Di Matteo Pucciarelli da Repubblica.it L’assessora alla scuola Elena Donazzan, FdI, rievoca la battaglia di Nikolajewka per celebrare gli alpini nella loro giornata istituita, tra le polemiche, nella scorsa legislatura. Sinistra Italiana e Pd protestano
“Purtroppo” – testuale – “i russi” (in realtà erano i sovietici) accerchiarono le divisioni dell’Asse; cioè l’esercito nazista, quello fiancheggiatore ungherese e quello fascista, ovvero delle forze di aggressione. La circolare dell’assessorato all’Istruzione del Veneto (Elena Donazzan, ndr) inviata alle proprie scuole lo scorso 26 gennaio utilizza la vicenda degli alpini, cioè la battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943, per celebrare “l’eroismo” del battaglione italiano. Una lettera che, leggendola, ribalta un po’ il senso della storia: i “russi” cattivi, gli italiani in ritirata dal territorio dell’Unione Sovietica valorosi soldati ahimé sconfitti.
L’autrice del messaggio ai dirigenti scolastici è Elena Donazzan, assessora regionale in quota Fratelli d’Italia, nota per le sue simpatie neofasciste. La faccenda legata alla battaglia degli alpini si inserisce perfettamente nella scelta del precedente Parlamento di istituire un’altra “giornata della memoria” che commemorasse quella che per l’appunto fu una battaglia di aggressione dell’esercito italiano fascista. “Scopo del provvedimento – si leggeva nel dispositivo di legge – è quello di tenere vivo il ricordo della battaglia di Nikolajewka, combattuta dagli alpini il 26 gennaio del 1943 e di promuovere ‘i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano'”.
Per ricordare di cosa si stesse effettivamente parlando, ovvero di un gigantesco ribaltamento della realtà, su Patria Indipendente gli storici Francesco Filippi, Carlo Greppi ed Eric Gobetti scrissero: “Ogni giorno in cui i soldati italiani hanno combattuto sul fronte russo, prima avanzando e poi ritirandosi, è stato un giorno in più in cui i cancelli di Auschwitz restano sprangati sull’orrore. E in cui si permette alla guerra d’aggressione dell’Asse di mietere milioni di vittime”, per cui “la scelta del 26 gennaio, che potrebbe a prima vista sembrare semplicemente impropria, risulta in definitiva insultante, prima di tutto per gli alpini stessi. Qualunque corpo militare di un paese democratico dovrebbe inorridire all’idea di passare alla storia, celebrato dalla memoria pubblica, attraverso uno degli episodi più vergognosi della già spaventosa storia dei fascismi europei”. Solo dopo la contestazione degli storici il Pd aveva ammesso di aver fatto un grave errore di valutazione storica.
“La scelta di quella data è un errore – ha detto nei giorni scorsi all’Arena anche il presidente dell’Associazione nazionale degli Alpini di Verona, Luciano Bertagnoli – Gli alpini nella ritirata di Russia hanno vissuto situazioni drammatiche ed enormi dolori, ma eravamo là come invasori di uno Stato sovrano. La follia di Mussolini e Hitler coinvolse i nostri alpini in una tragedia immane. Forse sarebbe stata più opportuna, come data, quella della fondazione del corpo degli alpini”.
Nel frattempo però i buoi sono usciti dalla stalla, per così dire. E oggi la Regione Veneto non solo celebra gli alpini che “con abnegazione si sono battuti in nome della Patria”, ma si rammarica della vittoria di coloro che, da est, sconfissero il nazifascismo. “Quel ‘purtroppò è evidentemente rivelatore del dispiacere per la sconfitta delle forze nazifasciste – commenta il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – Se Meloni e Zaia fossero persone serie avrebbero già allontanato da tempo sia dal partito che dalle Istituzioni un simile personaggio. C’è poco da fare: nella destra italiana ce ne sono ancora troppi che un giorno all’anno piangono la tragedia della Shoah, ma il giorno prima e il giorno dopo non resistono alla nostalgia neofascista”. Mentre il segretario regionale del Partito democratico del Veneto, Andrea Martella, chiede l’intervento immediato del ministero dell’Istruzione: “Questo è revisionismo surrettizio”.