Anche i nobili soffrono, trovata morta regina tunisina: suicidio per l’amato fuggito a Lavinio nel Lazio o è un altro caso di femminicidio?

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Didone, trovata morta (foto di Lorenzo Avico)
Didone, trovata morta (foto di Lorenzo Avico)

Una regina, per quanto tale, è pur sempre una donna come tutte. Lo ha dimostrato il tragico avvenimento verificatosi questa notte presso il palazzo reale dell'antica Cartagine in Tunisia. La giovane e bella Didone, per tutti "la regina" di questa città, è stata rinvenuta nuda e ancora rantolante dalla sorella Anna, ma è spirata prima che quest’ultima potesse chiamare i soccorsi. L’arma del delitto, riportano gli inquirenti accorsi sul posto, è una splendida spada sulla quale, questa l’ipotesi più accreditata, la sovrana si sarebbe gettata.

Secondo il cerusico , pardon medico" legale, infatti, la ferita netta e precisa non suggerirebbe alcuna colluttazione, escludendo così la pista dell’omicidio, da molti paventata a causa dei recenti sviluppi nella vita pubblica della sovrana: «Se lo è meritato», è stato infatti l’asperrimo commento a caldo di Iarba, suo spasimante più volte respinto.

Anche l’ospite Enea gode di un alibi di ferro: all’ora presunta del delitto, secondo i testimoni, era già salpato (fuggito?) verso Lavinio, vicino Roma, parrebbe. Proprio l’eroico generale sconfitto nell'ultimo conflitto in quell'area e in fuga da Truva (l'antica Troia) sembra essere il movente dell’estremo gesto. Da tempo a Cartagine, "complice la Fama" avrebbero detto i suoi antichi abitanti, le voci di una presunta relazione tra i due si erano fatte insistenti. La partenza di Enea, scelta propria o dettata dal Fato questo mai forse lo si saprà, avrebbe quindi risucchiato la sovrana in una spirale di abbandono e disperazione.

In città, in effetti, sono visibili alcuni segni di degrado prima inesistente: «Ha trascurato noi cittadini e suoi sudditi», racconta, comunque commosso, un mercante di stoffe, «ma era la nostra regina e mai avremmo voluto che le accadesse tutto ciò». A confermare le voci ha pensato la sorella Anna. «Era devastata», rivela in lacrime, non dopo aver chiesto ai cronisti di rispettare la privacy e il dolore della famiglia il più possibile.

«I nostri concittadini sanno quanto fosse innamorata del defunto marito (Sicheo, n.d.r.), ma aveva deciso di abbandonarsi a questa nuova relazione, in vista anche dei benefici che ciò avrebbe apportato al regno con una guida maschile accanto a lei. Non ha, perciò, retto l’abbandono», racconta poi la sorella amareggiata per come la regina avesse tentato di dimenticare il generale in fuga perenne anche con una seduta con una sedicente maga del luogo.

Ma c’è di più: alcune voci, infatti, riferiscono che prima di compiere l’ultimo, disperato gesto, Didone abbia scagliato una violenta maledizione contro la stirpe dell’uomo che l’ha abbandonata. Nell’auspicio che non si tratti che di voci e che la verità venga accertata dalle autorità, ci stringiamo anche noi attorno al popolo di Cartagine e alla famiglia della regina con grande cordoglio.

P.S. Così racconteremmo oggi, qualche vetusta parola a parte, il suicidio o il femminicidio di questa nobile donna.

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