Restauro Palazzo delle Poste, Asproso: “revocare il permesso di costruire”

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Palazzo delle Poste

Nei giorni scorsi – scrive Ciro Asproso – ho ricevuto risposta alla mia Interrogazione del 10 novembre 2018 nella quale chiedevo conto del Permesso di Costruire NUT 879/18 – rilasciato per un intervento di ristrutturazione edilizia del Palazzo delle Poste – e che mi risulta in contrasto sia con l’art. 9 comma 1 delle NTA del Piano Particolareggiato del Centro Storico, sia con l’art. 36 delle NTO del Piano Interventi. I su citati articoli consentono solo interventi di restauro conservativo, mentre il Palazzo – su cui insiste un vincolo monumentale – sarà oggetto di notevoli alterazioni che riguardano le grandi finestre e le decorazioni della facciata principale, il tetto con la costruzione di terrazze “a tasca”, e la parte posteriore prospicente alcuni Palazzi vincolati.

Nella nota a firma dell’assessore Zoppello, si indugia in una lunga e articolata disamina dei fatti sostenendo la correttezza del procedimento autorizzativo, ma nelle conclusioni si ammette che a seguito dell’Ordinanza del Consiglio di Stato del 6.12.18, è stato emesso un provvedimento di sospensione dei lavori in data 11.12.18.

La prima valutazione che mi sento di fare riguarda gli aspetti politico-amministrativi. In base all’art. 9 del Piano Particolareggiato del Centro Storico gli unici interventi ammessi nel Palazzo in questione devono essere volti al consolidamento statico, di bonifica igienica o di distribuzione interna, STOP.

Si noti che in un caso analogo il Comune di Vicenza ha negato il Permesso di Costruire in sanatoria per il fatto che le opere realizzate avevano modificato l’aspetto interno ed esterno di un fabbricato classificato monumentale dal PPCS. Diniego confermato dal Consiglio di Stato in una recente sentenza del 9.4.2018.

E’ pur vero che nel 2012 il Consiglio comunale, in conformità a quanto disposto dall’art. 5 delle N.T.A., ha accolto il parziale cambio d’uso dell’immobile, ma c’è un MA (anzi due):

Il Consiglio comunale espresse “parere favorevole all’accoglimento della richiesta di parziale cambio di utilizzo dell’immobile, dandosi atto che gli aspetti edilizi verranno verificati in fase di rilascio del permesso di costruire”. Pertanto, il proponente avrebbe dovuto ri-presentare il Progetto (adempiendo alle prescrizioni della Soprintendenza) mentre il Comune, prima di rilasciare il Permesso di Costruire, aveva l’obbligo di verificare gli aspetti di conformità edilizia. Ergo, il PdC è illegittimo poiché non poteva essere rilasciato.
Il già citato art. 9, all’ultimo comma, dice che “ogni intervento sugli edifici di cui ai precedenti commi, e particolarmente sulle loro configurazioni esterne ed interne e le costruzioni di nuovi edifici, possono essere autorizzate solo previa approvazione, da parte del Consiglio comunale, di un piano di insieme comprendente l’intero comparto o sub-comparto urbanistico”. Cosa che non è mai avvenuta.
Riassumendo: il vincolo imposto al solo restauro conservativo poteva essere superato dall’approvazione del Consiglio comunale, ma solo nel caso che l’intervento edilizio venisse ricompreso in un Progetto di più largo respiro riguardante anche gli edifici contermini, ossia, i Palazzi Lazzari e Polazzo e la Torre dei Loschi.

La seconda valutazione è di opportunità e si riferisce alla sospensione del servizio postale in Centro Storico, a seguito dello spostamento del container al Mercato Nuovo.

L’intenzione di Poste Italiane è quella di potenziare per circa 7 mesi gli Uffici a ridosso di Via IV Novembre per poi tornare ad occupare il Palazzo delle Poste, a restauro eseguito. Sono certo che tale previsione sia destinata ad essere smentita e che i tempi di attesa saranno dilati nel tempo.

In considerazione di ciò, è d’obbligo pretendere il mantenimento del servizio in centro città per evitare ulteriori disagi, in particolare alle persone anziane. Dico questo poiché oltre al ricorso presentato dai residenti di Torre dei Loschi per le modifiche alla parte posteriore del Palazzo, vi è anche un esposto di Italia Nostra che contesta, esso pure, l’illegittimità del permesso rilasciato.

Visto che:

Nell’interesse di tutti, dobbiamo assicurarci che siano sempre rispettate la generalità e l’astrattezza delle norme, sia garantita l’assoluta imparzialità della Pubblica Amministrazione e venga comunque sostenuta la preminenza dell’interesse pubblico,

si INTERPELLA il Sindaco affinché,

agendo in auto-tutela venga prontamente revocato il Permesso di Costruire per l’immobile in argomento;
venga assicurata la presenza dell’Ufficio Postale in Centro storico.