Reddito di Cittadinanza, Il Sole 24 Ore: “Rischi fino a 3,1 miliardi dopo la bocciatura della Ue”

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reddito di cittadinanza

Secondo la Corte di giustizia Europea il requisito che ha riservato Reddito e pensione di cittadinanza a chi avesse almeno 10 anni di residenza in Italia, dei quali gli ultimi due continuativi, determina una discriminazione indiretta ai danni degli stranieri e, di conseguenza, è illegittimo perché vìola l’articolo 11, paragrafo 1, lettera d), della direttiva 2003/109/Ce, norma che va interpretata “alla luce dell’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.

Partendo da questo assunto, contenuto in una recente sentenza della Corte, Il Sole 24 Ore propone oggi nella sua edizione in edicola un approfondimento a firma di Gianni Trovati. Particolarmente delicata la questione circa i costi che la finanza pubblica dovrebbe sostenere. “Perché l’Inps  si legge – ha calcolato in 3,088 miliardi il costo da sostenere per assicurare il reddito di cittadinanza per i quattro anni in cui è stato in vigore agli stranieri con meno di 10 anni di residenza in Italia (76% del totale). Limitandosi alle 106mila famiglie che si sono viste respingere la domanda, la spesa sarebbe da 850 milioni. Ma finché l’architettura dei requisiti non trova una definizione compiuta, non è possibile tracciare i confini delle possibili domande”.

Questa la ricostruzione della causa. “I giudici del Lussemburgo –  ricostruisce Trovati – sono stati chiamati in causa dal Tribunale di Napoli, impegnato nell’esame di una serie di ricorsi portati avanti da extracomunitari che avevano chiesto il reddito senza ottenerlo. E con la sua decisione può riaprire ex post i canali che erano stati chiusi dalle autorità italiane. In gioco c’è in particolare la condizione dei «cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo», che in base alla stessa direttiva 2003/109 sono coloro che «hanno soggiornato legalmente e ininterrottamente per cinque anni» nel territorio dello Stato. Ma nel caso dei cittadini comunitari il requisito potrebbe essere anche più breve; e potrebbe determinare l’esigenza di riallineare tutto l’impianto dei parametri per gli italiani che rientrano dopo un lungo soggiorno all’estero, anche loro esclusi dal reddito in assenza del requisito dei due anni di residenza continuativa in Italia”.

La Corte Ue ha accolto la definizione del tribunale di Napoli secondo cui il reddito di cittadinanza è una «prestazione di assistenza sociale volta a garantire un livello minimo di sussistenza». I giudici comunitari avvertono che «non spetta alla Corte verificare l’esattezza» dell’etichetta attribuita dal tribunale napoletano.

Ma anche se la sentenza Ue non dedica al tema nemmeno una citazione, va ricordato che la Corte costituzionale ha detto l’esatto contrario nella sentenza 19/2022, in cui esaminando il requisito del «lungo soggiorno» ha sostenuto che «il reddito di cittadinanza non si risolve in una provvidenza assistenziale diretta a soddisfare un bisogno primario dell’individuo, ma persegue diversi e più articolati obiettivi di politica attiva del lavoro e di integrazione sociale».

Davanti ai giudici delle leggi è ancora pendente il giudizio sul parametro dei dieci anni, che per il verdetto attendeva proprio la decisione Ue. Alla Consulta italiana spetterà dunque l’ultima parola sull’intera vicenda.

Fonte: Il Sole 24 Ore