In questi giorni bollenti – scrivono in un comunicato le Donne di Potere al Popolo! Vicenza – all’Amministrazione di Vicenza che ha visto un aumento delle passeggiatrici, malgrado la zona rossa, e le mega multe agli usufruitori, sta andando di volta il cervello e ripropone le vecchie ricette degli anni precedenti, senza realmente pensare alla risoluzione del problema. C’è innanzitutto, molta confusione sulle terminologie ?case chiuse?, casini, bordelli e ?case del piacere?. Molti pensano che siano la stessa cosa, ma la storia lo nega.
Le ?Case Chiuse? sono un triste ricordo del primo novecento, che non vorremmo ritornasse. Queste furono delle vere e proprie zone di sfruttamento ove le lavoratrici, vi risiedevano, avevano uno standard di lavoro che andava dalle 30 alle 50 marchette al giorno e per non più di 15 giorni, dopo di che la ragazza veniva cambiata, come uno strofinaccio. Le professioniste che vi esercitavano erano sottoposte a controllo statale sia dal punto di vista sanitario con visite coatte e umilianti, sia con schedatura e registrazione in un apposito libro, tanto che nei loro documenti vigeva la dicitura prostituta.
Le ?case chiuse? nascono nel periodo Giolittiano, precisamente con Crispi a fine Ottocento, ove i casini, in cui si esercitava la prostituzione furono confinati ai margini dei centri storici, lontano da luoghi pubblici e avevano l’obbligo di tenere le serrande abbassate o gli scuri chiusi. Furono per questo chiamate ?Case chiuse?, esse dovevano dare un segnale chiaro che lì si esercitava una professione considerata degradante per la società, ma utile all’uomo.
Le 560 ?case della schiavitù? furono chiuse definitivamente nel 1958 con la legge 74 detta Merlin, grazie a Lina Merlin che la scrisse, poiché considerate gravemente limitanti per i diritti umani e meta dello sfruttamento della malavita. Lo scopo della legislatrice era non di vietare l’esercizio della prostituzione, ma di dare dignità alle donne anche le lavoratrici del sesso; purtroppo i legislatori maschi, fecero opera di depauperamento della proposta di legge, riportandola ancora nei canoni del proibizionismo ufficiale e del permissivismo nascosto, al punto che non è vietata la prostituzione, ma l’adescamento.
Senz’altro a persone come Cicero e Rucco, e a qualche cliente perbenista, farà piacere il loro ritorno, ma a noi no. Pensiamo che il corpo di queste donne, uomini o trans, non può essere definito come mero oggetto, da usare per il proprio piacere animale, ma abbia comunque una propria dignità e dei diritti. L’abolizione della Legge 74/58, non risolverebbe le problematiche che l’esercizio crea, ma ne caricherebbe delle altre, accentuando il degrado dovuto allo sfruttamento della manodopera non consenziente e clandestina, che sfuggirebbe ancor di più dalle mani giustiziali. Ma soprattutto passerebbe il vecchio concetto patriarcale che il corpo di una donna, oggi anche dell’uomo e dei trans, va usato e abusato, naturalmente di nascosto dagli occhi cittadini. Senza pensare che la riapertura delle ?case chiuse? svanirebbe il lavoro degli operatori contro la tratta dei corpi, e metterebbe in serio pericolo molte donne soprattutto straniere, in quanto cadrebbero in mano alle varie mafie locali e straniere che già sfruttano queste persone.
La questione della prostituzione va risolta a monte, sia aiutando concretamente chi oggi è irregolare ed è vittima di sfruttamento sessuale (ricordiamo che già con il D.Lgs. n. 286 del 1998 è stata introdotta la “Protezione Sociale per le vittime di tratta” ma che questo strumento rimane spesso non applicato per le numerose interpretazioni restrittive da parte delle Questure, che in molti casi continuano a richiedere la denuncia della vittima contro gli sfruttatori nonostante la legge non lo preveda), aumentando i fondi per il contrasto dello sfruttamento in mano alle organizzazioni criminali, sia gli fruitori promuovendo contemporaneamente campagne di educazione sessuale, e istituendo strutture in grado, con l’ausilio di psicologi, di aiutare queste persone che hanno bisogno di esperienze nuove extra coniugali e molto spesso, non riescono a stabilire un rapporto affettivo con altri soggetti, persone che hanno bisogno della carne giovane o vecchia, o del ragazzo o ragazza di colore diverso, che sentono la necessità di pagare il sesso anche per pratiche sessuali perverse e sadiche. Le Case chiuse servono solo a spostare il problema, ma non a risolverlo, ad aumentare il concetto di persona oggetto.