“Serve una una legge che dica chiaro e tondo che il recupero del residuo del Fir debba avvenire e non che possa avvenire“.
Il noto avvocato padovano, prof. Rodolfo Bettiol, è intervenuto con questa intervista concessa a VIPiu.it il 14 febbraio 2023 (è sia nella copertina di questo articolo che sul Canale YouTube LaPiù Tv e sulla App LaPiù Tv), su quella che dovrebbe essere, condizionale d’obbligo, la strada che i risparmiatori dovrebbero seguire per ottenere la parte rimanente del Fondo Indennizzo, circa 500 milioni, la metà di quanto già elargito. Il riferimento, come è noto, è ai soci delle banche collassate, le più grandi Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca ma anche Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieri.
Bettiol lo ha fatto indicando e presagendo la strada della soluzione politica e non conflittuale ora in via di attuazione con gli ordini del giorno condivisi dal governo e approvati all’unanimità prima al senato grazie al senatore vicentino Pierantonio Zanettin di FI (leggi su ViPiu.it “FIR, impresa di Zanettin che mette tutti d’accordo: il Senato vota all’unanimità OdG su riparto del residuo del Fondo indennizzo risparmiatori” su spinta dell’associazione Ezzelino III da Onara e di tutte quelle, la gran parte, che si erano associate agli sforzi di Patrizio Miatello) e, poi, quasi in fotocopia, alla camera grazie al veneto, abitante a Bassano del Grappa, on. Enrico Cappelletti dell’M5S («Truffati dalle banche venete, Enrico Cappelletti (M5S): “Il governo finalmente si impegna a dare esecuzione alla norma”»).
Precedentemente, il professor Bettiol aveva aiutato ViPiù a tracciare un riepilogo storico della intricata storia degli indennizzi (leggi «Indennizzi soci BPVi, Veneto Banca e altre banche collassate, prof. Rodolfo Bettiol: “Ecco la storia vera, mistificazioni a parte, e la soluzione… politica”») e ora, sempre intervistato dal direttore Giovanni Coviello, il legale molto addentro per motivi professionali alla vicenda chiarisce il suo pensiero sul come arrivare al recupero del residuo FIR.
Quale è secondo lei – ha chiesto l’intervistatore – la soluzione preferibile tra la ricerca di una soluzione politica, quindi una nuova legge, e quella della contrapposizione (con diffida annunciata la Mef e alla Commissione tecnica della Consap, come quella avviata da Noi che Credevamo nella BPVi e in Veneto Banca)?
“Io non credo che questa contrapposizione paragiudiziaria abbia risultati – ha detto Bettiol -, perché il ministro, il Governo, potranno facilmente rispondere che i fondi non ci sono, che non è possibile procedere al riparto per la presenza del contenzioso o, ancora, che la legge prevede una possibilità e non un dovere della commissione tecnica.
Sì – ha proseguito il legale -, una diffida va bene per far emergere che c’è un dovere di disclosure, di rivelazione di come stiano le cose, ma non credo che porti a grandi risultati. Può essere un’azione di pressione per affermare il diritto ad accedere al fondo, questo lo condivido, ma non credo che, poi, fatta la diffida ci sia una via giudiziaria”.
Che relazione c’è – ha quindi chiesto Coviello – tra le costtiuzioni di parte civile nei due processi di Banca Popolare di Vicenza e Banca Veneta con la chiamata in causa delle società di revisione delle due banche (KPMG e PwC, rispettivamente, ndr?
“La possibilità di citare le società di revisione c’è indipendentemente dal fatto della costituzione di parte civile – ha risposto ancora il professor Bettiol -. Le società di revisione possono essere citate per una responsabilità extracontrattuale che hanno nei confronti degli azionisti, questo indipendentemente dal fatto di essersi costituiti parte civile, ma non vedo assolutamente questo legame. In realtà, le società di revisione possono essere anche responsabili ed era stato anche aperto un procedimento in tal senso a Roma nei confronti della società di revisione di Veneto Banca, ma una volta iniziato è stato trasmesso a Treviso e probabilmente finirà con una prescrizione”.
Nelle cause promosse nei confronti delle società di revisione “peraltro si chiede non tanto il risarcimento integrale del danno, ma esclusivamente un danno morale quantificato in 10 mila euro. Ora – prosegue l’avvocato padovano -, io non so se sia pensabile la liquidazione del danno morale. Comunque sia, le cause ci sono ma non sono semplici perché occorre poi dimostrare i singoli inadempimenti. Certo, sono cause che impegnano completamente uno studio professionale, per il tema che trattano e poi naturalmente sono anche molto costose”.
In conclusione, Bettiol afferma: “Credo che ci sia ancora molto da fare. Insomma, c’è ancora una strada in salita” e, così come aveva iniziato conclude: “Probabilmente bisogna arrivare, appunto come dicevo, di nuovo a una legge che chiarisca cosa deve essere del recupero del residuo Fir“.
E la strada della trattativa aperta con i due ordini del giorno sembra ora tracciata, se il Governo, che pure li ha condivisi, e i partiti, che in blocco li hanno votati, rispetteranno la linea di indirizzo unanimemente votata.