“Questa non è una proposta di legge per garantire governabilità e rappresentatività, la Lega si limita a obbedire al capitano Salvini, piegando alla sua propaganda il Consiglio regionale. Zaia però è il primo a non crederci e infatti non viene in aula a metterci la faccia, come ha invece fatto in occasione del referendum sulle trivelle”.
Questa la posizione del Capogruppo del Partito Democratico a palazzo Ferro Fini, Stefano Fracasso, che commenta così “la Proposta di Deliberazione Amministrativa sulla richiesta di un referendum abrogativo di una parte della legge elettorale nazionale, quella relativa all’assegnazione dei seggi con quota proporzionale, il cui voto è stato rimandato a domani mattina”.
“È comunque curiosa la conversione di Salvini sulla via di Pontida – spiega l’esponente dei Democratici – Dopo aver definito, a suo tempo, ‘menata’ la legge elettorale, perché era doveroso occuparsi dei veri problemi del Paese, adesso questa legge è diventata la priorità assoluta. In quattordici mesi da Vice Premier, Salvini non aveva mai manifestato questa urgenza, ma, per fare chiarezza, avrebbe potuto anche semplificare il quesito: volete voi che alle elezioni un partito possa ottenere il 100% dei seggi? O, ancora, volete voi che un unico partito possa avere una maggioranza bulgara?”.
“Credo che, così formulato, il quesito referendario sarebbe stato più corretto– aggiunge Fracasso – Certo, poi c’è sempre quel problema della Costituzione, poiché occorre un sistema immediatamente applicabile, in modo da poter andare al voto anche senza nessun intervento successivo del Parlamento”.
“Ma tutto serve a fare propaganda – conclude Stefano Fracasso – e a sottrarsi dall’occuparsi delle reali urgenze del Veneto”.
“Sulla proposta di referendum su scala regionale per la modica della legge elettorale nazionale, noi del Movimento 5 Stelle abbiamo scelto il non voto. La Lega vuole un sistema di voto per curare i propri interessi. Perché è stata zitta per 14 mesi? Il nostro ‘faro’ è il taglio dei parlamentari con una riforma che passi dalle Camere”.
Questa la posizione del Gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle “sui referendum regionali, promossi dalla Lega, per modificare la legge elettorale nazionale”.
“Siamo in assoluto sempre favorevoli all’espressione diretta del popolo – spiega Simone Scarabel – quindi non ci opporremmo mai a una consultazione referendaria, ma qui siamo davanti all’ennesima campagna di propaganda di marca leghista. Noi del Movimento 5 Stelle siamo talmente idealisti che siamo perfino andati contro l’Italicum che ci avrebbe attribuito una vittoria elettorale clamorosa, ma non era la legge più onesta per gli italiani. Ora quel che vogliamo è, subito, la riduzione dei parlamentari, che necessariamente porterà a una riforma dell’intera legge elettorale, ovviamente spostata sul proporzionale, per la garanzia di rappresentanza dei partiti più piccoli”.
“Questo referendum dunque – prosegue la nota del Gruppo M5S – che al contrario vorrebbe veder prevalere il maggioritario, è una mera speculazione, proposta per l’ennesima volta da una formazione politica che vorrebbe il sistema di voto che le farebbe più comodo. Come voterà adesso la Lega il taglio dei parlamentari? Vorremmo vedere la stessa celerità che ha fatto promuovere alla Lega questo referendum, applicata ad un altro referendum, quello per la separazione amministrativa tra Venezia e la terraferma, che la Lega stessa ha cercato di affossare in tutti i modi”.
“Ma poi ci chiediamo – aggiunge Erika Baldin – come mai questa improvvisa necessità di una riforma immediata la Lega non l’ha sentita negli ultimi 14 mesi. Dopo l’uscita dal governo, forse la Lega sente l’interesse di assicurarsi più poltrone possibile, in un’unica tornata elettorale, ma noi non lo permetteremo”.
“Ma non è tutto: questo referendum è anche gravato da vizi di incostituzionalità, visto che i requisiti fondamentali devono essere quelli dell’essenzialità, della chiarezza e dell’inconfondibilità – sottolineano i consiglieri Pentastellati – Invece, già per le quattro pagine di richiami ad articoli, suddivisioni in capitoli e sotto capitoli, siamo di fronte a tutt’altro, ovvero a un quesito incomprensibile”.
“Noi vogliamo che la modifica del sistema di voto vada di pari passo con la riduzione dei parlamentari – concludono i consiglieri M5S – e questo percorso vogliamo che avvenga in Parlamento, come è giusto che sia, nel rispetto della rappresentanza del popolo e delle istituzioni”.
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