Processo Veneto Banca, teste Consoli avv. Malvestio non risponde per deontologia su baciata proposta da Stabile (Optimum) ma rifiutata dall’Ad

420
Massimo Malvestio (foto d'archivio)
Massimo Malvestio (foto d'archivio)

Era il testimone della difesa più atteso ma l’avvocato Massimo Malvestio si è trincerato dietro il segreto professionale. E’ finita con un colpo di scena l’udienza di oggi, venerdì 17 settembre (per tutte le udienze e notizie sul processo Veneto Banca clicca qui), del processo a Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Veneto Banca, passato poi al ruolo di Direttore Generale. Consoli, che è l’unico imputato, deve rispondere di ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto.

Malvestio, che dell’ex ad è stato anche difensore in questo procedimento, oltre ad aver ricoperto il ruolo di membro del cda di Bim, acquisita da Veneto Banca, non ha risposto alla domanda del difensore relativamente su una operazione “baciata” proposta da Girolamo Stabile, direttore del fondo Optimum. «Non posso rispondere – ha obiettato al residente del collegio Umberto Donà – sono tenuto al segreto professionale in base all’articolo 51 del codice deontologico forense». Malvestio avrebbe dovuto confermare di aver incontrato, per conto di Consoli, Girolamo Stabile. Il vertice si sarebbe tenuto alla vigilia dell’aumento di capitale della ex popolare di Montebelluna avvenuto nell’estate del 2014. Il fondo era intenzionato a investire su azioni di Veneto Banca ma venne fuori che si sarebbe dovuto trattare di una “baciata”, cioè finanziata dal capitale stesso dell’istituto di credito. Consoli a quel punto si tirò indietro, anche se l’ammontare delle azioni acquistate dal fondo Optimum avrebbe risolto tutti i problami economici della banca.

“Stabile – ha detto il difensore di Consoli, l’avvocato Ermenegildo Costabile, al termine dell’udienza fermandosi a parlare con i giornalisti – non solo avrebbe fatto la stessa operazione con Banca Popolare di Vicenza ma avrebbe aggiunto che c’era anche l’ok della struttura ispettiva di Bankitalia. Se Consoli avesse voluto effettuare delle “baciate” non si capisce perché rinunciare ad un investimento tanto importante e invece ridursi a chiedere poche decine di migliaia di euro agli azionisti”.

Prima di Malvestio era sentita Cristina Cinque, che tra il 2013 e il 2015 lavorava alla Consob e che si occupò di controllare il prospetto informativo sull’aumento di capitale. La donna ha riferito che il materiale informava correttamente sui rischi che l’investitore sosteneva, a partire da quelli patrimoniali, quelli legati ad attività ispettive, i rischi di deterioramento del credito e di liquidità.

A Roma, intanto, è andata oggi in scena l’udienza preliminare nei confronti di Alessandra Mingozzi, socio responsabile del lavoro di revisione di Veneto Banca alla PricewaterhouseCoopers. La Mingozzi è stata indagata per i reati di falso in revisione e ostacolo alla vigilanza. La società di revisione invece non avrebbe rilevato la grave situazione contabile dell’istituto, contribuendo così a fare in modo che azionisti ed obbligazionisti non percepissero la reale condizione della banca e il livello di rischio dei loro investimenti. Oltre 9 mila le parti civili che hanno chiesto di costituirsi e rispetto alle quali si è iniziato a discutere sulla ammissibilità.

Denis Barea su TrevisoToday