“Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori”: a cura di Giorgio Langella e Giovanni Caneva il quinto volume della collana Vicenza Papers

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Media Choice, l’editore di VicenzaPiu.com, presenta il quinto volume della collana Vicenza Papers: “Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori” a cura di Giorgio Langella e Giovanni Caneva. Un uomo che non si arrese né alle pallottole dei nazifascisti né ai soldi dei Marzotto, Quirino era un uomo che non aveva prezzo e rifiutò di vendersi: “ditegli pure, al conte, Che lu’ el se tegna i so’ schei, che mi me tegno le me idee“. Ritira subito la tua copia a 9 euro nelle migliori edicole e librerie di Vicenza oppure vai sul sito shop.vipiu.it, su Amazon.it o direttamente nella sede di VicenzaPiù in Strada Marosticana 3 a Vicenza.


Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori 

I racconti che riporta il libro sono la trascrizione fedele di parte delle registrazioni effettuate pochi anni prima che Quirino Traforti, il compagno Carnera, chiudesse per sempre gli occhi. Da partigiano e da paladino dei lavoratori. Quirino era nato, la prima volta, il 20 dicembre 1928 e, la seconda volta, il 9 settembre 1944. Fucilato dai nazifascisti durante il rastrellamento della Piana di Valdagno quando non aveva ancora 16 anni, la sbirraglia nazifascista non riuscì ad ucciderlo neppure con il colpo di grazia. Quirino, sopravvisse e dopo qualche settimana ritornò a combattere per liberare l’Italia.  

Dopo la guerra lottò per i diritti dei lavoratori e organizzò il PCI e il sindacato a Valdagno. Per la sua attività politica e sindacale fu discriminato e ricattato dal padrone. Nel 1954, gli furono offerti dalla Marzotto un posto di lavoro molto ben retribuito lontano da Valdagno. Un “esilio dorato” (molto dorato) in cambio della sua “resa”. Ma Quirino era un uomo che non aveva prezzo e rifiutò di vendersi: “ditegli pure, al conte, Che lu’ el se tegna i so’ schei, che mi me tegno le me idee”. Il compagno Carnera ha lasciato questa terra il 13 luglio 2014.

Giorgio Langella 

 

Presentazione del curatore della collana Vicenza Papers 

Col suo grido Quirino Traforti continua a vivere

Tra i due volumi sulla Banca Popolare di Vicenza, il primo, “Vicenza. La città sbancata“, con una selezione di nostri articoli dal 2019 in poi per mettere in guardia sul suo crac in arrivo e il secondo, “BPVi. Bugie Popolari Vicentine“, che è il dossier con quanto di ben diverso scritto dal GdV nello stesso periodo sullo stesso argomento ora agli atti della seconda Commissione d’inchiesta regionale sulle banche venete, la collana Vicenza Papers ha siglato “Roi. La Fondazione demolita“, un’ulteriore raccolta di denunce contemporanee ai fatti e non comodamente postume, in questo caso lo sfruttamento per interessi meschini di chi l’ha gestita della fondazione voluta dal marchese Giuseppe Roi per la cura del museo civico di Vicenza.
Con “Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante” di Giorgio Langella Vicenza Papers ha, quindi, rotto sulla carta, dopo averlo fatto da anni sul web, i silenzi colpevoli dei media e di parte dei sindacati sul dramma della Marlane Marzotto di Praia a Mare, “avamposto dei Marzotto nel sud e prototipo di altri opifici, della famiglia valdagnese e di tante altre aziende, che sulla vita altrui hanno basato parte del loro profitto spacciandosi per giunta come “datori di lavoro”, un lavoro che spesso ha portato a morti e malattie da lavoro”.
Se in questo quinto libro della nostra collana, sullo sfondo c’è sempre la Marzotto non è un caso, visto il peso, ben diverso da quello romanzato che ancora qualcuno ci vuol propinare, che quella dinastia ha avuto e, con i suoi epigoni, ancora ha sul nostro territorio.
Ma se la Marlane Marzotto è la foto malinconica di una sconfitta, a cui il libro prova a lasciare, però, socchiusa la porta per la richiesta di un minimo di giustizia, con “Quirino Traforti, il partigiano dei lavoratori” Giorgio Langella e Giovanni Caneva non rendono un semplice seppur dovuto omaggio a un partigiano, comunista e sindacalista che se ne è andato, dove sceglietelo voi, ma ridanno vita alla necessità non più rinviabile del ritorno agli ideali di libertà e democrazia e del ripristino della dignità e dei valori del lavoro col suo grido di sfida per un futuro diverso: “Che lu’ el se tegna i so’ schei, che mi me tegno le me idee”.
Con questo grido, dovunque ora lui sia o non sia, Quirino Traforti continua a vivere.

Giovanni Coviello