“Il Veneto non rinuncia al proprio modello territoriale, di rete integrata tra pubblico e terzo settore, nel contrasto alla povertà. Il lavoro fatto non verrà disperso: lavoreremo per integrare il nostro modello con il reddito di cittadinanza, anche investendo risorse regionali”. Lo ha ribadito – in una nota – l’assessore alla sanità e al sociale della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, intervenendo al convegno promosso dall’Alleanza regionale contro le povertà al centro Cardinal Urbani di Zelarino. Al centro del confronto, che ha visto la partecipazione dei parlamentari veneti, dell’Anci, delle parti sociali, del terzo settore e dell’ordine degli assistenti sociali, c’era il futuro del piano regionale per il contrasto alle povertà, alla vigilia dell’entrata in vigore del reddito di cittadinanza.
“Il lavoro svolto in Veneto in questi anni – ha spiegato l’assessore – per ‘tessere’ una rete multipla e integrata, tra istituzioni pubbliche, enti locali, associazioni ed enti del terzo settore, è stato un lavoro valido e prezioso che è riuscito a sintonizzare diversi attori attorno ad una regìa comune, saldamente ancorata ai bisogni del territorio. Attorno alle misure-cardine del reddito di assistenza e inclusione attiva (prima Sia, poi Rei) si sono strutturati interventi regionali, ormai diventati sistematici e costanti, come la rete degli empori solidali per redistribuire le eccedenze alimentari, il reddito di inclusione attiva, gli interventi per superare le povertà educative, le politiche per la casa”.
Nel 2018 – ha ricordato l’assessore – sono stati assistiti con il Rei quasi 28.498 persone in Veneto, che hanno percepito l’assegno medio mensile di circa 258 euro in vigore a livello nazionale dal 2017, per un totale di 10.662 nuclei familiari. Inoltre 1500 persone hanno beneficiato del Ria, il reddito di inclusione attiva istituito dalla Regione Veneto nel 2013 (con un impegno finanziario diretto che ha raggiunto i 3,8 milioni di euro nell’ultimo esercizio) e che attualmente vede il coinvolgimento attivo di 233 comuni e dei servizi pubblici e privati del territorio.
“Chiave di volta del modello veneto sono gli ambiti territoriali, cioè l’articolazione degli interventi concordata sotto la regìa dei 21 comitati dei sindaci – ha precisato l’assessore – La Regione e i Comuni non intendono rinunciare a questo modello, nel quale i sindaci – in alleanza con i servizi sociali, il terzo settore e il volontariato – sono i protagonisti delle politiche di intervento sociale. I Comuni sono gli enti territorialmente più vicini ai cittadini e che meglio conoscono necessità e difficoltà dei singoli e delle famiglie. Non a caso abbiamo adottato il medesimo modello dei 21 ambiti territoriali (corrispondenti ai territori delle ex Ulss) per i piani di zona, le politiche giovanili e quelle per l’invecchiamento attivo”.
“Mi auguro – conclude l’assessore – che le osservazioni che Regione, Anci, Alleanza contro le povertà e assistenti sociali hanno espresso oggi possano essere recepite dai parlamentari, al fine di migliorare l’impianto complessivo delle misure di contrasto alla povertà. Il nostro obiettivo è non disperdere quanto di positivo si è realizzato sinora e riuscire a dare una risposta alle tante persone che si trovano in condizioni di fragilità e precarietà, non solo per la perdita del lavoro, ma anche per dinamiche sociali, sanitarie, familiari ed esistenziali. Tutte problematiche complesse che non possono essere affrontate solo sotto il profilo occupazionale”.