Un uso spregiudicato delle cosiddette “querele bavaglio” in Veneto. Ne è convinta la consigliera regionale Erika Baldin, del MoVimento 5 Stelle.
“Le querele temerarie fanno male alla democrazia e alla libertà d’informazione – dice -, servono soltanto a mettere il bavaglio alle opinioni che risultano scomode al potente di turno.
Esprimo piena solidarietà al giornalista Maurizio Dianese, costretto a difendersi dalla querela del titolare di un’azienda di Eraclea che vede uno dei suoi ex-soci tra gli imputati nell’ambito dell’indagine sui Casalesi di Eraclea.
Quale sarebbe la colpa di Dianese? Aver fatto il suo lavoro di giornalista?”, chiede Baldin.
“Esprimo solidarietà anche agli attivisti Vania Trolese, portavoce del Veneto che Vogliamo, e Carlo Cunegato, consigliere comunale a Schio e portavoce anch’egli del movimento civico regionale, entrambi querelati da Zaia per aver contestato la gestione regionale della seconda ondata pandemica. Critiche giudicate lecite dal tribunale, che ha archiviato in via definitiva la denuncia per diffamazione formulata da Zaia.
Una regione dove chi fa opposizione deve temere di beccarsi una querela, può dirsi una regione libera”? aggiunge la consigliera regionale, ricordando il caso degli esponenti del MoVimento 5 Stelle, Enrico Cappelletti e Sonia Perenzoni, minacciati di querela per procurato allarme dalla Regione quando denunciavano la vicenda Pfas.
“Non si tratta di un caso isolato, ho sottoscritto con gli altri consiglieri di minoranza un’interrogazione per sapere quante sono e con quali esiti le denunce per diffamazione formulate dalla Regione e da Azienda Zero”, conclude Baldin.