‘REPowerEU’

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Vedere gli ostacoli, per superarli

L’annuncio da parte della Commissione europea dell’avvio del Programma ‘REPowerEU’ segna un passo importante verso la transizione energetica.

La diversificazione delle fonti e dei fornitori, la cooperazione tra gli Stati europei per l’acquisto del gas, la spinta verso le rinnovabili, la decisione di attingere da ulteriori finanziamenti europei con un investimento da 300 miliardi di euro (72 di sovvenzioni e 226 di prestiti), tutto questo insieme potrebbe favorire il raggiungimento dell’auspicato livello di autonomia energetica, a condizione che si creino per tempo le condizioni per accogliere l’inversione di rotta dal ricorso ai combustibili fossili alla valorizzazione delle fonti di energia rinnovabile.

Il percorso che si delinea all’orizzonte, pure apprezzabile e da accogliere con favore, non è libero da ostacoli.

Sicuramente si è lontani dal vero se si immagina di potersi affrancare velocemente dalle fonti fossili senza tener conto della tempistica delle necessarie trasformazioni/transizioni dei vari settori economici.
Gli impatti della transizione energetica e di quella ecologica, infatti, non si risolvono solo con un cambio di fornitori e di fonti energetiche, rendendosi di contro necessario favorire la creazione di nuove imprese e accompagnare i lavoratori nella transizione da un lavoro a un altro, da una competenza ad un’altra con efficaci politiche attive del lavoro, sulle quali in Italia non si punta abbastanza.

Le scelte dell’Unione europea dimostrano ancora una volta che il gas è considerato la principale fonte energetica di transizione e nel breve periodo, laddove possibile, è importante poter utilizzare risorse e materie prima nazionali, evitando di acquistare da Paesi in via di sviluppo e/o lontani da una cultura democratica, con l’ulteriore rischio di perdere imprese, competenze e professionalità, oltre a quello di restare dipendenti dall’estero.

Si programmi, dunque, con lungimiranza e per tempo un pacchetto di proposte pronte ad accogliere e a impiegare efficacemente le ulteriori risorse che dovranno affluire a sostegno della transizione energetica, puntando su interventi innovativi del settore primario, del sistema manifatturiero e industriale e su investimenti mirati alla riduzione dei consumi energetici e alla produzione di energia rinnovabile, anche con l’aiuto delle Comunità energetiche, che potrebbero proliferare per effetto del previsto obbligo di installare pannelli solari sui tetti dei nuovi edifici privati e di quelli pubblici.

In chiave di autonomia energetica, occorre altresì valorizzare i processi di economia circolare, affinché si possano attivare percorsi di valorizzazione dei rifiuti non riciclabili e processi di produzione di biogas e bio carburanti.

In questa prospettiva e facendo tesoro delle difficoltà attuative già incontrate nella fase di attuazione del PNRR anche per la ristrettezza dei tempi di attuazione delle riforme, si definisca un concreto percorso di uscita dalle fonti fossili tenendo conto di ciò che è possibile fare nel breve, medio e lungo periodo.


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Fonte: ‘REPowerEU’

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