“Indegno di una nazione civile: la prescrizione sulla truffa delle azioni al processo di Veneto Banca segna una sconfitta inaccettabile dello Stato di Diritto. Come possono le Istituzioni democratiche chiedere la fiducia dei cittadini se lo Stato non riesce a fare giustizia davanti a un caso in cui è lampante il danno subito”?
Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, si dice “indignato davanti a quanto sta accadendo, con la prospettiva il 14 dicembre prossimo di veder calare una vera e propria petra tombale, come ha scritto qualche giornale, sulla truffa perpetrata a danno di migliaia di risparmiatori con azioni della ex-Popolare di Montebelluna Veneto Banca il cui prezzo, come dimostrato dalla perizia del professor Angelo Miglietta, ordinario di economia e management allo Iulm di Milano, era stato artatamente gonfiato passando da un valore reale compreso negli anni 2012-2014 tra i 9.19 e gli 8.11 Euro all’immotivata valutazione di 39 o 40 Euro: circa 31 Euro di sopravalutazione che non aveva né ha alcuna giustificazione.
Siamo alle solite: a 130 anni dallo scandalo delle Banche romane, il non luogo a procedere nei confronti dell’ex amministratore delegato e direttore generale Vincenzo Consoli, Mosè Fagiani, già condirettore generale e responsabile area commerciale e Renato Merlo, a suo tempo responsabile della “Direzione centrale Pianificazione – Controllo dell’istituto di credito, è un monumento all’ingiustizia, una lapide che unisce lungo l’arco di 130 anni l’impunità di alcuni rispetto ai cittadini. Risuonano con straordinaria attualità le parole della canzone con cui Ulisse Barbieri tramandò le assoluzioni nello scandalo delle Banche Romane: ‘Se rubi una pagnotta a un cascherino – crak!/te ne vai dritto in cella senza onore; – crak!/ se rubi invece qualche milioncino/ ti senti nominar commendatore’.
Commendatori o cavalieri poco importa: oltre 2.300 risparmiatori sono stati ingannati e la prescrizione ormai prossima strappa e cestina come carta straccia l’articolo 47 della Costituzione Italiana secondo il quale ‘La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito’.
Una vergogna inaccettabile, un danno irreparabile non solo verso 2.300 risparmiatori, ma anche nei confronti di quel ‘popolo italiano’ nel nome del quale il 14 dicembre ingiustizia sarà fatta”.