Recovery Plan, Zingaretti (PD): “tanto da cambiare”. Moretti: “in Veneto manca visione strategica futuro”

173
Alessandra Moretti
Alessandra Moretti eurodeputata vicentina del PD

“La versione attuale del Pnrr è il frutto di un lavoro proficuo condotto nelle settimane passate dalle forze politiche, a cui il Partito democratico ha contribuito con convinzione, in un rapporto dialettico e costruttivo con il Governo”. Lo ha detto il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti (fonte Public Policy) ammettendo però che c’è ancora tanto da cambiare per andare incontro alle richieste del PD, che non sono molto diverse da quelle di Italia Viva, che hanno poi scatenato la crisi di governo con la fuoriuscita del partito di Renzi.  Del resto anche l’eurodeputata vicentina del PD Alessandra Moretti nei giorni scorsi ha ribadito più volte che le istanze di Italia Viva fossero condivisibili nei contenuti, anche se sbagliate nella forma e nei modi, cioè nell’apertura di una crisi in questo momento.

“Il Piano approvato dal Governo è molto vicino alle cose che avevamo chiesto. Siamo convinti che molti aspetti si possano e si debbano ancora migliorare: avevamo chiesto misure mirate per il commercio; non ci sono, insisteremo in questo senso. La riforma della pubblica amministrazione, della giustizia e gli interventi a favore della concorrenza sono indicati come obiettivi necessari ad accompagnare il Piano e come condizione della sua realizzazione. Riteniamo che su questo punto sia importante procedere e nei prossimi giorni avanzeremo le nostre proposte – ha detto ancora Zingaretti -. C’è ancora molto da fare e ci sarà ancora molto da cambiare dopo il confronto con le parti economiche e sociali, con le forze del Terzo settore e del sociale, con le istanze espressione delle nuove generazioni, delle donne e dell’ambientalismo”.

Anche la Regione Veneto ha presentato un suo piano di utilizzo dei soldi del Recovery Fund, che non soddisfa però il PD. “Le 400 pagine presentate nei giorni scorsi, fatte di schede che rinviano a progetti dormienti, spesso non in linea con gli indirizzi europei, prive di priorità e di visione strategica, rischiano di farci trovare impreparati alla svolta necessaria –  afferma Moretti in un comunicato -. Il piano di ripartenza, in Italia e nelle regioni, non può essere un mero elenco di progetti scollegati tra loro e privi di un obiettivo chiaro e condiviso. Manca in questo frangente la risposta alla domanda di quale paese immaginiamo fra 20 anni e lo stesso vale per la Regione. Temo che in molti la domanda non se la siano neppure posta, evidenziando una totale assenza di visione lunga sul futuro”.

Moretti torna poi sul piano nazionale e fa sue le preoccupazioni del commissario europeo all’Economia ed ex premier del PD Gentiloni: “Le preoccupazioni sull’applicazione del piano europeo di rilancio in Italia sono fondate. Alle criticità dovute al quadro politico nazionale si aggiungono i problemi sui contenuti. C’è il nodo dei tempi e c’è quello dei contenuti, non sono collegati, ma sovrapposti. Visto che i fondi in arrivo all’Italia sono di fatto debito comune europeo, i tempi sono dettati dalla Commissione europea, non dalle segreterie dei partiti italiani. Se non rispettiamo le scadenze, non riceveremo le successive tranche di risorse economiche. E l’intero piano deve arrivare a compimento entro il 2026. Il governo italiano aveva assicurato tempi stretti per il piano nazionale, oggi siamo già in ritardo».

C’è poi la questione dei contenuti, sottolinea l’eurodeputata: «Le modifiche richieste da molti, tra cui il Partito democratico, sono state accolte ed è positivo. Ricordo tuttavia che i nodi principali da affrontare in Italia restano e non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché sono un freno alla crescita e al benessere degli italiani, la pubblica amministrazione elefantiaca e lenta, i tempi della giustizia civile, la quota sempre troppo ampia di evasione fiscale e il carico pensionistico. Se non interveniamo su questi nodi, rischiamo di sprecare 209 miliardi che, fra l’altro, stiamo prendendo in parte a debito sul futuro».