La puntata di lunedì 2 gennaio di Report, la rubrica di inchiesta giornalistica di Rai3, ha riproposto in versione aggiornata e circostanziata la vicenda dell’utilizzo di tamponi antigenici rapidi per l’accertamento dell’infezione da Covid-19 che oppone dal 2020 la Regione Veneto e il suo presidente Luca Zaia ad Andrea Crisanti, ora senatore del Partito Democratico e professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova fino allo scorso 31 dicembre (leggere «Andrea Crisanti lascia l’Università di Padova: “Voglio essere libero di prendere ogni decisione”»).
Nell’estate del 2020 la Regione aveva acquistato un rilevante quantitativo di tamponi prodotti dalla big pharma Abbott per un controvalore di oltre due milioni di euro e li aveva utilizzati per test su personale e pazienti delle RSA. La scelta dei tamponi della Abbott era stata fatta – o almeno questa è la versione della Regione – in base a un parere preventivo favorevole del dottor Roberto Rigoli, all’epoca coordinatore delle Microbiologie regionali, il quale asseriva di aver verificato che la attendibilità del test Abbott era effettivamente pari al 90%. Un solo tampone su dieci, secondo Rigoli, poteva sbagliare l’accertamento dell’esposizione al virus.
Nell’ottobre del 2020 il senatore Crisanti, principale consulente scientifico della Regione nella prima fase della pandemia, rendeva nota una sua ricerca (poi pubblicata dall’autorevole testata Nature) da cui risultava che, invece, il tampone rapido Abbott era in realtà molto meno affidabile e ne abbassava al 70% la quota di sicurezza. Secondo Crisanti, dunque, tre test Abbott su dieci potevano dare un risultato sbagliato.
Questa rivelazione aveva trovato un tragico riscontro nel successivo elevatissimo numero di decessi registrati nelle RSU venete, molto superiore alla media nazionale, che era stato collegato alla mancata rilevazione dei contagi negli anziani degenti e nel personale medico e paramedico delle case di riposo.
Crisanti, nel novembre 2020, aveva presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Padova sulla inattendibilità dei tamponi Abbott. L’indagine si era conclusa con il rinvio a giudizio di Rigoli e di Patrizia Simionato, precedente d.g. di Azienda Zero (la struttura amministrativa della sanità regionale) che aveva indetto la gara e assegnato l’appalto.
I procuratori padovani avevano portato a galla una circostanza che, se provata, sarebbe gravissima: il dottor Rigoli non avrebbe fatto alcuno studio sul tampone Abbott, una cui campionatura gli sarebbe stata consegnata da un dipendente della multinazionale dopo che il microbiologo aveva espresso il suo parere favorevole all’acquisto e all’utilizzo del test. L’adozione e l’acquisto, fortemente voluti da Zaia, sarebbero quindi stati fatti senza alcun accertamento scientifico preventivo della sicurezza del test.
Come entra nella vicenda il presidente Zaia? Ci entra perché è chiamato in causa da un’intercettazione telefonica della magistratura che è stata resa pubblica da Report. Zaia nel maggio del 2021 parla al telefono con Roberto Toniolo (era lui l’intercettato) direttore generale di Azienda Zero, e, riferendosi a Crisanti, dice “stiamo per portarlo allo schianto”. Si riferisce, ovviamente, alla campagna contro il microbiologo romano, iniziata l’anno prima con l’annullamento del suo incarico di consulente e proseguita con una campagna di discredito culminata con un esposto alla magistratura per diffamazione, che provoca una reazione dell’Ateneo padovano che difende Crisanti e la sua libertà di espressione del proprio pensiero scientifico.
Le rivelazioni di Report hanno avuto l’effetto di una bomba nel mondo politico veneto e nazionale e costretto la Regione a emettere, prim’ancora della messa in onda della puntata della rubrica di Rai3, la lunga nota pubblicata ieri da ViPiù (leggere «Tamponi e Covid, sanità del Veneto replica al senatore Crisanti: siamo stati un modello, anche secondo i più autorevoli studi. Stasera inchiesta di Report») a difesa del proprio operato e di quello del presidente Zaia. Il quale, comunque, non esce certo bene dalla pubblicazioni delle frasi intercettate che confermerebbero quanto meno la sua conoscenza e, più concretamente, la sua partecipazione alla campagna contro Crisanti.
Sullo sfondo rimane e assume toni ancora più sconvolgenti la vicenda dei tamponi Abbott, a cui il processo in corso (è all’udienza preliminare) potrebbe dare un esito dirompente sia, sul piano giudiziario, per gli indagati sia, politicamente ed eticamente, per lo stesso presidente Zaia. Crisanti, da parte sua, sta valutando se procedere penalmente contro Zaia per le sue dichiarazioni.