Referendum sulla giustizia, l’intervista all’on. Zanettin: “non se ne parla, i contrari al Sì ai 5 quesiti difendono la deriva manettara e giustizialista”

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Giustizia e carriere
Giustizia e carriere

On. Pierantonio Zanettin, mancano meno di tre settimane ai referendum sulla giustizia,  ma pare che i cittadini non ne siano a conoscenza. Come giudica la campagna referendaria?

Pierantonio Zanettin commissione Giustizia
Pierantonio Zanettin commissione Giustizia

La campagna referendaria stenta a decollare perché i media nazionali non danno spazio al tema, che è assente, sia nei programmi televisivi, che nella carta stampata.

Ciò è molto grave sul piano democratico.

I partiti contrari ai quesiti referendari, dal  Partito Democratico al Movimento 5 Stelle,  a loro volta non  fanno campagna, perché puntano all’astensionismo.

Non le pare che anche i promotori del  referendum ora siano spariti dall’orizzonte?

Mi pare che ognuno stia facendo quello che può, ma oggettivamente gli spazi di dibattito pubblico sono davvero esigui.

Ne approfitto per ringraziare ViPiù per questa opportunità di spiegare le ragioni del Si.

Sono importanti tutte le occasioni di dibattito per risvegliare gli spiriti liberi.

Vuole spiegare allora perché bisogna votare si il 12 giugno?

La giustizia nel nostro paese è un problema irrisolto da decenni.

I problemi evidenziati dal caso di Enzo Tortora, più di trenta anni fa, rimangono ancora sul tappeto.

Nel frattempo il dibattito è stato inquinato da una deriva manettara e giustizialista, di cui il principale interprete è stato il Movimento 5 Stelle, ma di cui anche la sinistra ha grandi responsabilità.

Una vittoria del Si costituirebbe una svolta in senso garantista, per un giudice terzo ed imparziale e l’affermazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

Per questo questa occasione storica non può andare perduta.

Nel frattempo  che fine ha fatto la riforma Cartabia dell’ordinamento giudiziario e del Csm?

Dopo il voto della Camera dei Deputati è passata al Senato.

Attualmente è all’esame della commissione giustizia ed il voto dell’aula è previsto nella settimana successiva all’esito referendario.

E’ stata fatta questa scelta proprio per non interferire col dibattito referendario.

Spero che il testo non venga modificato e che la riforma possa entrare in vigore prima della elezione del nuovo Csm, che è prevista a fine luglio.

Invece è fallito clamorosamente lo sciopero dei magistrati contro la riforma

Personalmente non ho mai dubitato dell’esito.

Del resto  lo avevo previsto anche in una intervista a suo tempo rilasciata proprio a ViPiù.

Ormai è chiaro che i singoli magistrati non si riconoscono più in una Anm, espressione delle correnti della magistratura e che, di fronte ai  gravissimi scandali che in questi anni hanno interessato il Csm, ha guardato da un’altra parte.

I magistrati seri e laboriosi, che costituiscono la maggior parte della categoria non hanno timore di essere valutati sulla base dei risultati del loro lavoro e rifiutano l’egualitarismo, che li appiattisce e li mette nelle mani delle correnti.

 

Così si esprime sui referendum sulla giustizia il parlamentare vicentino di lungo corso, Pierantonio Zanettin, già membro laico del Csm e avvocato di professione.

E noi?

Anche ieri l’ex magistrato e presidente di tribunali, Giovanni Schiavon, evidenziava come gli intrecci tra poteri stanno da tempo inquinando almeno un processo in corso, quello per il crac di Veneto Banca.

E la nostra personale esperienza, con anche una condanna, per carità ancora di primo grado, alla detenzione, definita “raggelante e intimidatoria” da Ossigeno per l’Informazione, bocciata come misura generale da un ventennio dalla CEDU e dichiarata incostituzionale dalla Consulta, non ci può non far vedere favorevolmente la libera determinazione del popolo sui referendum sulla giustizia che, tra le varie, questioni, però e purtroppo, non pongono anche quella, non ammessa, sulla responsabilità personale dei giudici che dovessero sbagliare non per meri errori tecnici…