Quote latte, Finco (LN) e Rizzotto (ZP) rispondono alla minoranza: “studiate, invece di diffondere fake news”

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latte versato
latte versato

“Possibile che dopo tanti anni in cui si parla di quote latte, e che le più note agenzie di stampa e trasmissioni tv trattano competentemente l’argomento, ci sia ancora qualcuno che non sa, che non studia e che – speriamo – finge di non sapere?”. Così i Capigruppo di Lega e Zaia Presidente, Nicola Finco e Silvia Rizzotto, commentano “le affermazioni dei colleghi di PD, M5S e LeU sulla questione quote latte, rese oggi in conferenza stampa a palazzo Ferro Fini.

A volte basterebbe Google per evitare di diffondere fake news – commentano Finco e Rizzotto – se i colleghi l’avessero fatto, avrebbero trovato, ad esempio, un lancio dell’agenzia Agricolae, la più specializzata sull’argomento, che riportiamo testualmente: ‘La sentenza di archiviazione dà ragione a Zaia che fu ascoltato dalla Procura di Milano che stava portando avanti la tesi opposta, ovvero che tutto era stato messo in opera per consentire agli ‘splafonatori’ di non pagare il dovuto.

Lo stesso Zaia che all’epoca fu accusato di aver reso pubblica la relazione da lui commissionata per paura di eventuali insabbiamenti’. E ancora: ‘Vero quindi quanto dice Ambrosio a Mantile nel colloquio registrato nel luglio 2010 (Ambrosio che all’epoca era capo di gabinetto del Ministro Galan e non di Zaia come scritto per errore in sentenza): se i dati sono falsi, crolla tutto il castello’. Possibile – aggiungono i due Capigruppo – che nessuno del Pd, dei Cinquestelle e di LeU si prenda almeno la briga di studiare? Pensano che siamo tutti disinformati come loro sulla questione?”.

“Ormai – aggiungono Finco e Rizzotto – la questione quote latte è chiara: fu Zaia a scoperchiare il caso, e la sentenza dell’altro giorno l’ha riconosciuto. Ora, che i colleghi di opposizione non abbiano nemmeno un po’ di vergogna a diffondere falsità, è presto spiegabile: dovrebbero rimangiarsi anni e anni di accuse agli allevatori onesti. Al PD, al M5S e a LeU suggeriamo una sola cosa, infine: studiate! Quando Zaia arrivò al Ministero, un numero enorme di allevatori aveva sul capo le multe pregresse ma non le quote, per cui continuavano a pagare in assenza di un quadro di riferimento.

Zaia ha fatto quel che fino ad allora nessuno aveva fatto: trattare con la Ue una rateizzazione onerosa (per essere chiari: sulla rateizzazione si pagavano gli interessi, cosa non accaduta in altri settori), la trattativa è stata approvata dalla Commissione con il positivo intervento del Commissario Mariann Fischer Boel, ministro presidente di turno il francese Barnier”.

“Nel frattempo Zaia ha dato mandato ai Carabinieri incaricati per le frodi comunitarie di indagare sul fenomeno e di chiarire una volta per tutte se le multe fossero dovute perché l’Italia produceva di più della quota dichiarata a livello comunitario oppure no – aggiungono i capigruppo -. I Carabinieri hanno lavorato per mesi e hanno prodotto una dettagliatissima relazione in cui si evidenziava e si dimostrava con estrema chiarezza che i numeri sui quali si basavano quote e multe erano tutti sbagliati”.

“Prima di andarsene dal ministero, nell’aprile del 2010, Zaia ha volutamente diffuso la relazione proprio per evitare che qualcuno giocasse a insabbiarla o metterla in un cassetto – concludono Finco e Rizzotto -. La relazione è stata oggetto di approfondimento da parte della Procura di Roma e ora il giudice afferma che quel documento diceva l’esatta verità, e cioè che il sistema delle quote latte come l’aveva trovato Zaia entrando al Ministero era un sistema completamente sballato”.

“I colleghi dell’opposizione, invece di inerpicarsi in ciò che non sanno e non hanno studiato, parlino con le associazioni professionali del settore. E scopriranno che se c’è uno che ha fatto bene in questo settore e ha portato legalità, questo è proprio Zaia. Studiassero, insomma, tocca ripeterlo. Anche perché che parli il Pd che ha avuto decenni di responsabilità di governo nel settore, non ultimo il Ministro Martina, fa sinceramente sorridere. Da Ministro Zaia ha scoperchiato una pentola maleodorante, cosa che nessuno ministro del Pd aveva fatto.

Da Presidente della Regione ha assistito ai balletti senza sostanza e senza soluzioni dei governi del Pd in quello che non è un problema della Regione del Veneto ma resta una pesante eredità di qualcuno che ha paura ad ammetterlo: ad ammettere di aver detto nella stessa conferenza stampa in cui accusavano che il problema finisce nel 2009. Bella forza, nel 2008 Zaia era diventato ministro dell’Agricoltura. Per fortuna tutto è tracciato e riscontrabile grazie anche al lavoro certosino di un giudice: basterebbe leggere gli atti. Cioè: studiare!”.