«Alziamo l’asticella» ma non «vamos a ganar». L’impegno che prende il presidente dell’LR Vicenza nella conferenza stampa di fine stagione è solo quello di far meglio del campionato da poco concluso, obbiettivo non propriamente impossibile perché, non essendo stato precisato «quanto» meglio, potrebbe consistere anche soltanto in una salvezza raggiunta con maggiore anticipo o in una posizione finale più a ridosso delle Top Ten del girone.
Traguardi che si sarebbero potuti conseguire già quest’anno se non ci fosse stato l’inopinato crollo nel finale. Evidentemente le dichiarazioni tipo «fuga in avanti», rilasciate un po’ per euforia un po’ per inesperienza nell’ultimo precampionato e ridimensionate progressivamente a fronte dell’andamento della squadra, hanno consigliato al numero uno biancorosso una tattica diversa e cioè un understatement e una vaghezza che, alla fine, dicono poco o nulla.
Promette, il figlio di RR, anche investimenti su giocatori ma ammonisce che si dovrà «spendere bene», non si sa se riferito all’80 per cento del calciomercato di cui si sono presi la responsabilità Di Carlo e Magalini o al rimanente 20 di cui si ignora la paternità.
Queste, dunque, le premesse alla nuova stagione in attesa di saperne qualcosa di più dopo gli imminenti incontri fra società e area tecnica, destinati a concretizzare i propositi in un progetto sportivo ed economico.
Cosa ci si può ragionevolmente aspettare per il prossimo campionato?
Alcune recenti dichiarazioni dello stesso Stefano Rosso («è finita l’epoca dei presidenti Paperon de’ Paperoni» e «la società deve portare avanti solo progetti autofinanziati») a dire il vero non lasciano margini per farsi troppe illusioni. Sarà un altro campionato di transizione, con ogni probabilità, o comunque di preparazione all’assalto alla Serie A annunciato a conclusione del famoso piano quinquennale, piano a cui forse si dovrà aggiungere una o due annualità perché l’imprevisto Covid ha fatto sballare le tempistiche dei progetti.
Ne è prova la stessa lentezza con cui sta portando avanti il discorso stadio. Il Menti va adeguato ai requisiti richiesti per la A (che oggi non possiede) e rifatto radicalmente per finirla una buona volta con le manutenzioni straordinarie che pagano annualmente i cittadini di Vicenza e, da quanto ha detto il dg Bedin, anche la società: ottocentomila euro in tre anni in interventi strutturali più trecentomila per il rifacimento del campo. Uno stadio moderno è anche una fonte di ricavi, ma oggi il Menti genera solo spese.
Il bilancio dell’LR Vicenza al 30 giugno 2021 chiuderà con ogni probabilità in passivo, visto che ci sono stati meno ricavi e più costi del preventivato. E anche la prossima stagione si prospetta all’insegna dell’incertezza quanto meno per quanto riguarda la voce biglietti e abbonamenti. Sembra, poi, piuttosto difficile che arrivino risorse dal calcio-mercato perché, di tutta la rosa, c’è un solo giocatore che potrebbe essere ceduto generando una buona plusvalenza: è Tommaso Mancini, ma è stato già dichiarato incedibile. Altri biancorossi che pure si sono messi in evidenza quest’anno, per un motivo o per l’altro non dovrebbero riscuotere molte attenzioni: Meggiorini (per altro già rinnovato) e Rigoni per l’età, Dalmonte (anche lui con contratto prorogato) per problemi fisici, Beruatto e Da Riva perchè in prestito annuale.
Per coerenza con le parole del presidente il Lane dovrebbe prima vendere e poi comprare. Il calciomercato in entrata è condizionato da questo passaggio, fra l’altro non semplice da affrontare perché ci sono casi difficili come Longo e Jallow, con contratto triennale e ingaggio alto, o Nalini e Vandeputte, sulla cui efficienza fisica c’è qualche dubbio.
La squadra non sarà quindi rivoluzionata e si punterà sulla continuità proseguendo nella politica dei prestiti, degli scambi e dei giocatori in scadenza. E questo lo faranno tutte le società della B salvo quelle retrocesse dalla A, che possono contare sul famigerato «paracadute». È probabile anche il rientro di giocatori dati in prestito in Lega Pro (Pizzignacco, Zarpellon) e un maggior utilizzo di giovani della Primavera.
Le prospettive potrebbero cambiare con un investimento della proprietà tale da muoversi sul mercato con liquidità. Ma, ripeto, le linee guida accennate da Rosso non fanno pensare a questa iniezione di denaro da parte dei soci, che probabilmente avranno come priorità il ripianamento del deficit di bilancio.
Per programmare il futuro in modo concreto bisognerebbe ora decidere che tipo di società vuol essere il Vicenza. Un Monza o un Cittadella? Un’Atalanta o un Sassuolo? Le ultime due incarnano un modello che va sviluppato in tempi medio-lunghi e con grossi investimenti, il Monza non va certo imitato perché ha dimostrato che i soldi non sono sufficienti a far grande una squadra e il Cittadella sembra un caso unico e irripetibile nel calcio italiano. Però è ora di dare una identità precisa al Lane, perché, salvo il campionato vinto in Lega Pro, negli altri due della gestione Rosso la programmazione non ha rispecchiato un paradigma identificabile.
Forse bisognerà portar pazienza per un’altra stagione e dare tempo al management di via Schio di chiarirsi le idee dopo aver risolto i tanti problemi che ancora si prospettano nella rincorsa alla Serie A.
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