Prostituzione di Stato, PdF Padova: “i Veneti non vogliono legalizzare la schiavitù più antica del mondo”

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«Prostituzione di stato: È questo il futuro che vogliamo?» se lo chiede Mario Adinolfi, che domani sarà a Padova alla presentazione del suo ultimo libro, dopo la proposta di “riaprire le case chiuse” pronunciata da Giuseppe Cruciani e Antonio Guadagnini del Partito dei Veneti. «Stiamo bene attenti» prosegue Adinolfi «alle proposte che contribuiscono a formare il costume delle generazioni a venire. Siamo certi che al noto provocatore de La Zanzara, non dispiacerebbe la proposta, ma quest’idea lanciata a pochi giorni dal voto alle Elezioni Regionali in Veneto andrebbe valutata anche dal punto di vista etico, anche se questo aggettivo sembra non piacere più a nessuno, ma chi pensa di ricavare consensi elettorali su una visione prettamente economica della vita delle donne sfruttate, non può permettersi la scorciatoia dell’amoralità.»

Sottolineano dal PdF Padova «già l’anno scorso la proposta di liberalizzazione della prostituzione e la riapertura delle case chiuse era stata depositata alla Camera, ma come cittadini che andranno al voto, dobbiamo interrogarci su questa e sulle altre proposte che stanno delineando l’orizzonte ideale, programmatico, politico ed etico di chi si candida al governo della Regione.»

«Come Popolo della Famiglia siamo invece per la conferma dell’ordinamento vigente e assistiamo a una ciclica fissazione di voler inserire la prostituzione tra le professioni per le quali si possa aprire la Partita Iva. Noi consideriamo a prostituzione un male per la donna, resa merce, e l’unico contrasto possibile è agire sulla clientela perseguendola con provvedimenti efficaci e visibili. Altro che Partita Iva da prostituta professionista e privacy sui dati dei clienti. Le donne non si comprano e non si vendono, la loro bellezza non è un bene che si può acquistare e gettare via, la dignità della persona umana viene prima di tutto.»

Conclude Adinolfi: «La visione del mondo che emerge da queste proposte appare tutto tranne che umana. Forse per il Partito dei Veneti creare un Albo delle prostitute e dei casini equivale a legalizzare una schiavitù, guadagnandoci sopra. Perché, alla fine, cambia solo lo sfruttatore (che diventa lo Stato), ma le vittime rimangono sempre e solo le donne. Non è nascondendo la “schiavitù” più antica del mondo in case chiuse che si risolve il problema.»

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