella prossima udienza del 24 febbraio prossimo verrà sentito Alessandro Bizzotto, funzionario Arpav responsabile dei controlli.


Roberta Polese per Acque Veronesi, Acque del Chiampo, Viacqua e Acquevenete