Come scrivevamo anche pochi giorni fa, bisogna serrare le fila tra le associazioni e i legali dei risparmiatori vittime del flop di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, oltre che delle quattro banche risolte e di altre quattro poste in Lca come le due venete, tutte banche i cui soci sono interessati all’evoluzione impressa dal governo alla legge 205 e sfociata nel capo III articolo 38 della legge di bilancio in discussione presso le commissioni parlamentari e che arriverà in parlamento fra pochi giorni per il ristoro dei loro denari.
Se ad agosto ho incontrato nella sua parrocchia di Dese don Enrico Torta, che non raccolse l’invito ad unire, la scorsa settimana sono andato a trovare anche l’avvocato Renato Bertelle nel suo studio.
In passato abbiamo polemizzato col professionista di Malo (Vi) che è anche presidente dell’Associazione nazionale azionisti BPVi ma lui e noi abbiamo proseguito nelle nostre battaglie in cui ci ha sempre unito anche la volontà di richiamare alle sue responsabilità chi è alla base del dramma per lo meno della BPVi: su quel chi, io da giornalista, che dal 13 agosto 2010 ha messo il naso nel sistema BPVi, e lui da avvocato e socio della banca, che ha disinvestito in tempo prevedendo quello che stava per succedere, abbiamo sempre concordato: Gianni Zonin e il suo circo ben poco magico, oltre ovviamente a chi non ha controllato e lo ha lasciato fare o gli ha “consigliato” cosa fare, da Bankitalia a Consob, dai sindaci alle società di revisione, come la KPMG per Vicenza.
Ci siamo incontrati a Malo, ci siamo quasi azzuffati (dialetticamente) di nuovo ma, poi, ognuno ha fatto un passo indietro fondamentale, quello di riconoscere all’altro la buona fede, il passo avanti, cioè, che volevo, invano, anche con don Torta ma che con Bertelle c’è stato, almeno mi sembra, per unire chi vuole “ristorare” sul serio le vittime delle banche.
Da quell’incontro è nata un’intervista venerdì che ho diviso in due parti: nella prima Bertelle racconta come è arrivato a occuparsi dell’associazione, come abbia provato, invano anche lui, a coinvolgere Andrea Arman, senza egoismi, cosa pensi delle costituzioni di parte civile oggi di certo non più utile come quando il legale pensava, sperandolo invano, che gli imputati fossero tutti i membri del cda, i sindaci, KPMG, Banca d’Italia e Consob. La lotta al riguardo Bertelle la sta continuando chiedendo l’avocazione a Venezia del processo per coinvolgere più responsabili e, quindi, più patrimoni aggredibili, oggi di fatto limitati a quello di Zonin, su cui però ripete il dubbio che i beni mobili sequestrati siano “falsi”, anche se lo stesso avvocato confessa di non credere che mai nessuno in Italia processerà la banca di via Nazionale, che è al vertice di chi decide ed opera.
Vedete e valutate voi cosa dice l’avvocato, per me è stato già un successo allargare il più possibile l’area intorno all’obiettivo unico di fare il meglio possibile per i risparmiatori azzerati e dare una sensazione di maggior compattezza del fronte dei rappresentanti dei soci la cui cabina di regia i sottosegretari, Alessio Villarosa (M5S) e Massimo Bitonci (Lega) hanno convocato per il 27 novembre al Mef per una sintesi delle volontà comuni sulle modifiche da apportare a quell’articolo 38 del capo III della legge di bilancio.
A domani per la seconda parte dell’intervista.