Processo Veneto Banca, Giovanni Schiavon “cassato” dai testi della difesa di Consoli: decisa reazione ex magistrato e suo ex vicepresidente

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Giovanni Schiavon (foto di archivio de Il Corriere del Veneto)
Giovanni Schiavon (foto di archivio de Il Corriere del Veneto)

Alla fine dell’udienza del 24 settembre (per tutte le udienze e notizie sul processo Veneto Banca clicca qui) del processo sul crac di Veneto Banca che vede come imputato l’ex ad e dg Vincenzo Consoli il presidente del collegio giudicante Umberto Donà non solo ha imposto alla difesa dell'imputato unico di scegliere solo 8 testi tra gli azionisti di Veneto Banca e 20 tra i dipendenti, dirigenti ecc. e ha deciso di citare  dall’11 ottobre ben 15 testi ad udienza, ha anche, scrivevamo il 24 settembre scorso,  "revocato alcuni testi della difesa di Consoli precedentemente ammessi (tra i quali l’ex magistrato Giovanni Schiavon, ex vicepresidente di Veneto Banca, Ignazio Visco, governatore di Banca d’Italia, e Fabio Panetta, ex vicedirettore generale di Banca d’Italia".

Siamo riusciti a contattare l'ex presidente proprio del tribunale di Treviso nonché conoscitore dei fatti della ex Popolare montebellunese, che più volte su questa e su altre testate testata ma anche in audizione presso la Commissione d'Inchiesta Parlamentare sul Sistema Bancario e Finanziario, presieduta da Carla Ruocco M5S), aveva puntato il dito contro "certe" gestioni a dir poco sospette dei fatti di BPVi e Veneto Banca, che poi hanno fatto entrambe crac, da parte dei vertici di Banca d'Italia, anch'essi esclusi Perché?) dal dr. Donà dalle testimonianze chieste da Consoli.

Dopo queste dovute premesse lasciamo, quindi, ai lettori il compito di valutare le risposte alle nostre domande dl dr. Schiavon.

ViPiù (V+). Quale è la sua opinione circa la decisione del Tribunale di Treviso di dichiarare superflua la sua deposizione nel processo contro Vincenzo Consoli, per i fatti di Veneto Banca?

Schiavon. Francamente non riesco a capirne a pieno il significato perché il giudizio di superfluità di una prova (nel caso di specie, la mia testimonianza) potrebbe derivare o da una sua non decisività ai fini della formazione del convincimento dei giudici oppure, come è più probabile, dal timore che essa allunghi, oltre il previsto, la durata del processo e determini la prescrizione dei reati già in primo grado. Ho più volte ricordato, in tutte le possibili sedi, che tale evento processuale dipenderebbe, soprattutto, dalla sorprendente decisione della Procura della Repubblica di Treviso di trasmettere gli atti, per competenza, a quella di Roma; per di più, a seguito di un accordo, di cui ho già parlato.

Questa lunga perdita di tempo era evitabile con un minimo di riflessione (e di attenzione alle disposizioni processuali) e, quindi, mi paiono non condivisibili queste forzate accelerazioni, che finiscono per ledere soprattutto i diritti della difesa.

V+. Quale contributo lei crede che la sua testimonianza avrebbe potuto dare per il convincimento dei giudici?

Schiavon. Io ho avuto un colloquio con il dott. Terrinoni, all’epoca in cui insediatosi in un ufficio del terzo piano della sede di Veneto Banca, svolgeva il suo incarico di C.T. di parte del PM romano. Avrei potuto riferire al Tribunale il contenuto del suo discorso per convincermi ad invitare gli aderenti all’associazione di cui ero, allora, presidente, a votare, nell’assemblea del maggio 2016, la lista proposta dal CDA allora in carica (formata, tra gli altri, da Carrus, Bolla, Benvenuto, ecc.). In cambio, Terrinoni aveva proposto a me un buon (non meglio precisato) “pacchetto” di risultati personali (suppongo di incarichi), chiarendomi che i suoi interlocutori di BCE altri non erano che colleghi in Bankitalia. Ovviamente ho rifiutato e il giorno dopo sono partite le prevedibili ritorsioni (così, almeno, io le ho lette): le note lettere denigratorie a BCE, i dossier contro di me e gli altri amici del mio gruppo. Mi pareva importante poterlo ribadire in udienza; tanto più che a Terrinoni, sentito a suo tempo come testimone, è stato consentito di parlare liberamente, anche troppo, e di riferirsi a me in modo assai improprio, citandomi con tanto di nome e di cognome.

V+ Cos’altro avrebbe voluto riferire al Tribunale?

Schiavon. Sempre a proposito della credibilità e del ruolo di Terrinoni, sarebbe stato utile che io avessi ricordato che, di fatto, egli si era illegittimamente ingerito nelle vicende di Veneto Banca successive al 2015, che era il limite temporale del suo ambito indagine; questo era stato chiaramente precisato nel quesito formulato dalla Procura di Roma, che lo aveva nominato. In sostanza, egli ha agito molto impropriamente, come fosse commissario di Veneto Banca, impartendo direttive a tutti e pretendendo di controllare ogni decisione assunta dalla gestione di allora. Per questo, avevo presentato, nei suoi confronti, una denuncia-querela per i ripetuti abusi che mi sembravano ravvisabili nel suo opaco operato. La denuncia –chissà perché- è stata trasmessa dall’allora Procuratore di Treviso alla Procura di Roma, in totale e palese assenza di qualsiasi parametro di competenza. Per di più, a Roma, fra le decine di magistrati possibili destinatari, la cognizione della mia denuncia è stata assegnata proprio alla dott.ssa Sabrina Calabretta (PM romano) che –guarda caso - era il magistrato cui Terrinoni avrebbe dovuto rapportarsi a seguito dell’incarico ricevuto! Ed infatti, è a lei che Terrinoni ha indirizzato la sua relazione finale ed è a lei che aveva chiesto le numerose proroghe del termine di presentazione del suo elaborato. Mi pare abbastanza per segnalare la totale opacità della Procura di Roma e dell’ispezione di Terrinoni, mirata, come lui stesso mi aveva confermato nel corso del già menzionato colloquio, proprio su Vincenzo Consoli. Naturalmente la Calabretta ha subito proposto l’archiviazione della mia denuncia, cosi concorrendo a salvare il suo ausiliario!

In sostanza, mi pare evidente che queste notizie potessero essere interessanti per il Collegio giudicante.

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