Reddito di inclusione – cittadinanza del governo attuale, Luca Fantò: una tegola sta per cadere sulle teste degli italiani?

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Il rischio è che una tegola di proporzioni gigantesche si stia per abbattere sulla nostra società. Infatti con l’approvazione del nuovo reddito di inclusione, impropriamente chiamato reddito di cittadinanza per evidenti ragioni politiche e propagandistiche, esiste la possibilità che il sistema del welfare italiano venga di fatto smantellato. I socialisti non possono a priori essere contrari al reddito di inclusione. Il Governo Gentiloni ha approvato tale misura ed i parlamentari del PSI lo hanno votato. Non vi è dubbio che il reddito di cittadinanza sia una misura necessaria dello stato sociale moderno.
E’ però necessario spiegare che quello approvato nei giorni scorsi non è il “reddito di cittadinanza”, bensì un “reddito minimo”, un sussidio di disoccupazione, una misura di sostegno ai cittadini in difficoltà economica, corrisposta in cambio dell’espletamento di determinati doveri.
Un ampliamento di quanto fatto dal governo che ha preceduto il governo Lega-5stelle, una misura tipicamente “socialdemocratica” che presuppone servizi sociali attenti, cittadini consapevoli, desiderosi di uscire da tale condizione di assistenza e di godere di un’opportunità di crescita offerta dallo Stato. Non si tratta di un rifiuto del lavoro, perché si tratta di una misura provvisoria e finalizzata al rapido ritorno al lavoro oppure al sostegno di determinate condizioni di difficoltà, quale ad esempio quella di un genitore single.
Nonostante gli attacchi partigiani al presunto assistenzialismo del welfare socialdemocratico, i socialisti europei hanno sempre sostenuto condizioni obbligatorie per accedere al reddito minimo, centrate su attività di formazione, sulla verifica di un’attiva ricerca di lavoro, sul dovere di accettare le offerte proposte dai servizi sociali. Fin qui tutto perfettamente accettabile. Fin qui non ci si discosta dal reddito di inclusione del governo Gentiloni.

Purtroppo esiste anche una versione conservatrice del reddito minimo, una versione che soddisfa le aspettative della destra liberista, ed è quella che rende preoccupante la situazione in cui da pochi giorni ci troviamo. Se infatti la versione aggiornata del reddito di inclusione approvata dal governo giallo-verde non dovesse essere accompagnata da una reale rivoluzione del mondo del collocamento, ci troveremmo a dover sostenere un reddito di povertà senza particolari condizioni o controlli. La corresponsione di un reddito di inclusione senza particolari condizioni di inclusione, diventerebbe di fatto sostitutiva dei programmi di educazione, formazione, tutela sociale, e persino della sanità e della scuola pubblica. Si renderebbero necessari risparmi sui costi del welfare (già annunciati dal governo). Riduzione dei costi che renderebbe possibile anche la flat tax ma che precipiterebbe i cittadini in uno spazio sociale con tutele inesistenti o comunque fortemente ridotte. Se così fosse, reddito d’inclusione e flat tax rappresenterebbero realmente i due pilastri di un governo che, con la sua attitudine alla repressione più che alla soluzione dei problemi, ha già dimostrato la sua collocazione a pieno titolo nella storia della destra italiana. Varrebbe anche la pena di chiedersi a quale destra guarda il governo Salvini-Di Maio, se alla destra italiana di Confindustria o a quella dei “Me ne frego” e “Io tiro dritto”.

Ma esiste la possibilità di realizzare un vero reddito di cittadinanza?
In passato, diverse volte noi socialisti abbiamo proposto la realizzazione di un vero reddito di cittadinanza. Un provvedimento che, senza mettere in questione gli altri servizi sociali essenziali, grazie a un prelievo fiscale robusto e progressivo, avrebbe potuto e potrebbe avere diversi effetti positivi. L’idea principale sottostante al reddito di cittadinanza universale è che non debbano esistere lavoratori poveri, ma soltanto lavoratori che ricevono una significativa parte della ricchezza prodotta, cittadini nella condizione di potersi tirare fuori da meccanismi di puro sfruttamento del mercato del lavoro attuale. Una proposta che potrebbe essere giudicata interessante, soprattutto qualora il lavoro diventasse, alla luce dei cambiamenti tecnologici, una risorsa scarsa.

Luca Fantò
Segr. reg. PSI del Veneto