Quanto spendono la regione Veneto e la città di Vicenza per la cultura? Dati e confronto con Italia ed Europa

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Comune e gli studenti che hanno restaurato i monumenti di Vicenza
Comune e gli studenti che hanno restaurato i monumenti di Vicenza

È della scorsa settimana la notizia del successo del ciclo di restauri che ha interessato le statue del centro storico di Vicenza dedicate a Giacomo Zanella, Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II che erano state villipese da alcuni vandali. Il risultato si deve al progetto formativo nato dalla sinergia tra la scuola di restauro ENGIM Veneto e la Regione del Veneto, con l’obbiettivo di formare i ragazzi e inserirli nel mondo del lavoro.

In questa occasione l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro della Regione del Veneto Elena Donazzan ha ricordato che la regione, nel corso della programmazione 2014-2020, ha diplomato, sfruttando 13 milioni di euro, 470 tecnici. Questi giovani, ha aggiunto l’assessore, «complici anche le scelte di investimenti pubblici come, ad esempio, il bonus facciate, sono tutti impegnati».

Un altro spunto di riflessione riguarda il messaggio dietro questo progetto: «giovani con un’attitudine di rispetto della bellezza hanno posto rimedio alle azioni di altri giovani, che, privi di questo rispetto, avevano recato gravi danni alle statue» ha sottolineato ancora Donazzan.
Insomma, a tutti gli effetti un esempio di collaborazione vincente tra enti e di formazione per i tecnici e soprattutto gli adulti del futuro. Sullo sfondo, tuttavia, rimane una curiosità: quanto spendono il Veneto e Vicenza in particolare rispetto al resto d’Italia e d’Europa per valorizzare i beni storici?

Innanzitutto è necessaria una premessa. Nei bilanci dei comuni alla cultura è dedicato un’intero capitolo chiamato “Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali”. Questo è divisa in due voci: “Valorizzazione dei beni di interesse storico” e “Attività culturali e interventi diversi nel settore culturale”.

Nella prima sono comprese le spese per tutela, sostegno, ristrutturazione e manutenzione di beni di interesse storico, artistico e culturale, oltre che del patrimonio archeologico e architettonico. Sono inclusi in questa voce anche gli investimenti per la ristrutturazione di biblioteche, pinacoteche, musei, gallerie d’arte, teatri e luoghi di culto (se di valore e interesse storico).

Nella seconda vengono inserite le spese per la regolamentazione delle strutture culturali (compresi musei, biblioteche, gallerie d’arte, teatri, sale per esposizioni, giardini zoologici e orti botanici, acquari, arboreti, etc.), ma anche per il sostegno economico alle manifestazioni e alle attività culturali, oltre a quelle di culto. Questa parte del bilancio non comprende le risorse  per strutture o iniziative finalizzate direttamente al turismo.

Per quanto riguarda la regione Veneto, sul sito della regione, è possibile leggere la spese effettive sostenute nel 2020 per la valorizzazione dei beni di interesse storico: 2,27 milioni. Inoltre, su “Open bilanci”, è facile consultare il bilancio del proprio comune. Per Vicenza, sempre nel 2020, sono € 3.598.142 i soldi destinati alla valorizzazione di beni di interesse storico ossia € 32,92 Procapite.

Vicenza
Spese del Comune di Vicenza nel 2020; Credists: Open bilanci

L’edizione 2021 del Rapporto Benessere equo e sostenibile (BES) dell’Istat, nella sezione “Paesaggio e patrimonio culturale”, aiuta ad approfondire ulteriormente l’analisi. L’Italia è al 23° posto (su 28) in Europa per spesa pubblica in cultura in rapporto al Pil nel 2018. Si parla di 5,1 miliardi di euro, pochi a confronto di quanto hanno speso la Francia e la Germania (14,8 e 13,5 miliardi rispettivamente) ma meno anche della Spagna, che alla cultura ha destinato 5,3 miliardi. In rapporto al Prodotti Interno Lordo, l’Italia spende appena il 2,9 per mille, contro il 4 per mille della media dell’Unione Europea.

Il rapporto esamina inoltre anche la spesa dei Comuni per la gestione di beni e attività culturali: 19,4 euro pro capite nel 2018, 0,6 euro in più rispetto al 2017, ma 2,9 in meno rispetto al 2010. Continua poi ad allargarsi il divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno: nel 2018, un comune del Mezzogiorno spendeva in media per la cultura 8,9 euro pro capite, mentre nel 2010 ne spendeva 11,6. Infine, nel 2019 resta stabile la densità del patrimonio museale (1,6 strutture aperte al pubblico ogni 100 km2), ma aumenta la concentrazione dei flussi (l’1% delle strutture accoglie circa il 50% dei visitatori). Ci sono infine soltanto quattro regioni, mete privilegiate dal turismo internazionale, che superano la media Italia (1,62 strutture per 100 km2): Lazio, Toscana, Campania e Veneto.

Regione Veneto, spesa cultura
Spese comuni italiani per cultura; Credits: rapporto Istat

Insomma, il clichè dell’Italia con un grande patrimonio storico-artistico che non viene tutelato non è del tutto vero, ma forse ciò che l’Italia, anche nella persona di comuni e regioni, spende per curare storia e bellezza e alimentare la fame di cultura non è sufficiente. L’anno nuovo sarà nel segno della ripartenza anche per la tutela dei beni storici?