Inviato a Treviso. Dopo gli ispettori di Banca d’Italia oggi 31 maggio nell’udienza per il crac di Veneto Banca che vede come imputato unico l’ex ad Vincenzo Consoli difeso dall’avvocato di Milano Ermenegildo Costabile è stata la volta di Consob. Quattro i testi del pm De Bortoli davanti al collegio giudicante composto da Umberto Donà (presidente), Alberto Fraccalvieri e Carlotta Brisegan. Si è parlato soprattutto del prezzo delle azioni e dell’aumento di capitale nell’ex istituto di credito di Montebelluna.
La cronaca
Il primo teste Massimo D’Agostino, funzionario Consob che si è occupato della procedura di approvazione del prospetto per l’aumento di capitale in Veneto Banca nel 2014, ha parlato di un incontro formale di presentazione dell’operazione in Consob e prima di interlocuzioni informali con i legali di Veneto Banca dello studio Chiomenti: a questi incontri non erano presenti amministratoril. Il 14 maggio 2014 c’è stata una prima istanza, poi il 26 maggio la lettera di Consob per le integrazioni. È stata chiesta la collaborazione di Banca d’Italia il 20 maggio, l’11 giugno 2014 Banca d’Italia ha dato informazioni sull’esito dell’ultima ispezione, giudizio in prevalenza favorevole, poi c’è stato il passaggio di consegne per quanto riguarda la vigilanza alla BCE. L’ ispezione di Bankitalia si è conclusa nel 2013, l’ispezione BCE era ancora in corso. Interrogato dalla difesa di Consoli, avvocato Costabile, D’Agostino ha spiegato che ha interagito con il dott. Bertolo, Raffaele Vianello specialista degli affari societari, Flavio Marcolin, il vicepresidente Alessandro Vardanega, il presidente del cda Francesco Favotto che firmò la bozza istruttoria. Il secondo testimone, Ernesto Quarto, è stato funzionario Consob nell’ispezione del 12 gennaio 2015. A fine 2014, ha raccontato, c’erano stati degli esposti di azionisti di Veneto Banca che erano impossibilitati a vendere le azioni, sembravano essere inconsapevoli dell’illiquidità del titolo, altri invece sapevano dell’illiquidità del titolo ma sono stati scavalcati da soci che erano stati soddisfatti prima. Secondo Quarto la differenza tra il totale di ordini di vendita e il totale di ordini di acquisto di azioni dava uno sbilancio di 488 milioni di euro ma erano pari a zero i controlli della banca sulla negoziazione delle azioni. Considerando gli acquisti delle azioni Veneto Banca nel 2014 con importo molto rilevante l’ispettore Consob ha considerato strano che fossero effettuati investimenti quando l’azione non avrebbe distribuito un dividendo. Una delle accuse a Consoli è di aver omesso informazioni sugli incentivi per l’acquisto di azioni in occasione dell’aumento di capitale. “Difficile pensare che l’acquisto di azioni Veneto Banca avvenisse senza una promozione della banca stessa al cliente” ha detto Quarto, che ha spiegato che il prezzo di un’azione di Veneto Banca era 40 euro e 75 centesimi e che nessuno le avrebbe comprate perché non avrebbero dato dividendi.
A dicembre 2014 c’è stato l’acquisto da parte del signor Naldi di 14 milioni di euro di controvalore di azioni di Veneto Banca, un investimento per soli sei mesi. L’ex direttore commerciale di Veneto Banca Fagiani, che non era più dipendente, è stato convocato da Consob e ha negato l’esistenza di lettere di rendimento garantito tra i dipendenti. Pochi giorni dopo, il 18 maggio 2015, Bertolo gira al responsabile dell’internal audit il verbale di Fagiani. Secondo il rapporto di Bankitalia su cui si è basata Consob c’è stato un apporto inefficace delle funzioni di controllo, solo a maggio 2015 gli organi di controllo hanno chiesto informazioni, c’era secondo Quarto un “timore reverenziale nei confronti di un’iniziativa del tutto inusitata” e Consoli sapeva dell’operazione anche se l’ha firmata il capo contabilità: Bertolo avrebbe disposto il pagamento su invito di Consoli che avrebbe chiesto di “trovare soluzioni” per il pagamento dei 420 mila euro di partita contabile.
Altro tema affrontato quello delle manifestazioni di interesse. Secondo il funzionario Consob le direzioni territoriali ricevevano telefonate da Fagiani che si informava su come procedevano le manifestazioni di interesse. Lo scopo dell’ispezione di Consob era “intercettare le iniziative commerciali al servizio del buon esito dell’aumento di capitale”. In questo senso secondo Consob ci sono state prove evidenti di un’azione proattiva della banca. Un dirigente, De Fonzo, sarebbe stato poi licenziato per giusta causa. L’avvocato Costabile ha fatto notare che l’internal audit riportava al cda nel quale non c’era Consoli e che l’ex ad non sapeva del problema di pagamento per cui fu interpellato da Bertolo. Quarto ha precisato comunque che le manifestazioni di interesse di per sé non sono operazioni irregolari e ha poi asserito che Consoli era l’unico ad avere la conoscenza adatta per capire quello che stava succedendo ma Costabile ha ribattuto che Vardanega invece aveva esperienza, tuonando poi che “Banca d’Italia aveva chiesto a Veneto Banca l’aumento di capitale e quindi la vendita delle azioni ai risparmiatori e Consob aveva autorizzato l’operazione“.
Il terzo teste, Francesco Adria, ha spiegato quali erano le contestazioni di Consob a Veneto Banca: “aver predisposto un sistema produttivo per acquisto azioni allo scopo dell’aumento di capitale, le manifestazioni di interesse raccolte e tradotte in effettivi ordini da parte dei clienti/azionisti, i rimborsi ad alcuni soci per l’abbassamento dei prezzi delle azioni, l’aver violato i principi di correttezza e trasparenza, aver gestito gli ordini con assoluta discrezionalità, aver incrociato ordini anche notevoli, la definizione del prezzo delle azioni con molta discrezionalità, aver fornito informazioni non veritiere a Consob”. La Consob pertanto inflisse una sanzione di 4 milioni di euro a Veneto Banca e di 300 mila euro a Consoli.
Il quarto e ultimo teste, Renato Maviglia ha spiegato che l’ispezione Consob voleva accertare la determinazione del prezzo delle azioni, l’informazione relativa alle informazioni finanziarie. Sono stati trovati 157 milioni di baciate, Consob ha tenuto conto dei rilievi di Banca d’Italia sul ruolo di Consoli e il processo del credito. Secondo Maviglia il prezzo delle azioni di Veneto Banca era una “azione politica per mantenere la fiducia degli investitori“. Le constatazioni a Consoli sono state la “determinazione di comportamenti riguardanti la condotta fattiva di esecuzione dell’azione, l’intervento in diversi consigli di amministrazione in cui Consoli formulava le proprie indicazioni sul prezzo, con indicazione anche a Trinca di adottare un ‘criterio politico’ “. “Non abbiamo contestato la correttezza, ma la trasparenza delle operazioni” ha detto l’ispettore Consob.
Per tutte le udienze e notizie sul processo Veneto Banca clicca qui mentre trovi e troverai gradualmente documenti e verbali relativi al caso Veneto banca nella sezione Documenti e Files di BankiLeaks, la nostra testata di Informazione Finanziaria senza censure.
Sei arrivato fin qui?
Se sei qui è chiaro che apprezzi il nostro giornalismo, che, però, richiede tempo e denaro. I ricavi della pubblicità non sono sufficienti per la stampa indipendente ma puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro per darti moltissime notizie gratis e solo alcune a pagamento. Se vuoi continuare a leggere in futuro i nostri articoli e ad accedere per un anno a tutti i contenuti PREMIUM, al nostro archivio web e cartaceo, alle Newsletter online e a molte iniziative in esclusiva per te puoi farlo al prezzo di un caffè, una birra o una pizza al mese.
Clicca qui e diventa Partner, Amico, Sostenitore o Sponsor
Grazie, il direttore