Nelle scorse settimane, in seguito alla partecipazione della nostra portavoce Maddalena Loy ad alcune trasmissioni televisive, in molti si sono domandati chi fossimo e purtroppo in molti hanno deciso di stamparci addosso etichette antipatiche e riduttive – scrive la Rete Nazionale Scuola in Presenza nella nota inviataci dal dr. Paolo Arcaro di Scuola In Presenza Vicenza e che pubblichiamo . Crediamo sia utile in poche righe spiegare, ancora una volta, chi siamo e quali sono le nostre posizioni.
La Rete Nazionale Scuola in Presenza conta al suo interno più di 40 comitati distribuiti in tutto il territorio nazionale, alcuni spontanei, altri costituiti formalmente. I Comitati, a seguito delle numerose chiusure scolastiche decretate da sindaci e Presidenti Regionali, hanno deciso di unirsi, al fine di lottare per avere una Scuola che fosse in presenza, e, come recita la nostra Costituzione, aperta a tutti.
Siamo apartitici e nessuno di noi riceve compensi: lavoriamo in maniera volontaria, mettendo in campo le nostre professionalità, risorse ed esperienze al fine di tutelare il diritto all’istruzione. Ma non solo: vogliamo tutelare anche una crescita che sia rispettosa dei bisogni delle nostre figlie e dei nostri figli.
Siamo stati promotori di molti ricorsi ai TAR nelle varie Regioni e molti li abbiamo vinti, grazie al supporto di giuristi e scienziati (su tutti il gruppo di Goccia a Goccia) che ci hanno sostenuto con dati e studi di letteratura scientifica internazionale sui contagi in ambiente scolastico. Abbiamo ottenuto ad aprile scorso, grazie alla sentenza del TAR del Lazio, la riapertura delle scuole: i dati non autorizzano a considerare la scuola luogo di contagio.
Ogni giorno sui vari territori i nostri comitati si interfacciano con le Asl, con i Prefetti, i Sindaci, richiedono accessi agli atti, studiano i dashboard regionali COVID-19, vigilano sull’attuazione dei protocolli ministeriali: insomma facciamo un gran lavoro, che ai più rimane invisibile, tutelando i diritti di tutti.
Poiché siamo una parte del Paese reale, all’interno della Rete convivono vaccinati e non, e riusciamo ogni giorno a dialogare, trovando sempre una sintesi che rispetta la posizione di tutti. Non ci piace il clima di scontro instaurato dalla classe politica e dai media di questo paese. Per questo non adoperiamo l’espressione “no-vax” per designare quelli che prima di optare per il vaccino vogliono soppesarne i rischi e i benefici.
Per i minori crediamo nella libertà di scelta, poiché al momento vediamo la comunità scientifica divisa sull’effettiva utilità del vaccino. Riteniamo il green pass una misura non applicabile su ragazze e ragazzi: la scelta della vaccinazione deve avvenire in maniera consapevole e individuale per loro, che sono soggetti in crescita. Vogliamo, quindi, confrontarci con i pediatri di famiglia e scegliere in serenità, senza dover mettere sulla bilancia benefici che non siano di tipo sanitario, e su questo chiediamo un dibattito equo.
Vorremmo anche poter parlare di cosa offre la scuola italiana ai più piccoli e ai ragazzi. Guardiamo con apprensione alla transizione digitale nella scuola, e siamo convinti che gli ultimi due anni hanno dimostrato che la Didattica a Distanza non è una proposta percorribile. Le nostre scuole cadono a pezzi, la società sembra sempre di più mettere all’angolo i giovani che non hanno ambienti di crescita idonei. In questo scenario si collocano dati allarmanti in termini di disagio psichico, suicidi infantili e adolescenziali.
Ecco, di questo noi vorremmo parlare.
Rete nazionale scuola in presenza