Processo Veneto Banca, Terrinoni (ex Bankitalia): “crac non per baciate ma per il credito”. Avv. Costabile: “analisi fidi dell’ispettore per sentito dire”

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Terrinoni
Terrinoni

Inviato a Treviso. Nell’udienza di oggi 28 giugno sul crac di Veneto Banca che vede come imputato unico l’ex ad e dg Vincenzo Consoli difeso dall’avvocato di Milano Ermenegildo Costabile il pm De Bortoli ha chiamato a testimoniare Luca Terrinoni, che ora è in pensione e si definisce “libero cittadino” ma che fino a due anni fa lavorava nell’ispettorato di vigilanza per la Banca d’Italia e che fu chiamato come consulente dalla procura di Roma per verificare che le denunce della stessa istituzione contro l’ex istituto di credito di Montebelluna fossero fondate. La difesa di Consoli ha chiesto la ricusazione del teste per conflitto di interessi sollevando anche l’eccezione di legittimità costituzionale. La tesi di Costabile è che dopo l’ispezione del 2013 di Banca d’Italia per la scorretta comunicazione sul capitale finanziato con la valutazione dei crediti e l’accusa di ostacolo alle funzioni di vigilanza, Banca d’Italia come persona offesa dal reato ha proposto l’avvio al procedimento penale e si è costituita parte civile chiedendo il risarcimento.

Consoli processo
Consoli processo

Il 23 febbraio 2015 la procura di Roma 2015 ha nominato Terrinoni. come consulente tecnico per verificare le eventuali operazioni di compravendita di azioni dal 2010 ad oggi con soldi dalla banca, l’erogazione di crediti di soci della banca ad altri soggetti, verificare le comunicazioni non corrispondenti al vero. Ma secondo Costabile c’è conflitto di interessi nel chiedere di verificare la consistenza della denuncia di Banca d’Italia a un funzionario della medesima Banca d’Italia: “non si può accettare” ha detto Costabile “questa gravissima violazione del diritto della difesa. Terrinoni era ispettore di Banca d’Italia chiamato a dire se la denuncia dei colleghi stava in piedi o no. L’avrebbero licenziato, dice Costabile, se avesse detto che i colleghi avevano sbagliato. Terrinoni avrebbe dovuto rifiutare l’incarico perché ha violato il codice etico della Banca d’italia, la consulenza è stata viziata dal conflitto d’interessi. Terrinoni – secondo Costabile – prende possesso di un ufficio di Veneto Banca, gestisce la banca, le persone, tutto fuori dal mandato di consulente tecnico di procedimenti penali. Il 6 maggio 2016 manda una missiva ai dipendenti dove li chiama al silenzio, il 25 maggio comunica per mail con Barbarani, Mastrodomenico e Corradin (BCE e Banca d’Italia) riferendo sulla sua indagine. Sarebbe stato tenuto a raccogliere elementi anche a sostegno della difesa, a favore dell’indagato, secondo Costabile, ma per farlo avrebbe dovuto smentire il suo datore di lavoro”. Inoltre secondo la difesa di Consoli lo stesso pm De Bortoli dubitò di Terrinoni perché ha nominato un altro consulente, il dott. Parisi, quando il processo è tornato a Treviso.

Secondo il pm De Bortoli la richiesta di Costabile è del tutto infondata e Terrinoni ha fatto egregiamente il suo lavoro: è un consulente, non un perito, non è prevista la ricusazione, viene scelto perché la materia è molto specifica, ha giurato davanti al pm di far emergere tutta la verità, è stata nominata la persona non l’ente, nell’ambito della consulenza ci sono anche spunti critici nei confronti degli ispettori di Bankitalia del 2013 quando Banca d’italia dà delle informazioni alla Consob sull’aumento di capitale e Terrinoni critica Banca d’Italia e Consob perché hanno permesso che Consoli anche nel nuovo cda avesse un ruolo importante. Il perito secondo il pm è super partes, il consulente tecnico è consulente di una parte. Secondo De Bortoli poi è falso il fatto che lui avrebbe nominato Parisi perché non si fidava di Terrinoni: “ho chiamato Terrinoni per una consulenza aggiuntiva su altri reati, ma in quel periodo era ammalato in maniera seria e quindi non poteva fare quell’integrazione di consulenza. Terrinoni ha svolto funzioni di pubblico ufficiale in un ambiente molto ostile, in cui Consoli influiva sulle decisioni delle persone se collaborare o meno con lui e quindi ha mandato le comunicazioni citate da Costabile”.

Il collegio giudicante presieduto da Umberto Donà ha respinto le istanze della difesa di Consoli procedendo con l’audizione del teste.
Secondo Terrinoni la situazione creditizia di Veneto Banca era molto diversa da quella che risultava nei bilanci, c’era motivo di pensare che ci fosse un rischio creditizio molto più grande di quello rappresentato. “Il patrimonio è dato dalla fiducia sul mercato, da quante azioni e quanto reddito, dalla capacità di gestire la banca, di gestire il credito, di stare sul mercato, io ho lavorato per i risparmiatori non per la Banca d’Italia” ha detto Terrinoni, secondo cui la collaborazione non fu spontanea, perché incontrò grandi difficoltà. Con la trasformazione della banca in Spa il valore delle azioni da 40 euro fu fissato a 7 euro; a giugno era 10 centesimi, quasi azzerato, secondo l’ispettore. Il contesto era fortemente teso, dopo la supervisione della BCE gli equilibri erano stravolti, il personale era diviso tra nostalgici e spaventati. C’era gente che si lamentava di essere stata minacciata, sostituita, spostata, etc, erano persone stressate da anni di compressione del potere. “La professionalità protegge il patrimonio – ha detto Terrinoni – ma lì non c’era, brave persone sono state portate per anni a fare cose che la loro coscienza non le avrebbe mai portate a fare”.

Per quanto riguarda le operazioni finanziate secondo l’ex funzionario di Bankitalia il cliente veniva indotto all’acquisto delle azioni, a non cedere azioni già in possesso, ma acquistare l’azione e non dismetterla è la stessa cosa dal punto di vista finanziario. Secondo Terrinoni poi c’è un equivoco sulle baciate: erano solo un quinto del patrimonio, erano una questione di potere. “La banca non è crollata perché qualcuno era cattivo, per le scorrettezze, per le baciate, è crollata perché non si sapeva far credito” ha detto Terrinoni. L’ispettore ha anche fatto cenno alla vicenda dell’ex magistrato ed ex vicepresidente di Veneto Banca Giovanni Schiavon: “ci fu il tentativo di fermare la mia attività attraverso la querela del dottor Giovanni Schiavon che mi accusava di abuso d’atti d’ufficio ed estorsione, indagini che poi furono archiviate”.

Dura la replica dell’avvocato Costabile secondo cui Terrinoni non aveva nessun potere di ascoltare le persone. La difesa ha anche chiesto al pm di fare domande solo su valutazioni tecniche e non sui fatti. Terrinoni si è alterato particolarmente quando Costabile l’ha definito santone, per il suo look, ma anche per non voler spiegare le sue analisi e non fornire dati più concreti su come sia arrivato alle conclusioni della sua relazione. Terrinoni ha detto di aver esaminato 1500 posizioni ma secondo Costabile ha analizzato i fidi “per sentito dire”. “Dobbiamo prendere per vero tutto quello che dice perché non abbiamo i documenti, non si sa che documentazione ha visto sulle baciate”. Costabile ha contestato tutte le analisi di Terrinoni sulle operazioni. Il funzionario dal canto suo non ha fatto nomi quando gli è stato chiesto di preciso chi si fosse lamentato con lui limitandosi a dire che “tutto il sistema era sotto pressione”.


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