Dopo qualche anticipazione apparsa giorni addietro, è stato ufficialmente presentato il programma relativo alle mostre – preferisco chiamarle rassegne d’arte – che verranno ospitate in Basilica Palladiana nei prossimi tre anni. Nella illustrazione del programma, riportata dai mass media, individuo dei punti che trovo particolarmente interessanti e significativi di un autentico cambiamento rispetto ai “grandi eventi”.
Personalmente ritengo che le mostre/evento si possano meglio riferire a una operazione di marketing turistico, piuttosto che a una operazione chiaramente e prioritariamente culturale. Nel nuovo programma rilevo anzitutto che la scelta dei temi sia stata fatta dalla Istituzione comunale non solo in collaborazione con istituzioni quali il Cisa e l’Accademia Olimpica ma, per quel che ne so, anche sulla base di una filosofia delle rassegne d’arte legate a fattori della realtà territoriale, quindi della nostra società nelle sue diverse sfaccettature.
Poi la individuazione di un gruppo di curatori, tutti di valore e di esperienza non indifferente e alcuni certamente conoscitori della realtà vicentina. Ancora il fatto che, in sintonia con la Soprintendenza, si intenda realizzare un allestimento adatto alle tre mostre, quindi con notevoli risparmi economici ma, cosa più importante, rispettoso della straordinarietà del salone della Basilica. Una Basilica che oltre meritare assoluto rispetto, va riconosciuta per essere di per sé un fattore notevole di attrazione.
Infine l’aver messo al centro della scelta complessiva la città di Vicenza. Riporto, per meglio spiegare questo ultimo punto, ultimo nella mia enunciazione ma in effetti un elemento fondamentale, le parole di Guido Beltramini, il direttore del Cisa, che recitano (Il Giornale di Vicenza) “Il rilancio dobbiamo perseguirlo per noi, non per i turisti. I turisti arriveranno, l’obiettivo è lavorare per la città. Dobbiamo ripartire dall’orgoglio di ciò che siamo stati e di ciò che saremo».
Oltre che rilancio ritengo si possa anche parlare di recupero di identità nella dignità di una classe dirigente, non solo politica, ma della complessità di una città come la nostra bellissima Vicenza.