Quando la sofferenza si trasforma in danza: a Bassano del Grappa attivo il progetto “Dance Well Crea”

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Una classe di danza e di movimento a supporto del percorso di cura nei pazienti oncologici. Con l’obiettivo di ritrovare un senso di armonia, di bellezza, ma anche di fiducia e di stima nei confronti di un corpo ferito dalla malattia, a Bassano del Grappa è attivo il progetto “Dance Well Crea”. Ogni sabato mattina, dalle 10 alle 11.30, nella raffinata cornice del Salone degli Specchi del restaurato Palazzo Sturm, i pazienti che hanno vissuto o stanno lottando contro il cancro danzano per recuperare, o rafforzare, una condizione di benessere personale.

«La danza, con i suoi ritmi e i movimenti, sicuramente aiuta a superare i blocchi fisici e psicologici derivanti dalla patologia – osservano Gianni Celi e Dina Faoro, rispettivamente presidente e vice dell’Associazione oncologica San Bassiano che, a diversi livelli, supporta le persone colpite da neoplasia nell’ambito dell’Ulss 7 Pedemontana -. Dare l’opportunità di sperimentare il proprio corpo in un contesto protetto e sotto la guida di personale esperto può contribuire a ritrovare quell’equilibrio fisico e psicologico che spesso si rompe di fronte a una malattia».

La novità, che sta ottenendo un successo superiore alle aspettative, si rifà alla medesima proposta, Dance Well, nata per le persone con Parkinson. È attiva a Bassano dal 2013, nell’ambito dell’offerta socio-culturale di Operaestate. L’intuizione spetta al coreografo Roberto Casarotto, responsabile della “Casa della danza”, struttura del festival bassanese, che ha rielaborato un progetto olandese. Dalla città del Grappa, l’esperienza è stata esportata in diverse parti del mondo, arrivando fino in Giappone, complici i numerosi riconoscimenti europei ottenuti e l’attenzione del mondo scientifico.

«I benefici del metodo sono allo studio di un gruppo di ricerca guidato dal professor Daniele Volpe, responsabile del dipartimento di medicina riabilitativa della casa di cura Villa Margherita di Arcugnano – spiega Casarotto -. Se la malattia favorisce l’isolamento, la danza di gruppo aggrega, fa rinascere emozioni e relazioni, rafforza l’autostima contribuendo a migliorare la qualità della vita, il senso del ritmo, dell’equilibrio e del movimento».