Negli ultimi anni, il progresso tecnologico sta facendo passi da gigante. L’avvento di Internet e del digitale ha aperto innumerevoli porte e ora esistono tantissime opportunità sia dal punto di vista professionale, con la creazione di nuove figure, che per quanto riguarda l’intrattenimento e il settore videoludico.
Basti pensare alle tante piattaforme di streaming video o ai numerosi portali dedicati al gaming e a giochi di vario tipo oppure alle le piattaforme per PC come Steam.
Insomma, le possibilità sono davvero innumerevoli e tra queste ci sono anche quelle che comprendono le tecnologie immersive. Stiamo parlando, nello specifico, di realtà aumentata (AR – Augmented Reality) e realtà virtuale (VR – Virtual Reality) che, ormai
da qualche anno, stanno prendendo sempre più piede. E ciò non è un caso dal momento che le loro potenzialità sono davvero elevate, un po’ in tutti i campi. Ogni settore può sfruttarle a suo vantaggio e, in tal senso, ci sono già le prime evidenze scientifiche positive
dimostrate da studi dedicati.
A tal proposito, come riportato da Il Sole 24 Ore, un’azienda ha scelto un campione di studenti sottoponendoli ad una video-lezione con il visore per la realtà virtuale e i risultati hanno dimostrato che questo strumento è stato in grado di diminuire il margine di distrazione e, di conseguenza, di velocizzare la curva di apprendimento dei ragazzi. Ciò grazie principalmente alla capacità della VR di rendere più interattiva e coinvolgente l’esperienza della lezione.
Certo, c’è ancora strada da fare ma se le premesse sono queste ci sono pochi dubbi che il loro impiego possa apportare benefici in diversi settori. Ma come funzionano nel dettaglio queste tecnologie immersive?
Le differenza tra realtà aumentata e realtà virtuale
La realtà aumentata è una tecnologia che sovrappone elementi digitali al mondo reale, consentendo agli utenti di interagire con oggetti virtuali all’interno del contesto fisico. Utilizzando dispositivi come smartphone, tablet o occhiali speciali, la AR combina l’ambiente reale con elementi virtuali, come immagini, video o informazioni testuali, fornendo un’esperienza interattiva e coinvolgente. Essa è ampiamente utilizzata in ambito pubblicitario, dove gli utenti, attraverso questa tecnologia, possono visualizzare
prodotti in modo interattivo. Oppure nel turismo, che può sfruttare le potenzialità della AR per migliorare l’esperienza di visite guidate e quant’altro.
O anche, più semplicemente, i filtri utilizzati sui social che compaiono sugli schermi di questi stessi dispositivi.
La realtà virtuale, invece, è una tecnologia che crea un ambiente completamente simulato, separato dalla realtà fisica. Gli utenti indossano dispositivi VR come visori o caschi che coprono completamente gli occhi e talvolta le orecchie, immergendoli in un mondo virtuale tridimensionale. La stessa tecnologia utilizza sensori di movimento per tracciare le azioni dell’utente e consente loro di interagire con l’ambiente virtuale attraverso un avatar che può persino replicare voce e gesti.
Dunque, le principali differenze tra i due tipi di realtà riguardano essenzialmente l’esperienza e l’interazione con il mondo circostante. La AR offre un coinvolgimento parziale e ciò significa che mantiene l’ambiente reale su cui a sua volta vengono applicati elementi digitali.
Al contrario, il funzionamento della VR offre un coinvolgimento totale e, pertanto, l’esperienza avviene in un contesto del tutto virtuale in cui gli utenti sono completamente immersi senza particolari interferenze dell’ambiente reale circostante. L’unico “contro” in tal senso può essere, banalmente, che muovendo un braccio o una gamba si colpisca uno
spigolo di un mobile. Perciò è sempre bene utilizzare il visore o il casco assicurandosi
di avere a disposizione spazio a sufficienza per movimenti ed eventuali spostamenti. Tuttavia, altri tipi di VR funzionano attraverso l’utilizzo di un controller dedicato escludendo questo tipo di rischio, poiché in tal caso si può fruire della tecnologia da fermi.
Inoltre, vale la pena sottolineare come la realtà virtuale trovi applicazione anche nella simulazione di ambienti e situazioni che altrimenti sarebbero difficili o pericolose da sperimentare nella vita reale.
Un esempio può essere il simulatore di guida che ormai utilizzano tutte le scuderie di Formula 1. Ciò permette di simulare l’esperienza di guida in ogni suo minimo aspetto senza dover necessariamente mettersi al volante di una monoposto. In questo modo, si eliminano non solo rischi evitabili per l’incolumità del pilota – che comunque effettua i suoi test su pista – e della macchina, ma anche di ottenere conseguenti benefici in termini economici per il team in fase di sviluppo e collaudo, riducendo quindi al minimo indispensabile la spesa. Peraltro, restando in tema corse automobilistiche, i piloti utilizzano i simulatori anche per tenere allenate le loro doti di guida. Tant’è che ormai tutti ne hanno almeno uno a casa, per non parlare poi degli e-Sports che ormai sono diventate competizioni sportive a tutti gli effetti.