Punto nascite di Valdagno, le posizioni sulla chiusura: Regione, Pd, M5S, Cgil

234

Tutte le note ufficiali sulla vicenda del Punto nascite di Valdagno

Regione Veneto

L?assessore alla sanità, Luca Coletto, ha incontrato oggi a Roma il sottosegretario alla Sanità, Maurizio Fugatti, per esaminare la situazione dei punti nascita di Valdagno, Piove di Sacco e Adria che il ?Comitato Percorso Nascita Nazionale? ha deciso debbano essere chiusi in quanto non raggiungono il tetto di nascite/anno previsto dalle normative varate dal precedente governo. L?assessore alla Sanità ha avviato col Governo un dialogo al fine di armonizzare i punti nascita col Piano socio-sanitario regionale in via di formalizzazione, evitando da un lato di privare i territori di strutture essenziali ma, contemporaneamente, di restare nei paletti fissati dalla legislazione nazionale. 


Partito Democratico 
“Il Pd Provinciale esprime la propria netta contrarietà all’ipotesi di chiusura del punto nascite dell’Ospedale San Lorenzo di Valdagno. Si tratta di un reparto riconosciuto e considerato quale struttura moderna e sicura, addirittura attrattiva nei confronti delle Ulss limitrofe. Dotato di uno staff di qualità indiscutibile e costantemente rivolto al benessere delle pazienti.
Il Punto serve un territorio in parte montano, caratterizzato, quindi, anche da difficoltà di comunicazione (si pensi alle oltre 500 contrade), tanto che allo stesso Ospedale è stata riconosciuta la specificità montana. I cittadini e le amministrazioni di tutta la Valle si sono già fortemente opposti a questa stessa decisione due anni fa, sia raccogliendo oltre 15mila firme, sia con una grande manifestazione di piazza che ha visto anche la presenza di amministratori, autorità e figure politiche.
Il Partito Democratico provinciale si impegna a collaborare attivamente con tutti coloro che si opporranno ad ogni ipotesi di chiusura del Punto Nascite, al fine di difendere i servizi del territorio e la salute dei cittadini”
 
Movimento 5 Stelle 
?Invito Zaia a finanziare i punti nascita che il ministero vuole chiudere e per i quali i primi cittadini si stanno letteralmente mobilitando in rete. Non sarebbe la prima volta che la Regione del Veneto finanzia un servizio ritenuto importante per la comunità; per questo credo che Zaia debba ascoltare gli appelli dei sindaci dei comuni degli ospedali coinvolti?. È l?appello della Consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Patrizia Bartelle che in una nota osserva: ?La chiusura dei punti nascita è una decisione presa a tavolino che non tiene conto della realtà territoriale: troppo semplice calcolare i 42 minuti di percorrenza tra Chioggia e Polesine Camerini, anziché considerare le altre località di uno dei comuni più estesi d?Italia, Porto Tolle, come ad esempio la distanza Barricata-Chioggia, un?ora e 14 minuti per 57 km. La regione potrebbe prevedere la possibilità dello scambio del personale tra Adria e Rovigo, finanziando direttamente il servizio, che risulterebbe di fondamentale importanza in questo periodo dell?anno in cui la popolazione nel Bassopolesine viene incrementata da un numero importante di famiglie che scelgono il Delta del Po. Molto probabilmente nella stesura per la richiesta di deroga per l?ospedale di Adria, qualcuno ha trascurato di evidenziare che l?ospedale della città etrusca serve località balneari come Rosolina Mare, Barricata e Boccasette per le quali necessitano lunghi tempi di percorrenza lungo un?arteria stradale tra le più pericolose per numero di incidenti, oltre agli ulteriori fattori di disagio. Infatti, nel cuore del Delta del Po, da Porto Levante (Scano Cavallari) a Porto Tolle (Scano Boa, Bastimento, Bonello Bacucco) esistono spiagge raggiungibili unicamente a bordo di imbarcazioni che in questi ultimi anni, proprio per la loro bellezza peculiare, hanno contribuito all?incremento turistico di un?area classificata riserva della Biosfera Mab Unesco. Parlando di cifre – osserva in conclusione la Consigliera Bartelle – basti pensare ai triplicati incassi sulla tassa di soggiorno per il comune di Porto Tolle, nel giro di questi ultimi anni . 
 
Cgil Vicenza

Quando si parla dell’Ospedale San Lorenzo di Valdagno, si parla di una struttura su cui negli anni sono stati fatti significativi investimenti e che, in quanto ospedale con specificita montana , garantisce il diritto alla salute di una popolazione che risiede in un territorio esteso e dalla mobilita spesso difficile.

Per queste ragioni, la FP CGIL e convinta che sia fondamentale continuare ad investire, di certo non tagliare servizi all’interno del San Lorenzo , sia in termini di dotazioni strumentali che di personale.
Da questo punto di vista, l ipotesi di chiusura del punto nascite, servizio che nel tempo ha dimostrato di essere di elevata qualita , rischia al contrario di rendere sempre piu marginale la funzione dell’Ospedale di Valdagno nell’ambito del sistema dei servizi Ulss 8, ragione per cui non si puo non esprimere seria preoccupazione.

E’ d’altro canto fondamentale non sottovalutare in alcun modo il tema sicurezza…dei bambini, delle madri, degli operatori sanitari che devono poter operare in condizioni ottimali. Non si puo quindi tacere il fatto che il pronunciamento del Comitato percorso nascita nazionale , organismo di natura tecnica che ha previsto la chiusura del punto nascite di Valdagno riferendosi al rispetto di alcuni parametri di sicurezza, va tenuto ben presente.

Da questo punto di vista, riteniamo di trovarci di fronte all’ennesimo esempio di una programmazione regionale che non ha saputo raggiungere i propri obiettivi, di una programmazione regionale che ha promesso di poter mantenere operativo il punto nascite di Valdagno, ha dichiarato di voler operare investimenti in questa direzione, ma non e stata in grado di creare le condizioni (tecniche, strutturali, di ricettivita ) affinche questa decisione del Comitato nazionale non venisse assunta.

Forse cio sarebbe stato possibile attraverso un maggiore e piu tempestivo potenziamento del servizio, sia in termini di dotazioni strumentali che in termini di organico (sempre all’osso anche a causa delle limitazioni regionali alle assunzioni di personale), ma anche attraverso la creazione di maggiori sinergie con strutture ospedaliere limitrofe. Sinergia che, forse, avrebbe potuto portare maggiori risultati se, anziche parlare di due Ulss contigue, si fosse trattato della gestione di servizi nell’ambito di un’unica Ulss provinciale.

Resta ora da capire quali saranno gli sviluppi futuri, anche per quanto riguarda le lavoratrici e i lavoratori che operano all’interno del punto nascite. Per questo, la FP CGIL chiede che la Direzione dell’Ulss 8 Berica convochi al piu presto un tavolo di informazione e confronto con le Organizzazioni Sindacali, in merito al futuro del servizio e alle ricadute che tali scelte avranno sia sulla cittadinanza che sui lavoratori coinvolti.