“È dai canali social del Comune di Vicenza che vediamo la pubblicità dell’iniziativa “Missione Emissioni” – esordiscono Elisabetta Nardin e Giuseppe Rigobello dell’associazione Fornaci Rosse – E non possiamo non essere sconcertati.”
“Missione Emissioni” è una nuova campagna promozionale della Provincia di Vicenza volta a promuovere comportamenti personali utili per dare un contributo per una migliore qualità dell’aria. Il 17 gennaio è stata presentata ai media, con una serie di tre manifesti multi-soggetto, che ritraggono: una donna in un contesto domestico, un uomo in procinto di spostarsi in auto, un agricoltore. A destare attenzione in particolare i primi due, accusati di promuovere stereotipi di genere. Insieme ai due ragazzi di Fornaci Rosse, interviene anche Francesca Lazzari, Consigliera di Parità della Provincia di Vicenza.
“Stereotipo, pregiudizio e discriminazione sono fortemente connessi: il pregiudizio consiste nella tendenza a vedere in modo sfavorevole e preventivamente connotato le persone appartenenti a determinati gruppi ed è strumento di semplificazione dei nostri processi di conoscenza – afferma Francesca Lazzari – Gli stereotipi, secondo questa prospettiva, sono rigidi e resistenti al cambiamento, portando l’individuo a evidenziare i tratti dell’altro/a che lo confermano e a sottovalutare quelli che lo smentiscono (autoavveramento). La costruzione e l’uso di superati e ingenui stereotipi porta alla percezione delle donne come un insieme omogeneo che possiede una serie di caratteristiche identiche. Tutte le parole e le immagini che usiamo per definire le donne hanno un ruolo fondamentale nella strutturazione dei processi psicologici, di pensiero e nell’immaginario collettivo, diffondono e trasmettono “repertori interpretativi”. Se il repertorio diffonde stereotipi svalorizzanti favorisce comportamenti di discriminazione.”
“La comunicazione pubblica – continua Lazzari – è uno dei luoghi principali in cui si struttura il discorso sociale dove il pregiudizio può diventare elemento condiviso all’interno di una società, assumendo le caratteristiche proprie della quotidianità di ognuno. In questo modo sarà maggiormente sedimentato a livello culturale e, quindi, più difficile da modificare. Crea un clima culturale che giustifica le discriminazioni. e questo è intollerabile e antidemocratico. Per questo ritengo che la campagna della Provincia “Missione emissioni” di formazione dell’opinione pubblica sul tema ambientale, sia veicolata su immagini mentali rigide, semplificazioni derivanti da un sistema culturale sessista che interpreta la realtà con datati stereotipi discriminanti. Mi rattrista e al contempo mi indigna che sia un ente pubblico a veicolarli, ancora oggi con immagini che non si vedono più da decenni nella comunicazione istituzionale e pubblica in Europa.”
“La cosa più grave è che, negli orpelli tipici della comunicazione, questa linea creativa viene definita ‘una campagna culturale’ – continua Elisabetta Nardin – Una ‘campagna culturale’ basata sullo stereotipo di genere per cui la donna è a casa, mentre l’uomo è pronto per andare a lavoro o nei campi a lavorare: un fallimento annunciato già in partenza.”
“Ci teniamo poi a sottolineare un tema politicamente fondamentale – aggiunge Giuseppe Rigobello– I cittadini possono contribuire attivamente, e le campagne comunicative sono importanti, ma questo non può essere una scusa per lavarsi le mani e la coscienza: sono le istituzioni pubbliche a dover cambiare la società tramite la propria azione politica.”
“A questo punto però a risultare gravissima è la notizia che parrebbe emergere da alcuni Comuni del vicentino – concludono Nardin e Rigobello – Molte amministrazioni infatti avrebbero notato questo problema di rappresentazione, e lo avrebbero pure segnalato. Ma nulla è stato fatto per cambiare i soggetti, le parole o le immagini. Alcuni Comuni, come dai social vediamo Gambugliano o Dueville, avrebbero quindi modificato le immagini per renderle più adeguate alla società reale. Una scelta lodevole, che però ci costringe a chiederci: a cosa serve la Provincia, se poi i Comuni devono far da sé?”