Frenata della produzione industriale in Italia. Ne scrive oggi Il Sole 24 Ore in edicola, basandosi su dati Istat. L’istituto ha comunicato che a novembre, per il secondo mese consecutivo, si è registrata una diminuzione congiunturale dell’indice destagionalizzato della produzione.
Secondo il quotidiano economico-politico-finanziario l’indice destagionalizzato mensile segna riduzioni congiunturali in tutti i settori: beni strumentali (-0,2%), beni intermedi e beni di consumo (-1,8% in entrambi i raggruppamenti) e, in misura più marcata, l’energia (-4,0%).
Sul fronte tendenziale, si registrano incrementi per l’energia (+1,0%) e i beni strumentali (+0,6%); evidenziano un calo, invece, i beni di consumo e i beni intermedi (-5,7% in entrambi i raggruppamenti).
Tra i settori di attività economica, la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati presenta un’ampia crescita tendenziale (+13,1%), seguono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+2,1%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature (+0,8%). Le flessioni maggiori si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-12,7%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-9,3%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-8,5%).
Passando alle conseguenze per la produzione industriale, le prospettive internazionali restano molto incerte, dominate dalle tensioni geopolitiche e da condizioni finanziarie ancora restrittive.
Il potere d’acquisto delle famiglie è in risalita, ma continua a rimanere inferiore ai livelli pre-Covid. Le condizioni del mercato del lavoro restano solide. L’inflazione, in media nel 2023, è scesa a 5,9% da 8,7% del 2022. A dicembre, infine, i risultati delle inchieste segnalano un miglioramento della fiducia di famiglie e imprese.
La produzione industriale italiana è dunque in calo a novembre, in linea con le attese degli analisti. La flessione è diffusa a tutti i principali comparti e riflette le difficoltà dell’economia italiana, che deve fare i conti con le tensioni geopolitiche e con le condizioni finanziarie ancora restrittive.
L’inflazione, in media nel 2023, è scesa a 5,9% da 8,7% del 2022, ma rimane comunque elevata. Il miglioramento della fiducia di famiglie e imprese segnala una possibile ripresa dell’economia nel 2024.
fonte: Il Sole 24 Ore