L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro: questo si legge nella Costituzione. Ma il Bel Paese sembra reggersi di più sulle promesse non mantenute. Giorgia Meloni, che non ha, per carità, il copyright di questa moda, ha promesso di tutto e di più, da più soldi ai poveri a più limiti all’immigrazione illegale. Ma ora si ferma davanti all’annunciato prelievo sia pur minimale degli extraprofitti delle banche, a cui i governi non negano mai degli oboli, come nel caso dellla BPVi e di Veneto Banca regalate a 1 euro a Intesa Sanpaolo per giunta beneficiaria di una dote di 4,750 miliardi di euro, a carico delle LCA (le banche oin liquidazione coatta amministrativa), quindi dei soci, traditi due volte.
E Giorgia allora prova a distrarre il “popolo” cercando sponda… sulle spiagge albanesi per farvi sbarcare decine di migliaia di migranti ringraziando il primo ministro Edi Rama per l’ospitalità offerta prima a lei nel suo resort e, poi, ai derelitti, tra cui, dicono Salvini e i… fratelli d’Italia sovranisti, si nascondono una marea di terroristi islamici, magari “allievi” dei Crociati papalini.
In questa lettura dell’origine dei nostri destini Vicenza è una delle città più italiane dello Stivale. Giacomo Possamai, anche lui, per carità, poco originale rispetto a chi l’ha preceduto, ha promesso in campagna elettorale, ad esempio, di revitalizzare Vicenza. Infatti, va a supplicare il ministro leghista Piantedosi di far arrivare (tornare) a Vicenza l’esercito per arginare la malavita dilagante rappresentata da, udite udite, 21 senza tetto, 14 prostitute “regolari” lungo Viale San Lazzaro (dati ufficiali ad agosto 2023) e dai delinquenti “normali”, a cui non ci sembra non abbia posto un adeguato argine Paolo Sartori, il questore di Vicenza non a caso appena promosso Dirigente Generale al Viminale.
Ma, voi direte, almeno lui, Gec, privilegerà il merito e l’indipendenza per svoltare rispetto alla politica paleozoica della Sacrestia d’Italia (e dell’Italia tutta) abituata a pagare oboli elettorali e a fare l’inchino ai poteri finanziari e mediatici di turno.
Infatti, nel frattempo è arrivata come dg del Comune Michela Cavalieri, ex assessore di Variati, e a Vicenza avanza Banca Finint di Marchi, che magari vuol coprire il vuoto lasciato dalla BPVi e nel cui gruppo ricopre un ruolo fondamentale il papà del sindaco, Paolo, direttore editoriale e membro del cda di NEM, che gestirà tutti, o quasi, i quotidiani del nord est, e che ha come socia anche Videomedia/Tva, leggasi Confindustria Vicenza («Giacomo Possamai più di Fassino di “abbiamo una banca?”: a Vicenza Banca Finint di Marchi con Paolo Possamai a capo anche media NEM nordest»).
E, è l’aria che tira, saranno esautorati dai loro incarichi, assolti ottimamente, vicentini di spessore, ma non scelti da Jack, come, alla Fondazione del Teatro Comunale, il suo “edificatore” Enrico Hüllweck e, alla Bertoliana, Chiara Visentin. Per non parlare di Carlo Rigon che all’AMCPS pagherà dazio, perché gli oboli del vecchio centro sinistra vanno onorati, che so, riesumando un manager esperto, ma che sa di stantio, come Angelo Guzzo.