Se Matteo Salvini aveva voluto con tutte le forze Quota 100 (38 anni di contributi e 62 di età per andare in pensione) come contraltare del reddito di cittadinanza pensato soprattutto per gli operai e per le fabbriche del Nord, a ringraziare l’ex vice premier sono le banche che, come, dopo le analisi di Finanza Online, scrive Repubblica pubblicando oggi i dati, “dapprima timidamente, ora sempre più spesso stanno accarezzando l’idea — per le loro casse ben più conveniente — di ricorrere a Quota 100 per sfoltire gli organici“.
Il “piatto forte” potrebbe arrivare a breve con gli esuberi Unicredit.
“Le trattative non sono ancora partite ma, tra i corridoi, comincia a filtrare l’idea che una parte non irrilevante — fino ad un massimo di quarto dei tagli in Italia — potrebbe avvenire proprio con Quota 100. Secondo alcuni calcoli, infatti, tra i 1.000 e i 1.500 dipendenti Unicredit sui 5.500/6.000 che la banca ha annunciato di voler tagliare potrebbero avere i requisiti per la pensione anticipata. La procedura partirà a metà gennaio e fino a quella data le carte resteranno coperte. Ma la tentazione di usare Quota 100 c’è” grazie a “una combinazione di ricambio naturale e di pensionamenti anticipati“.
«Le precondizioni per trattare sono due — spiega sul quotidiano romano Lando Sileoni, segretario generale della Fabi — il contenimento del numero degli esuberi e comunque il 50% di nuove assunzioni, al di fuori di questa griglia diventa impercorribile qualsiasi tipo di accordo».
Ma Unicredit non è la prima banca a ricorrere a Quota 100.
Ecco gli altri numeri che fanno amare Salvini da parte delle banche.
Bnl (gruppo Bnp Paribas) ha visto 1.100 uscite con Quota 100, a fronte di 550 assunzioni.
Carige prevede — nell’accordo con i sindacati — 680 uscite di cui 147 con Quota 100, a fronte di 70 assunzioni (140 complessivamente).
Ubi, invece, registra 67 dipendenti che hanno aderito a Quota 100.
Intesa ha siglato un accordo con i sindacati nel maggio scorso per 1.600 uscite volontarie, di cui 280 con Quota 100, cifra che potrebbe crescere fino ad un massimo di 375 unità a seconda delle modalità di 150 assunzioni complessive (ad esempio con il contratto misto, metà part time dipendente e metà promotore finanziario).
Finora per gestire gli esuberi entrava in gioco il Fondo di solidarietà dei dipendenti del credito, che si autofinanzia con un contributo pari allo 0,375% dell’imponibile lordo a carico dell’intero sistema bancario e uno 0,125% versato da ogni dipendente bancario oltre ai versamenti straordinari dell’azienda interessata agli esuberi.
Se Quota 100 viene scoperta come un’alternativa (o una integrazione) al Fondo di solidarietà per le uscite anticipate (la permanenza massima nel Fondo ora è di cinque anni) nel 2017, quando ci fu la liquidazione coatta amministrativa delle banche venete, lo Stato contribuì con una dote di 130 milioni a favore dei 4.000 esodi previsti dalla due ex popolari venete,che poi divennero solo 1.000 per BPVi e Veneto Banca e ben 3.000 per l’istituto che ne acquistò le cosiddette parti buone per un euro incassando anche una dote miliardaria anticipata dallo Stato ma a carico delle due liquidazioni.
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