I risultati non sono ancora definitivi, ma la vittoria di Zaia in Veneto è schiacciante stando ai dati diffusi finora, si parla di oltre il 70%. Un risultato clamoroso che supera di gran lunga quelli ottenuti nei due precedenti mandati, che comunque furono molto netti: 60% nel 2010 e 50% nel 2015. In quell’occasione la lista di Zaia ha preso il 23% mentre la Lega Nord il 17%. Oggi la lista di Zaia è praticamente raddoppiata, mentre la Lega è scesa di qualche punto.
A sfidare Zaia nel 2015 fu Alessandra Moretti del Partito Democratico, che vinse le primarie contro l’altra dem Simonetta Rubinato che questa volta si presentava con una sua lista “Rubinato per le autonomie”. La Moretti prese il 22%, quindi ha fatto meglio di Lorenzoni, dato nella migliore delle ipotesi al 16%. Il Partito Democratico è passato dal 16,66% a circa il 10% e anche qui va vista una delle ragioni di una debacle che suona anche troppo umiliante per Lorenzoni. Un’altra è sicuramente la mancata unità sul candidato presidente: a tutti è sembrato che il PD abbia subìto la scelta di Lorenzoni senza mai supportarlo fino in fondo e i casi di appello al voto disgiunto per Zaia degli ultimi giorni lo dimostrano. Un aiuto a Lorenzoni lo avrebbe potuto dare anche Renzi con la sua Italia Viva, che a Roma sostiene il governo Conte con PD e M5S. Quest’ultimo, in caduta libera, ha voluto a tutti i costi correre da solo. Del resto la differenza nelle percentuali tra centrosinistra e centrodestra non è così schiacciante. A fare la differenza è la lista Zaia. Se il governatore leghista non avesse modificato la legge per poter correre per il terzo mandato la storia sarebbe diversa: questo è un voto per la persona, come spesso avviene nelle comunali. Poi l’emergenza Coronavirus e l’incertezza sulla data del voto non hanno aiutato Lorenzoni, mentre dall’altra parte Zaia ogni giorno poteva fare nuovi proseliti con la scusa del bollettino Covid trasformato in uno show.
Il PD e il M5S si possono consolare così, dicendo “il Veneto è un caso unico e particolare, qui non ha stravinto la destra, ha stravinto Zaia, che è diverso”. Alessandra Moretti, ora europarlamentare, si può togliere un sassolino dalla scarpa pensando che dopo di lei il diluvio. Lorenzoni si può chiedere chi gliel’ha fatto fare di dimettersi da vicesindaco di Padova. Ma il Movimento 5 Stelle e il PD si dovrebbero anche chiedere se abbia senso continuare ad esistere in Veneto o se non sia meglio confluire in una lista civica come quella di Lorenzoni. Oppure si archivierà subito il civismo rimpiangendo di non essere riusciti a mettere in campo un candidato forte (Variati? Cacciari?). Hanno cinque anni di tempo per pensarci, ma devono sperare che Zaia (che è poco più che cinquantenne, un giovanotto per gli standard della politica italiana) non modifichi di nuovo la legge e non decida di correre per il quarto mandato.
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