Residenze artistiche al TCVI: Emanuele Rosa e Maria Focaraccio (EM+) contro gli stereotipi di genere in Amən

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EM+ ph ,movimentodanza.org by vimeo
EM+ ph ,movimentodanza.org by vimeo

La terza restituzione delle residenze artistiche al Teatro Comunale di Vicenza è andata in scena mercoledì 6 dicembre alle 21. I coreografi e ballerini Emanuele Rosa e Maria Focaraccio hanno mostrato per la prima volta al pubblico del Ridotto la bozza su cui hanno lavorato nelle settimane di residenza artistica e ospitalità (ricambiata con dei workshop) al TCVI.

I primi due lavori

Il primo lavoro del duo EM+ (le due iniziali dei loro nomi, con il più che indica gli eventuali collaboratori che si possono aggiungere negli spettacoli) nasceva nel contesto del lockdown per il Covid e parlava proprio di questa clausura forzata e del ritorno “a riveder le stelle”. Il secondo (da cui è tratta la foto di copertina) includeva un terzo ballerino e rappresentava proprio la decostruzione del concetto di relazione sessual-sentimentale a due: lui-lui, lei-lei, lei-lui.

Amən

Come hanno spiegato i due autori e interpreti alla fine della restituzione, Amen nasce con intento e tono satirici, ma sta prendendo pieghe drammatiche. Si inizia con una luce chiara dove i due corpi maschile e femminile si esibiscono in mezzo a due file di sedie sulla base di una musica di Bach, compositore che scriveva soprattutto musica sacra, che è la stessa sigla che nell’immaginario collettivo tutti associano a Superquark, quindi a un documentario che spiega che cos’è il maschile e che cos’è il femminile (gesti, posizioni, aspetto fisico, etc.) in maniera didascalica.

Il concetto di maschile e femminile

Lo stereotipo del maschile e del femminile che entra nell’immaginario collettivo attraverso la scienza, i libri, la cultura pop fatta di calendari, social network, film, telefilm, pubblicità, oltre che alle immagini cristiche e religiose, vengono messi in scena dai due ballerini che, man mano che si prosegue, vogliono chiedersi e chiederci fino a che punto il maschile e il femminile siano concetti innati e naturali e fino a che punto invece siano costruiti artificialmente, e quindi altrettanto decostruibili e ricomponibili in altri modi.

L’orgoglio non binario

Il momento a mio avviso più intenso della restituzione è stato il cambio di luci e di musica. Una luce gialla molto intensa puntata quasi direttamente sul pubblico e una musica creata dai due ballerini, molto ritmata, al cardiopalma, introduce movimenti molto più veloci e sincopati, in cui si mima tra l’altro il rovesciamento di un crocefisso. Poi i due ballerini si spogliano e agitano i loro vestiti. Nel momento di confronto con il pubblico hanno poi spiegato che questo gesto intende rappresentare un sussulto d’orgoglio di chi, stanco di sentirsi diverso o sbagliato, rivendica il proprio essere non binario, una volta che tutti gli stereotipi del maschile e del femminile sono stati messi in discussione.