Renzo Rosso, l’imprenditore “serio”

360
Renzo Rosso
Renzo Rosso

Si leggano le esternazioni del “grande imprenditore serio”, tale Renzo Rosso da Brugine, contro il governo, le istituzioni e, naturalmente, anche i sindacati. Sarebbe da chiedere a lui (e ai “lorsignori” suoi sodali) alcune cose.

Ad esempio:

Visto che vi considerate “imprenditori seri” così tanto amanti della Patria, perché portate il lavoro all’estero?

Perché andate a produrre dove i salari sono una miseria, dove si può inquinare di più, dove potete sfruttare persone e ambiente?

Perché non cominciate proprio voi ricchi (e tanto) a dire che sarebbe giusto e utile per tutti che le risorse necessarie a far andare meglio il paese potessero essere recuperate anche dalle vostre immense ricchezze?

È facile per miliardari, che fanno di tutto per non pagare le tasse, pretendere che sia poi lo Stato (cioè tutti i cittadini che le tasse le pagano) a sostenere tutte le spese per le emergenze e le crisi senza intaccare il loro patrimonio. Si potrebbe chiedere a “lorsignori” di dimostrare nei fatti di essere veri patrioti e non solo imprenditori attenti solo “ai loro schei” (in effetti basterebbe che dimostrassero di essere “persone” e non solo “personaggi” spesso e volentieri abbastanza ignoranti … ma come si può paragonare la Cina all’Italia visto popolazione e territorio “leggermente” diversi, almeno mi pare) .

Si potrebbe anche chiedere, sempre a “lorsignori”, di evitare di portare le loro ricchezze, le loro fabbriche e le sedi legali delle loro imprese in quei paradisi fiscali (interni o esterni alla UE) che permettono di risparmiare e non pagare le tasse qui in Italia. E se le hanno già portate via di farle rientrare e versare allo Stato il dovuto.

Finita la pandemia (o resa controllabile) si può pensare di esasperare il sistema a favore dei padroni o crearne uno diverso che favorisca le persone (direi l’umanità). Certo in questo secondo caso Renzo Rosso sarebbe un po’ meno ricco e privilegiato (ma la cosa non guasterebbe).

La cosa oscena di questi “signori” è che pensano di essere semidei che possono dire e fare qualsiasi cosa senza che nessuno possa dissentire. Loro non hanno mai colpe né sono responsabili di nulla. Non importa se nelle loro aziende si muore per le condizioni di lavoro (vedi Marlane-Marzotto, Eternit, ThyssenKrupp ecc. ecc.), se alimentano la corruzione, se pretendono di privatizzare tutto a partire dalla salute. Loro sono “bravi per decisione divina”. Rendiamoci conto che vogliono riaprire tutto (ma Rosso lo sa o no che con le deroghe oltre il 50% delle aziende sono ripartite?) non perché hanno a cuore il bene comune ma solo la loro personale ricchezza.

Articolo precedenteWar Room di Enrico Cisnetto con Giulio Tremonti e Fabio Tamburini: non basta ripartire, è il momento delle grandi decisioni
Articolo successivoPrimo Maggio. Ripensare insieme il lavoro
Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.