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Più di cento delegati e delegate di Cisl Veneto martedì 11 febbraio 2025 saranno a Roma all’Assemblea nazionale, convocata per sollecitare una rapida approvazione della legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, proposta da Cisl e sostenuta da 400mila firme che ora è in discussione alla Camera e attende, appunto, di essere approvata in Parlamento.
“Coinvolgere i lavoratori nei luoghi decisionali delle imprese, rendendoli partecipi delle scelte strategiche, non è né pericoloso né inutile, come qualcuno sostiene – spiega Massimiliano Paglini, segretario generale di Cisl Veneto –. “E questa riforma non è il semplice tentativo di applicare l’articolo 46 della Costituzione, ma implica molto di più, perché avvia un percorso rivoluzionario di trasformazione del sistema economico e sociale che potrà far somigliare un po’ di più questo Paese alle migliori democrazie ed economie europee: lì la partecipazione ha portato come risultato economie dinamiche, con bassi livelli di conflittualità e un forte senso di responsabilità condivisa. Certo, un obiettivo senz’altro ambizioso e più complesso da spiegare, ma crediamo rappresenti l’ultimo treno per il Paese, per alzare il livello retributivo dei lavoratori italiani migliorare la stabilità economica, favorire la collaborazione tra lavoratori e management e rafforzare la competitività delle imprese, oltre che distribuire meglio la ricchezza prodotta”.
Insomma rappresenta una vera e propria rivoluzione culturale e sociale: “Una sfida “antipopulista” lanciata a chi, in tema di lavoro, preferisce l’immediatezza degli slogan ideologici e delle semplificazioni, rispetto al coraggio di una visione e di una proposta radicata in un’idea precisa di economia, di persona e di futuro”.
Nella storia economica e sociale del Veneto, del passato come del presente, diverse buone prassi raccontano del dna del nostro territorio in tema di partecipazione: «A chi, pure tra le imprese, evoca tutto ciò – mette in evidenza sempre Paglini –, ricordiamo le forme di partecipazione dal basso costruite proprio nella nostra regione grazie a quella cultura partecipativa e imprenditiva che per ragioni antropologiche e sociali costituì le fondamenta in Veneto di un connubio, non scritto e non detto, tra imprenditori illuminati e tessuto sociale fortemente vocato al lavoro e alla manualità». Quel connubio che fu fondamentale per generare il boom economico e il passaggio da una economia rurale-agricola alla grande industrializzazione e alla nascita del modello delle nostre pmi e della nostra formazione professionale.
“Partecipare, dunque, non è altro che un atto di assunzione di responsabilità per rigenerare il Paese ‒ conclude Paglini ‒. E l’Italia è pronta per raggiungere l’obiettivo. Non è solo per la crescita delle imprese, ma per la costruzione di una società più giusta, in cui il lavoro non sia un semplice fattore produttivo, ma un pilastro della democrazia economica. E in cui l’impresa sia davvero un bene delle comunità in cui si insedia, si sviluppa, genera valore e valori. In altre parole quel bene comune da proteggere e far crescere insieme ai lavoratori e alle lavoratrici”.