Processo Veneto Banca, commissario liquidatore Vidau: “dal 2013 la banca non ce la faceva più”. Scontro su prossime udienze

Sentiti anche gli ex dipendenti Monesi, Quadrio e Maffei. Parti civili temono la prescrizione

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Processo Veneto Banca: il piazzale del tribunale di Treviso
Processo Veneto Banca: il piazzale del tribunale di Treviso

Sono stati quattro i testi sentiti nell’udienza di lunedì 12 luglio del processo per il crac di Veneto Banca che vede come imputato unico l’ex dg e ad Vincenzo Consoli, difeso dall’avvocato Ermenegildo Costabile di Milano davanti al pm Massimo De Bortoli e al collegio giudicante presieduto da Umberto Donà. Davide Monesi, ex dipendente dell’istituto di Montebelluna, responsabile della Direzione Centrale dell’Audit, Francesca Quadrio specialista dell’ufficio compliance, Marco Maffei, ex direttore della direzione Milano-Bergamo e Giuseppe Vidau, uno dei commissari della liquidazione coatta amministrativa. Secondo Vidau al 31 dicembre 2013, quindi tre anni e mezzo prima della liquidazione, Veneto Banca non era più in grado di operare, avendo un patrimonio di vigilanza di 600 milioni. Anche se non si poteva parlare di insolvenza da un punto di vista tecnico, Vidau, incalzato dall’avvocato di parte civile Luigi Fadalti, ha detto che l’istituto di Montebelluna già a quell’altezza non aveva più i mezzi per andare avanti, a causa della sopravvalutazione crediti, dell’acquisto di Banca Intermobiliare che aveva sbilanciato i conti e dei crediti deteriorati che secondo i commissari erano al 40%. Gli altri tre testimoni hanno parlato soprattutto dell’aumento di capitale del 2014 nel contesto delle informazioni alla rete, tema per cui l’accusa ha configurato il reato di falso in prospetto, ma la loro testimonianza non ha confermato le tesi accusatorie del pm nei confronti di Consoli. Secondo Maffei per esempio le pressioni commerciali in Veneto Banca erano molto più basse rispetto ad altre banche e “quando nel 2011 passai a Veneto Banca, Consoli ricevendomi nel suo studio mi raccomandò di avere cura dei nostri clienti”. C’è stato poi un botta e risposta tra parti civili e difesa. La prossima udienza infatti sarà a settembre e le parti civili, temendo la prescrizione che dovrebbe verificarsi a ottobre per uno dei reati contestati, chiedono di fissare un calendario di più udienze in una settimana, e non una sola udienza a settimana come fatto finora, per accelerare i tempi. Mentre l’avvocato Costabile ritiene che così facendo “la fretta dell’esercizio di una giustizia sommari” minerebbe il “compiuto accertamento della verità processuale”.

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