“Quando il fiume fa paura”, presentazione del libro di Antonio Fabris a Palazzo Cordellina di Vicenza

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quando il fiume fa paura

La stagione culturale autunnale della Biblioteca Bertoliana si arricchisce a novembre con la presentazione del libro di Antonio Fabris “Quando il fiume fa paura. Alluvioni e difesa idraulica nel Vicentino fra Serenissima e Italia” che si terrà martedì 8 novembre alle 17.30 nella sede di Palazzo Cordellina (Ingresso libero).

Nell’ambito della collaborazione tra Biblioteca civica Bertoliana, Viacqua e Biblioteca Internazionale “La Vigna”, lo storico Antonio Fabris presenta il volume frutto di lunghe ricerche compiute negli archivi cittadini, dove ripercorre la storia dei corsi d’acqua vicentini ricostruendone gli antichi percorsi e gli interventi umani che hanno portato rettifiche e cambiamenti nelle dinamiche delle acque.

L’incontro, che vedrà la presenza di Chiara Visentin, presidente della Bertoliana, di Giuseppe Castaman, presidente di Viacqua e di Remo Pedon, presidente di “La Vigna”, sarà moderato da Giustino Mezzalira, esperto di ecosistemi forestali e vicepresidente della Biblioteca “La Vigna”. Sarà presente l’autore.

La presidente della Bertoliana, Chiara Visentin, delinea il valore dell’iniziativa: “I nostri territori ricchi d’acque sono paesaggi artificiali, risultato dell’evoluzione dei molti elementi che hanno concorso alla loro formazione: in primis l’acqua, poi suolo, coltivazioni, manufatti idraulici, insediamenti, azione quotidiana dell’uomo.

Questo complesso rapporto tra comunità e contesto ha costruito la dimensione non solo ambientale e infrastrutturale, ma anche quella socio-culturale che percepiamo ancora oggi, tra memoria e identità. I lavori d’archivio e di ricerca presenti nel volume di Fabris ben interpretano la valorizzazione operativa e operante del territorio a cui è sensibile la nostra Istituzione, conscia del suo essere un persistente e inestricabile intreccio tra uomo, natura e storia”.

“Come ho avuto modo di commentare in altre occasioni – precisa il presidente di Viacqua Castaman, – il lavoro di Antonio Fabris condensato in questo libro è un pezzo unico in Italia negli studi sull’idrologia dei corsi d’acqua minori. A rendere le sue ricerche così importanti è lo studio minuzioso dello sviluppo organico dei fiumi vicentini in sei secoli di storia, corredato da mappe e ricostruzioni degli originali tracciati, poi deviati in alcuni casi dallo sviluppo urbano.

Le ricerche di Fabris sono utili anche al lavoro del gestore idrico, permettendo una più approfondita conoscenza del territorio e della sua idraulica, per sviluppare le progettazioni necessarie con la contezza di quelli che sono i punti di maggiore fragilità anche per lo sviluppo delle reti idriche e fognarie”.

Remo Pedon, presidente di “La Vigna”, esprime soddisfazione per il coinvolgimento della sua biblioteca nella presentazione del libro di Antonio Fabris, che traccia una storia, quella della difesa idraulica nel vicentino, lunga secoli e che oggi è terribilmente attuale. Confida che sia l’inizio di una costante e proficua collaborazione tra la Biblioteca Bertoliana e “La Vigna” per lo sviluppo di tematiche culturali comuni e d’interesse per la collettività.

Il vicentino è un territorio ricco d’acqua. Dalle valli prealpine scendono i torrenti Chiampo, Agno-Guà, Leogra-Timonchio, Orolo e Astico. In pianura nasce il fiume Bacchiglione alimentato dalle acque di risorgiva e dalle colline a monte di Vicenza scende il Retrone. Questo sistema idrografico è stato nei secoli fonte di ricchezza, ma ha anche creato numerosi problemi alle popolazioni.

Due sono i principali nodi idraulici del territorio: Montebello e la città di Vicenza. Il primo ha una storia controversa che origina da quando il Chiampo confluiva nell’Agno-Guà creando problemi fra le comunità vicentine e quelle veronesi. La diatriba durò dal XIV al XVI secolo e si risolse quando le acque del Chiampo presero la via definitiva Chiampo –Alpone-Adige. A Vicenza confluivano invece le acque del Bacchiglione unite a quelle del Leogra-Timonchio e l’Orolo, e in città si aggiungevano quelle del Retrone.

Nella stagione delle piogge accadeva spesso che le acque esondassero nella parte bassa della città. Numerosi sono stati nei secoli gli interventi proposti dagli idraulici per risolvere questo problema. Quasi tutti prevedevano l’intercettazione delle acque di piena a monte di Porta Santa Croce e lo scarico a valle della città. Nessuna di queste proposte venne attuata e l’unico intervento fu nell’Ottocento, il raddrizzamento di alcune anse e lo spostamento dell’incile del Retrone. In passato il corso d’acqua che ha preoccupato maggiormente i vicentini è stato l’Astico.

Per difendersi dall’impetuoso torrente, nel 1532 gli amministratori fecero costruire a Montecchio Precalcino un muro lungo circa 215 metri in alveo. Lo scopo era quello si deviare le acque di piena verso oriente ed impedire che prendendo la via dell’Astichello scendessero in città. Per la manutenzione di questo muro comunemente chiamato “Murazzo”, dalla sua costruzione, la città spese continuamente delle cifre enormi.
Questo e altri interventi umani per il controllo delle acque hanno sempre dei limiti e i fiumi tentano di riprendersi gli spazi originari causando nei secoli rotte e alluvioni. Il corso d’acqua che ha causato più danni è l’Agno-Guà. Circa 130 sono le rotte censite con allagamenti e danni enormi nelle aree perifluviali. Anche gli altri, seppur in tono minore, hanno causato alluvioni e problemi alle comunità.

Antonio Fabris ha insegnato all’ITIS “G. Galilei” di Arzignano. E’ autore di saggi di carattere storico e naturalistico, molti dei quali dedicati ai fiumi, che conosce anche per una loro frequentazione come appassionato canoista. È membro del Gruppo Storico della Valle dell’Agno. È stato responsabile del WWF Valle dell’Agno e membro della Commissione Regionale Tutela Ambiente Montano del CAI Veneto. In questo periodo ha pubblicato dei lavori sulla flora e sulla fauna della Valle dell’Agno. Nel 2002 ha pubblicato Brentane-Cinquecento anni di alluvioni del torrente Agno-Guà nella Valle dell’Agno e nella pianura sottostante. A questo sono seguiti alcuni lavori sulle acque e sulla conflittualità nelle prealpi vicentine per il possesso di boschi e pascoli, fra le comunità locali e la nobiltà. Dopo l’alluvione del 2010 ha avuto l’incarico dall’Università di Verona – Dipartimento TESIS di uno studio storico-geografico sui corsi d’acqua che hanno allagato la provincia di Vicenza.

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